Omelia per l’inizio della Peregrinatio diocesana
Centenario della Madonna di Fatima
Pontecorvo, chiesa Concattedrale, 12 maggio 2017
Ascolto e compimento
Dalla folla che ascolta gli insegnamenti di Gesù è la voce di una donna ad emergere, e non a caso. Capiremo subito dopo che la benedizione che questa voce proclama nei confronti di Cristo e della Madre, le viene riconsegnata come beatitudine, che si estende e comprende i molti che possono essere disponibili all’ascolto: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28). Dunque, la benedizione di quella donna ricade come beatitudine prima di tutto su un’altra Donna, perché tra coloro che ascoltano la Parola e la osservano in primo piano è evidente il riferimento a Maria. Lei vive la beatitudine dell’ascolto e vive la beatitudine della Parola. E’ la beatitudine del cuore che, accogliendo la Parola di Dio, presta l’ascolto obbediente, non semplicemente esterno, auricolare, ma un ascolto profondo che è obbedienza alla Parola con cui Dio si rivela.
Teofania della Parola
La Parola è sempre teofania, la Parola è sempre rivelazione di Dio, è sempre comunicazione della bontà di Dio. E’ con la Parola che Dio manifesta il suo pensiero e con il suo pensiero Dio affida alla sua creatura i suoi progetti, la sua volontà, illumina il presente, il futuro, e anche il passato della propria storia. Chiunque crede e ascolta questa Parola, con Dio riconosce il tracciato e il cammino dell’esistenza chiamata al compimento dei progetti di Dio. Maria è al centro di questo processo esistenziale sin dal primo momento dell’incontro con Dio a Nazareth.
Nazareth è il cenacolo della Parola, pertanto è il luogo dell’ ascolto del cuore, con le viscere di un grembo aperto, docile, capace di dare spazio, di diventare spazio di Dio nel quale la Parola si fa carne, tutt’uno con la vita di Maria. Questo è l’ascolto massimo, assoluto, di chi sa accostare in modo incondizionato il cuore alla Parola di Dio in una maniera talmente libera e radicale che quella Parola immediatamente si fa carne, “prende corpo”. Per tale ragione Maria è la prima beata. Glielo riconoscerà la stessa Elisabetta. Quando Maria le fa visita nel segno della carità, nel segno della prossimità, viene accolta con questa beatitudine: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore”. Perché, carissimi, credere alla Parola del Signore non significa soltanto comprendere ciò che Lui mi dice; è un livello intellettuale importante ma non sufficiente. C’è un livello superiore: credere, accogliere con il cuore ciò che il Signore mi dice – nel discernimento spirituale devo rendere sempre più chiaro a me stesso che cosa in verità Dio sta dicendo nella mia vita – e poi credere fermamente che ciò che Dio mi dice Lui lo compie! La sua Parola è sempre già evento. A noi, credo, capita di frequente di ascoltare la Parola del Signore e di sentire anche la vicinanza di questa Parola e l’aderenza alla mia vita; sento che quella Parola che Dio mi dice mi riguarda, parla di me, parla a me, alla mia vita. Ma poi, sono profondamente convinto che quella Parola che Dio mi dice Lui la compirà veramente? Maria a Nazareth gioca subito questa scommessa, scommette totalmente su questa certezza: “Si compia in me la tua Parola”. L’ascolto è compimento certo: l’ascolto cede il passo al compimento che Dio non farà mancare.
