Non femminicidio,
ma capolavoro della Trinità
Omelia per la solennità di s. Restituta
Sora, 27 maggio 2018
“Gaudete et exultate” sono le parole con le quali Papa Francesco inizia il testo dell’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità. Sono le medesime parole con le quali Gesù conclude la consegna delle “Beatitudini” alla folla, quale regola di vita per la nuova comunità dei discepoli: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 11-12). L’esortazione del Signore alla gioia fa riferimento soprattutto all’ultima beatitudine e riguarda la sofferenza del discepolo: preannuncia il tempo della prova e della persecuzione, dell’incomprensione e del rifiuto, fino alla soppressione fisica della propria vita. Quando ciò accade, “rallegratevi ed esultate”. La gioia non nasce dalla sofferenza subìta, ma dall’attesa della ricompensa, la cui origine è “celeste”: con il termine “cielo” l’evangelista indica una alterità radicale, Dio, dal quale proviene la definitiva e sicura ricompensa finale. San Matteo lascia intendere la certezza che tale ricompensa ultima per il discepolo che persevera è Dio stesso.
Il segreto della vera gioia nella vita del discepolo è non perdere mai di vista Dio. S. Restituta, martire, alla pari di ogni autentico testimone del vangelo, non ha mai rivolto altrove la speranza della vera gioia: “Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (Gaudete et exultate, 1). S. Restituta non ha ceduto alla tentazione di un’esistenza mediocre, non si è lasciata ammaliare e ingannare dalle soddisfazioni diffuse nel mondo pagano di cui faceva socialmente parte. Ma non ne ha sposato la cultura: illuminata dalla fede battesimale, ha desiderato con tutte le forze mantenere vivida la sua testimonianza cristiana, perfezionata nel compimento del martirio. La sua tragica morte non è stato un “femminicidio” quale violenza subita, né cedimento dovuto alla debolezza di un’inerme ragazza. E’ stata piuttosto rivelazione di un’audacia squisitamente femminile, coraggiosamente capace di andare incontro alla morte, dando prova dell’amore più estremo per il suo “Sposo”, Cristo Signore: “Voglio sottolineare che anche il “genio femminile” si manifesta in stili femminili di santità, indispensabili per riflettere la santità di Dio in questo mondo. E proprio anche in epoche nelle quali le donne furono maggiormente escluse, lo Spirito Santo ha suscitato sante il cui fascino ha provocato nuovi dinamismi spirituali e importanti riforme nella Chiesa […] Ma mi preme ricordare tante donne sconosciute o dimenticate le quali, ciascuna a modo suo, hanno sostenuto e trasformato famiglie e comunità con la forza della loro testimonianza” (ivi, 12).
La santità è sempre opera di Dio: la vita di s. Restituta è un capolavoro della Trinità. Nella preghiera liturgica della Colletta odierna si parla del mistero di Cristo come Parola di verità; dell’azione dello Spirito come il santificatore; e della rivelazione del Padre, sorgente della vita piena. L’esistenza della giovane Restituta è stata folgorata e attratta dalla luce della conoscenza del mistero di Cristo. Ha riconosciuto in Lui una “Parola di verità”, che le ha permesso di smascherare una volta per tutte le falsità e le menzogne del paganesimo di cui era accerchiata e tentata con la forza potente delle sue lusinghe. Nel Vangelo Restituta ha ritrovato la sorgente della vera sapienza. Nell’adesione alla verità di Cristo, Dio fatto carne, uomo perfetto, ha deciso della propria vita con la libertà dell’amore a favore di colui per il quale è disposta a morire. Subire la morte senza volerlo è atto di violenza; morire nel desiderio di amare ancora di più è santità. Le peggiori fake news non sono gli imbrogli di false notizie, ma l’inganno di falsi valori che denigrano e degradano la verità e scoraggiano lo slancio dell’amore più grande.
La santità di Restituta è opera dello “Spirito santificatore” (Colletta). I credenti in modo esplicito qualificano come “santo” solo lo Spirito, perché di esso è la missione di santificare. “Spirito santificatore” significa l’azione con la quale solo lo Spirito può agire nella vita del discepolo per animarlo nel desiderio e nella capacità di orientarsi al vero bene secondo la volontà del Padre e del Figlio. E’ lo Spirito santificatore che ha guidato Restituta nel discernimento della mente, del cuore e delle opere. Lo Spirito ha illuminato la sua mente nel saper distinguere con chiarezza il male da evitare e il bene da compiere. Lo Spirito ha ricolmato il suo cuore della certezza dell’amore di Cristo. Lo Spirito ha sostenuto la sua testimonianza nel martirio donandole coraggio nelle minacce, consolazione nelle prove e nei tormenti, speranza nella pienezza della propria vita solo in Dio, passando attraverso la violenta morte.
Guidata dalla verità di Cristo e sostenuta dallo Spirito santificatore, s. Restituita ha imparato a vivere solo per Dio: “Prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce ti ho consacrato” (Ger 1,5). Alla luce della conoscenza del Padre ha compreso che la sua vita, salvata da Cristo, veniva da Dio e a Dio ritornava, pronta ad offrire se stessa nel martirio. La vita è un mistero da scrutare, è bellezza da contemplare, è grazia da custodire, è missione da adempiere. Se santa Restituta è stata capace di offrire la vita nel sacrificio cruento e dolorosa del martirio, è solo perché è stata una ragazza felice di Dio, felice d’esistere in Dio. Sembrano tempi lontani, ma Dio, l’Eterno, bussa alla porta della nostra vita di discepoli di Gesù Cristo e ci interpella anche oggi, sempre. Una volta tanto, mettiamoci alla prova: cosa sono disposto a fare per testimoniare la sublimità della fede in Gesù Cristo?
Carissimi, affascinati anche noi dall’opera della Trinità, non lasciamoci contaminare dalla corruzione del peccato: “La corruzione spirituale è…una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito: l’inganno, la calunnia, l’egoismo e tante sottili forme di autoreferenzialità” (Gaudete et exultate, 165). S. Restituta ha conservata integra la grazia della fede battesimale e la santità della sua vita cristiana, e ha ritenuto sua unica missione l’impegno di evangelizzare l’amore di Cristo perché gli uomini e donne del suo tempo, qui a Sora, potessero conoscere il vero Dio e il Figlio suo Gesù Cristo (cfr. Gv 17, 3). Ben consapevole della sua missione da compiere, ha realizzato il suo desiderio di felicità rispondendo fedelmente alla vocazione cristiana.
+ Gerardo Antonazzo