CON IL FIATO SOSPESO
Omelia per la Pasqua
16 aprile 2017
Il Signore è veramente risorto? perchè crederci? le donne e gli apostoli sono testimoni credibili, o manipolatori della verità? Resta la questione di fondo: quali sono le prove, se ci sono, dell’evento storico della risurrezione di Gesù? Le tante domande, i molti dubbi, gli interrogativi più turbolenti incrociano una sola risposta: “Scimus Christum surrexisse a mortuis vere”. Così recita solennemente la “Sequenza pasquale”, restituendo alla nostra inquietudine la sua fondata e fondamentale certezza: il Signore è veramente risorto!
La promessa del terzo giorno
Gesù aveva ripetutamente annunciato la sua sofferenza e la sua morte, insieme con la gioia del terzo giorno: “Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” (Mc 8,31). Tale annuncio e relativa promessa sarà ripetuto più volte. Manterrà Dio le sue promesse? Gli ultimi drammatici eventi sembrano togliere ogni speranza: “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” (Lc 24, 21). I fatti, dunque, sembrano smentire le parole del Maestro. Il dubbio è legittimo. E questi dubbi non possono non riguardare anche la nostra fede.
Incidente probatorio
Proviamo a riprendere alcuni elementi decisivi per sciogliere ogni incertezza, e penetrare con entusiasmo la novità del fatto cristiano. Nei processi giudiziari per accelerare i tempi delle indagini e favorire la certezza della verità si chiede spesso il cosiddetto “incidente probatorio”. In genere, si tratta della ricostruzione di una possibile prova a supporto della verità da stabilire durante il dibattito processuale. L’incidente probatorio è un istituto procedurale pensato per acquisire una prova, o più prove, prima dell’inizio della fase dibattimentale. Ebbene, l’incidente probatorio che dimostra la verità della risurrezione ricostruisce diverse prove a favore della verità dell’evento che riguarda Gesù di Nazareth. Nella ricostruzione dell’incidente probatorio a favore della risurrezione emergono due prove per la fondatezza della fede pasquale: la scoperta della tomba vuota e la vita della comunità cristiana.
Il masso del sepolcro
Di fronte all’enigma della morte si resta con il fiato sospeso. Dietro la domanda delle donne che si recano al sepolcro di buon mattino (Mc 16,3. “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”) si nasconde la paura di dover ammettere che il Signore è morto davvero. Rimuovere la pietra tombale significa misurarsi inevitabilmente e tristemente con l’enigma della sua morte, perciò con il fallimento delle sue parole. Ci vuole coraggio nel dover ammettere che è tutto finito. Ogni promessa è tradita. Rotolare quel masso significa rimetterci la faccia rispetto alle parole dell’uomo di Nazareth. Varcare quella soglia significava accettare di entrare nel nulla, nel vuoto terribile lasciato dalla Croce.
Invece qualcuno ha già risposto alle molte paure, e ha disposto la soluzione di ogni dilemma: il masso viene trovato ribaltato, quel luogo è stato decisamente trasfigurato. Il sepolcro non viene trovato “vuoto”, ma abitato dagli angeli che annunciano la vittoria della Vita. Il sepolcro non accoglie più la morte ma annuncia la vittoria sulla morte, la sconfitta di ogni paura: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,5-6). E’ ormai aperto il mistero della vita che non muore più. Dio è entrato per primo in quel sepolcro come Signore della Vita, perché Lui “non è il Dio dei morti ma dei viventi” (Mt 22,32) .
Dinanzi ad ogni luogo-esperienza di morte, il Signore ci invita a non piangere, ma a credere nella possibilità della vita: “Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore” (Papa Francesco, 2 aprile 2017).
La comunità del Risorto
La seconda prova della verità della risurrezione di Gesù ci riporta alla storia della Chiesa, almeno per una duplice ragione.
Primo. La Chiesa ha trasmesso in modo forte e convinto la centralità della risurrezione, fondamento della fede di ogni discepolo: “Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede (1Cor 15,14). Quindi vediamo che se la resurrezione non fosse accaduta, non ci sarebbe stato un modo plausibile per spiegare le origini della fede cristiana. Da subito, quindi da sempre, i credenti hanno legato all’evento della risurrezione del Signore la ragion d’essere del loro riunirsi, del loro essere comunità, del vivere come Chiesa di Cristo. Non per altre ragioni o per interessi mondani. L’apostolo Paolo dichiarerà di aver ricevuto e aver trasmesso il kerygma, cioè l’annuncio della Pasqua di Cristo: “A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-5).
Secondo. Vediamo che la Chiesa storica, nel suo cammino lungo i secoli, ha dovuto affrontare molte difficoltà, risolvere problemi, dipanare momenti confusi e tristi. “La Chiesa concreta è spesso contestata o rifiutata come peccatrice; è proprio per la stessa ragione si continuarono a fondare chiesuole nuove, spacciandole per la vera e la santa Chiesa, per l’autentica Chiesa di Dio e del suo Cristo [ ]. La pretesa di santità da essa elevata non è forse una pura e semplice presunzione, che dimostra precisamente il contrario della sua smodata pretesa?” (K. Rahner, La Chiesa dei peccatori). La Chiesa nonostante i suoi errori umani, anche gravi, e le debolezze anche disastrose dei suoi membri, resta pur sempre “santa” nel suo insieme in quanto Corpo mistico di Cristo, anche se composta da peccatori. Se ininterrotta resta la catena dei peccati dei suoi membri, altrettanto ininterrotta resta la cordata della santità. Per la grazia di questa santità, la Chiesa, nonostante tutto, non potrà mai cadere nella defezione della fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio.
+ Gerardo Antonazzo