LUCE DA LUCE
Omelia per l’Epifania
Inizio della Visita nella Zona pastorale di Isola del Liri
Parrocchia s. Lorenzo, 5 gennaio 2020
La luce di Cristo oggi bussa alla nostra porta. La Visita pastorale che inizia per la Zona di Isola del Liri aiuti tutti noi a spalancare la totalità e la complessità dell’esistenza, niente escluso, all’irruzione della luce piena, “quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9), la luce del Verbo che è da principio, e che è Dio. Egli ci raggiunge oggi con le parole del profeta per un invito incalzante che ci rassicura e ci consola: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce…brilla sopra di te” (Is 60,1). La letteratura biblica è ricca di riferimenti alla luce, metafora della manifestazione del divino, del soprannaturale. Il numinoso è sempre percepito come luminoso. La luce con la sua “immaterialità” esprime bene la trascendenza di Dio nell’atto di manifestarsi all’uomo. La luce per sua natura non che essere diffusiva e l’uomo scopre di essere fatto per la luce per vivere di luce: “È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce” (Sal 35,10). La luce soprannaturale mentre rivela Dio, svela la verità dell’uomo all’uomo, come luce da luce: “Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo… Cristo rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione” (Gaudium et spes, 22). L’uomo ricerca la verità per giungere alla conoscenza e alla comprensione sempre più piena della vita e della storia: “Guardate a lui e sarete raggianti” (Sal 34,6). L’incontro con la luce divina riveste la vita come di luce irresistibile: “Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui (Es 34,29).
Il volto luminoso del Bambino di Betlemme attrae a sé chiunque è alla ricerca di verità: “Il Verbo era Dio e tutto è stato fatto per mezzo di lui…in Lui era la luce” (cfr Gv 1); nel Verbo si rivela la sapienza di Dio nel suo farsi carne luminosa. “Nel Verbo era la vita, e la Vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). Ciò significa che la luce della nostra vita, cioè la nostra verità ultima, non possa ricercarsi altrove se non qui, in questa vita che Gesù ci rivela. Non possiamo trovare altra luce per dare significato a ciò che viviamo se non in questa vita che tiene insieme la vita di Dio e la nostra. “I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri sapienti, assetati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Davanti a Lui comprendono che Dio, come regola con sovrana sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili” (Admirabile signum, 9).
La Verità divina viene a illuminare le verità incompiute degli uomini: al di là della loro saggezza umana, i Magi camminano nel “contesto del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte… Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, e nel suo Verbo si fa presente per illuminare le domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza” (Admirabile signum, 4).
Senza la luce divina che è Cristo, buona parte della ricerca di verità sarebbe di fatto limitata e confusa, parziale e distorta, sempre a rischio di deriva ideologica. Sembra di sentire dalla viva voce dei Magi che la vita inizia quando l’inquietudine ti spinge al viaggio, quando ti metti in cammino, quando cerchi il significato vero delle cose, quando non smetti di domandare, quando ti consacri alla ricerca dell’infinito invece che alla comodità del divano. Il mare aperto è più pericoloso della riva, ma se rimani a riva non farai mai una buona pesca. La luce dell’Epifania è rivelazione della Parola-Sapienza-Verità. La cultura umana progredisce e si perfeziona, fino a raggiungere conoscenze sempre più sublimi grazie all’incontro con la sapienza della Parola divina resa accessibile nel suo farsi storia nell’umano. Tale fecondo incontro fa luce sui grandi temi e problemi che sempre attraversano le speranze e le angosce, attese e interrogativi del mondo (cf Gaudium et spes). Se Dio si fa “luce” nella carne del Bambino è perché l’uomo ha bisogno di Dio per comprendere se stesso e la sua presenza nel mondo e nella storia umana. Fa bene all’uomo riconoscere a Dio il diritto di cittadinanza: lo merita il Suo rivelarsi al mondo e la sua perfetta integrazione (incarnazione) nelle realtà umane: arriva da estraneo ma non per rimanere forestiero. “Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo ha amato con cuore d’uomo” (Gaudium et spes, 22). Scrive Ippolito romano; “In verità, per non essere giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa natura d’uomo, perché non ti perda d’animo nella sofferenza, ma riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui” (La condizione di tutte le eresie, cap. 10, 33-34). Dio ha tutte le ragioni e condizioni per avanzare lo ius culturae, e farsi riconoscere cittadino della nostra umanità.
La luce umile e discreta del Dio adagiato nella mangiatoia bussa alla porta delle nostre domande. La luce divina visita e inonda la notte del mondo. Tuttavia, il quarto vangelo non nasconde il dramma di quanti si rifiutano di aprire gli occhi alla verità della luce divina: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto” (Gv 1,9-10). Assurdo, ma vero! La Visita pastorale ci sollecita ad aprire la porta della mente e del cuore a Cristo che è venuto per bussare e guarire con la sua luce le nostre comode rassegnazioni, le molte avidità e avarizie di ogni genere; per togliere la maschera delle nostre ipocrisie, alleggerire la zavorra delle nostre tradizioni inutili, risolvere il mutismo del mancato dialogo con il mondo che cambia; per andare oltre le imperdonabili resistenze al cammino della Chiesa, per guarire le nostre gravi cecità dinanzi all’oggi di Dio.
Gerardo Antonazzo