La beatitudine del discepolo
Maria è avvolta totalmente da questa beatitudine, e con lei anche il discepolo, che da lei impara l’ascolto della Parola e la fede nell’adempimento. E’ bello pensare ai tre pastorelli di Fatima come al modello più genuino, più pulito, più bello, più puro di questa familiarità con l’ascolto: il discepolo senza malizia, il discepolo senza scorie acidule, il discepolo senza residui, il discepolo senza schermaglie, senza protezioni, senza difese. I bambini non si proteggono con malizia, sono spontanei. I tre pastorelli sono stati uditori della volontà di Dio attraverso l’apparizione della Vergine Maria, pastori che hanno ascoltato, bambini che hanno creduto, incredibilmente, hanno creduto alle parole di Dio trasmesse attraverso la voce di Nostra Signora. È tanto incredibile il loro ascolto da non essere creduti né ascoltati: sono anzi perseguitati, contrastati, messi alla prova, gettati nella sofferenza, eppure loro non hanno mai recalcitrato, non sono mai tornati indietro di una mezza virgola rispetto a quello che Maria aveva loro rivelato: hanno creduto alla Parola, perchè Maria è mediatrice della parola di Gesù. Lei non aggiunge nulla, né si sostituisce alle parole del Figlio: i suoi annunci sono brani di Vangelo, pezzi importanti delle parole del Figlio, racconti indispensabili della vita di Gesù che vengono affidati attraverso le sue apparizioni alla fede di questi bambini. Una fede di bambini, ma non per questo una fede bambina! La fede bambina è un’altra cosa, e a volte ce la portiamo dietro noi come adulti: una fede infantile. Una fede da bambini è una fede grande, ce lo dimostrano i tre pastorelli che sono l’immagine di quel discepolo puro, autentico, semplice, genuino, che non dubita. Noi dobbiamo imparare da questi bambini, dobbiamo metterci alla scuola di questi pastori bambini, perché ci danno una grande lezione di cosa significa l’ascolto che non mette assolutamente in discussione, costi quel che costi. Tutto questo deve parlare a noi, discepoli sì, ma impantanati in tante quisquilie, in tanti intrallazzi, in tanti intrecci che diventano trappole, dubbi, scoraggiamenti, deprezzamento della Parola di Dio, sconforto, dubbio, e forse anche resistenza e rifiuto. L’unica condizione che Dio pone perché la sua Parola si compia è l’obbedienza della fede. Al discepolo non resta che dire come Maria: “Si compia”, per sentirci rivolgere le parole di Elisabetta: “Beata colei”, beato colui, beati noi se sappiamo credere alla parola che Dio compie.
“Beato chi teme il Signore”
E infine, la beatitudine di Maria e di ogni discepolo desideriamo che sia anche beatitudine nella vita delle nostre famiglie, così come la racconta il salmo 128: “Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa”. Cosa favorisce la beatitudine della famiglia? Non la fanno le parole sciocche del mondo, non la fanno le parole disgregatrici del mondo, non la fanno le parole false degli incantatori velenosi di serpenti, non la fanno le parole illusorie e ingannevoli che tradiscono la vocazione all’amore e alla comunione familiare. Vogliamo che questa peregrinatio della Madonna esprima il suo passare di famiglia in famiglia, perché ognuna di esse possa ritrovare la sua vera beatitudine nella Parola del Signore. Che ogni famiglia si costituisca come cenacolo della Parola del Vangelo, perché le parole del mondo stanno gettando molte famiglie nella disperazione, e spesso nella tragedia. Ciò significa che sono parole nocive, perché intossicano l’amore, lo degradano, lo avvelenano. La presenza di Maria possa diventare pioggia abbondante di beneficio spirituale sulle nostre famiglie. Sì, il popolo di Dio verso la Vergine Maria ha sempre manifestato la sua pietà popolare, tutta la sua devozione verso colei che è la Madre di Dio, la creatura più alta, più grande e più degna, l’Immacolata, certo! Però dobbiamo far ricadere questa devozione in termini di crescita spirituale, soprattutto sulle nostre famiglie. Siamo nell’anno pastorale, negli anni pastorali in cui con la Chiesa stiamo camminando per crescere in questa cura dell’amore e della bellezza del matrimonio. Molto è ancora da fare, ecco perchè abbiamo sempre bisogno di questa compagnia spirituale della Madonna che riconfermi nelle nostre famiglie la beatitudine della Parola, non delle parole, ma della Parola, quella di Dio!
Finché non si rimetteranno le nostre famiglie a leggere, a pregare con il Vangelo – è questo che Maria ha consegnato a Fatima – non ci sarà pace nel mondo. E’ la Parola di Dio che può dare vita, può dare grazia, può dare bellezza, può rigenerare, può guarire le tante ferite e ridare speranza. Ciò che fa soffrire di più le nostre famiglie non sono i problemi economici, non sono i problemi sociali: questi sono le conseguenze, non sono le cause delle sofferenze della famiglia. La causa della sofferenza della famiglia è il degrado morale! Quando manca Dio, quando la presenza di Dio è oscurata, la prima a soffrire è la famiglia, tutti coloro che ci stanno dentro e intorno, è l’intera Società, è tutta la Chiesa in sofferenza e in affanno.
Lasciamoci trovare dalla presenza di Maria e dal suo messaggio, dal suo esempio, e concludo: lasciamoci trovare dalle sue consegne Ogni grano del Rosario, oltre ad aiutarci a meditare con i quadri del Vangelo, sia una consegna della Parola che la Madonna ci fa quella che Lei per prima ha ascoltato, che in Lei per prima si è fatta carne, che in Lei per prima si è compiuta.
+ Gerardo Antonazzo