LA PARRESIA DELLO SPIRITO SANTO
Veglia diocesana di Pentecoste
Atina, 22 maggio 2015
Il tempo pasquale celebrato nella liturgia e attuato in una sincera conversione della vita, è nutrito dalla Parola di Dio attinta prevalentemente dal testo degli Atti degli Apostoli. Lo scritto di s. Luca tinteggia a grandi linee lo sviluppo della Chiesa nascente grazie all’opera missionaria di alcuni apostoli, in particolare di Pietro, Filippo, Giovanni e, in seguito, del convertito Saulo di Tarso. L’iniziativa degli apostoli, ma anche di quanti progressivamente si aggregano a loro, è caratterizzata dalla forza sorprendente della “parresia”, cioè dalla “sfrontatezza” generata nel cuore dei discepoli dall’esperienza dello Spirito Santo.
Oggi i giovani sono protagonisti indiscussi di “sfrontatezza”. Ciò in non pochi casi esprime il lodevole bisogno di immediatezza, di rapporti corti, di familiarità e schiettezza. Esprime anche l’esigenza di rottura di ogni schema rigido nelle relazioni, soprattutto tra coetanei, il superamento di ogni protocollo ingessato di ipocrisia, di formalismi, di esteriorità sterili e raccapriccianti. Questa sfrontatezza, in casi particolarmente deboli, può rasentare la spavalderia, la scorrettezza, la mancanza di rispetto, la maleducazione, la denigrazione dei ruoli e persino, nei casi estremi, una manifestazione anarchica dei propri istinti.
La parresia dei cristiani
La sfrontatezza dei credenti in Gesù Cristo nulla ha a che fare con la mancanza di rispetto o con comportamenti insudiciati da volgarità di ogni genere. La parresia, la sfrontatezza dei credenti in Gesù, è quella libertà di parola che è dono dello Spirito Santo agli Apostoli e alla Chiesa delle origini. La parresia è una grande libertà di testimonianza e di annuncio che Gesù è il Cristo e il Signore di tutti.
E’ evidente nel testo di Atti come l’origine e l’anima della parresia sia lo Spirito Santo:” Per due volte nel testo che abbiamo proclamato si usa l’espressione “colmato di Spirito Santo. Pietro, colmato di Spirito Santo, disse: ‘Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo’ (Atti 4, 11-12). Così anche: “Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza” (Atti 4, 31).
La parresia della comunione
Gli ambiti poi nei quali la comunità cristiana esprime la sua parresia sono fondamentalmente due, strettamente correlati: quello della comunione e quello della predicazione. Infatti, il testo di Atti mentre descrive la proclamazione della parola di Dio con la franchezza generata dallo Spirito Santo, spiega anche come lo stesso dono dello Spirito “forma” la vita della comunità cristiana secondo un meraviglioso modello di comunione: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune (Atti 4,32). Lasciamoci provocare dalla “teologia della comunione” quale fondamento costitutivo del nostro essere chiesa particolare. La vita della Chiesa si edifica sempre e soltanto intorno alla Parola, all’insegnamento degli apostoli, allo spezzare il pane e alle preghiere (cfr. Atti 2).
La parresia della predicazione
La teologia biblica dell’evangelizzazione sviluppata negli Atti degli apostoli è strettamente legata all’effusione dello Spirito Santo. La predicazione della Chiesa è segnata dalla prospettiva della ‘parresia’ declinata con vari significati e sfumature diverse, quali: fiducia, franchezza, coraggio, martirio.
La fiducia
Comprende sia l’atto della fede sia l’atto dell’affidamento. In entrambi i casi il credente esprime la parresia della fiducia. è un grande atto del cuore che confessa la fede in Gesù Cristo e si consegna a Lui: “Questo Gesù… è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza”.
La franchezza
La franchezza di Pietro e di Giovanni è quella di annunciare la verità della Parola per guadagnare la conversione e la salvezza dei loro ascoltatori. In una cultura confusa e caotica, il cristiano e l’intera comunità deve saper annunciare con franchezza la Parola di Dio, i suoi Comandamenti, il magistero della Chiesa, la sua dottrina morale, la sua dottrina sociale, la verità sulla famiglia e sul matrimonio, sulla procreazione naturale, il principio e il valore naturale della differenza sessuale.
La franchezza della predicazione deve imprimere una direzione e una scelta decisa nelle scelte da compiere: “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Accusato di empietà, il filosofo ateniese Socrate (V sec. a.C.) aveva invocato un diritto alla disobbedienza; “Obbedirò a Dio piuttosto che a voi” (Platone, Apologia di Socrate 29d).E altrove lo stesso filosofo riconosce che: “Obbedire a Dio è libertà”.
Il coraggio
“Signore, davvero in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d’Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù” (Atti 4, 24).La parresia richiesta oggi alla Chiesa obbliga a riconoscere i sistemi attuali di opposizione a Gesù Cristo: sistemi politici, economici, ideologici (falsa difesa dei cosiddetti diritti di ogni genere), sistemi culturali anticristiani…Papa Francesco chiede ai pastori e ai singoli credenti di alzare la voce contro i sistemi di corruzione che depauperano e degradano la vita di tanti cittadini obbligati agli stenti.
Il martirio
“Sarete odiati da tutti a causa del mio nome”(Lc 21,12). Il cristiano deve bocciare ogni forma di “camaleontismo della fede”, al cambiare colore-bandiera-direzione-linguaggio-atteggiamenti….a seconda delle situazioni favorevoli o sfavorevoli. Sono molti i cristiani che nel mondo sono vessati, perseguitati e uccisi a causa della loro fede in Gesù. L’ora del martirio segna e illumina sempre un’ora particolarmente feconda per la Chiesa, se ci sono cristiani disposti a vivere sino in fondo le esigenze del Vangelo. “Il cristianesimo non è una religione di sole idee, di pura teologia, di estetica, di comandamenti. Noi siamo un popolo che segue Gesù Cristo e dà testimonianza, vuole dare testimonianza di Gesù Cristo. E questa testimonianza alcune volte arriva a dare la vita” (Papa Francesco, meditazione del 6 maggio 2014).
+ Gerardo Antonazzo