L’ESODO COME METAFORA DELLA FEDE
Aquino, chiesa Madonna della Libera, 01 maggio 2015
Tre motivi ispirano la nostra meditazione odierna. Primo motivo: la celebrazione dell’inizio del mese mariano nel cuore del tempo pasquale. Questa coincidenza ispira una rilettura e un rilancio dell’itinerario mariano secondo la categoria dell’ “esodo”. La “pasqua”, che traduce il termine ebraico “passaggio”, provoca l’esperienza dell’esodo, cioè della partenza, dell’uscita da una condizione negativa verso una realtà nuova, positiva e favorevole al popolo di Israele. Secondo motivo: l’apertura del mese di maggio quest’anno non inaugura l’inizio dei pellegrinaggi mariani verso il santuario mariano di Canneto, perché ci coglie già in pellegrinaggio. E’ iniziata infatti nel mese di settembre scorso la peregrinatio diocesana della venerata statua della Madonna Bruna per tutte le parrocchie della diocesi, e anche di fuori diocesi e di fuori regione. Tale dimensione della peregrinatio si collega con l’esperienza dell’esodo, del cammino coraggioso verso le novità indicate da Dio. Terzo motivo: mi ha profondamente provocato il Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni nel quale utilizza la categoria dell’esodo per rileggere il senso dinamico e vivace della fede.
- Il passaggio di Dio
La prima pasqua non è quella dell’uomo, ma quella di Dio: “È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto…Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale (Es 12,11-14). Il “passaggio” di Dio è salvezza per gli Ebrei, le cui tende erano state contrassegnate dal sangue dell’agnello perché fossero risparmiate dalla distruzione con cui il Signore annienta il potere del Faraone. Il passaggio di Dio è il suo esodo, è l’uscita da se stesso per andare verso la miseria, l’oppressione e il grido del suo popolo, per operare benefici a suo favore. Il passaggio di Dio procura un duplice beneficio per Israele, quello di salvare gli ebrei dallo sterminio deciso contro gli Egiziani e avviare l’inizio dell’esodo che li porterà ad attraversare il Mare.
- L’esodo del popolo
Se Dio passa per primo, allora anche il popolo può celebrare il suo “passaggio”, la sua pasqua, il suo esodo, la sua liberazione. La pasqua del popolo eletto inaugura il suo esodo, la sua uscita dalla schiavitù per aprirsi all’iniziativa di Dio, alle sue promesse. Scrive papa Francesco: “Quando sentiamo la parola “esodo”, il nostro pensiero va subito agli inizi della meravigliosa storia d’amore tra Dio e il popolo dei suoi figli, una storia che passa attraverso i giorni drammatici della schiavitù in Egitto, la chiamata di Mosè, la liberazione e il cammino verso la terra promessa” (Messaggio per la Giornata mondiale delle vocazioni 2015).
Cos’è la fede, se non l’uscita da se stessi per un atto fiduciale di totale affidamento all’amore di Gesù Cristo? Scrive ancora papa Francesco: “Credere vuol dire lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù Cristo; abbandonare come Abramo la propria terra mettendosi in cammino con fiducia, sapendo che Dio indicherà la strada verso la nuova terra. Questa “uscita” non è da intendersi come un disprezzo della propria vita, del proprio sentire, della propria umanità; al contrario, chi si mette in cammino alla sequela del Cristo trova la vita in abbondanza, mettendo tutto sé stesso a disposizione di Dio e del suo Regno”. La fede è il depotenziamento di ogni egocentrismo, la fede è cogliere la grandezza e la salvezza della vita alla luce dell’azione di Dio e dell’incontro con Gesù Cristo.
- La vocazione di Maria
L’esperienza di fede della Madonna è comprensibile dentro la categoria esodale dell’uscita da sé verso il mistero di Dio. Così commenta papa Francesco: “La Vergine Maria, modello di ogni vocazione, non ha temuto di pronunciare il proprio “fiat” alla chiamata del Signore. Lei ci accompagna e ci guida. Con il coraggio generoso della fede, Maria ha cantato la gioia di uscire da sé stessa e affidare a Dio i suoi progetti di vita”. Nel momento in cui Maria è certa che nelle parole dell’angelo si rivela con chiarezza la chiamata di Dio, allora la sua fede la mette in un movimento interiore di libertà, di adesione, di condivisione e di assenso alla volontà di Dio. Mette in primo piano il progetto di Dio muovendo il suo cuore in uscita dalle proprie aspirazioni umane per orientarlo verso la proposta sconcertante del Signore. La casa di Nazareth non è una prigione, gli affetti che ivi vi dimorano non sono un impedimento, gli incontri e i sogni con Giuseppe non sono un ostacolo, i legami familiari non distraggono dall’ascolto. Le parole dell’angelo possono risuonare nitide nell’animo libero e puro di Maria, donna dell’ascolto, chiamata a diventare grembo della Parola.
- La vocazione come esodo
La peregrinatio mariana vuole illuminare il senso della vita come dono, chiamata e responsabilità. Il progetto della “peregrinatio mariana” della Vergine Bruna di Canneto vuole educare alla bellezza di rileggere la vita cristiana come “esodo”. Il “cammino” di Maria in mezzo alle nostre comunità vuole illuminare l’esperienza della fede come apertura verso Dio, e soprattutto favorire l’interpretazione esodale della propria vita come uscita da se stessi per andare verso l’amore di Dio e verso il servizio dei fratelli. La vocazione è un percorso di liberazione da se stessi, prepara alla gioia di abitare la “terra promessa” della libertà del proprio cuore. Ma quanto è difficile uscire da se stessi, per guardare avanti, e scrutare il futuro con gli occhi di Dio. Prevale in tanti la tentazione delle comodità, dei propri calcoli, del tornaconto, fino a preferire la schiavitù del Faraone che garantisce la soddisfazione stomaco pieno piuttosto che il rischio e il coraggio di attraversare il mar Rosso su invito di Dio. Ci frena la paura di non sapere cosa ci sarà dall’altra parte, quanto le promesse di Dio siano attendibili, se si può vivere meglio da uomini liberi. E’ una sfida tremenda, perché si tratta di abbandonare ciò di cui ci sentiamo sicuri, la gratificazione dei nostri affetti umani, la concretezza e l’immediatezza delle nostre aspirazioni e dei calcoli imposti da una cultura utilitaristica. La dimensione vocazionale della vita ci fa passare dalla schiavitù del profitto per sé alla gioia inestimabile del dono di sé. La Vergine Bruna di Canneto ci coinvolga nel coraggio del suo “sì”, ci aiuti ad uscire dalla nostra terra per abitare le promesse di Dio.
+ Gerardo Antonazzo