PASTORI SECONDO IL MIO CUORE
Omelia per l’inizio del ministero di don Marcello Hoca
San Giorgio a Liri, 30 maggio 2021
“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: la promessa di Gesù prende forma, tra l’altro, nel ministero dei pastori della Chiesa chiamati a perpetuare la sua opera di salvezza nella Chiesa. “Vi darò Pastori secondo il mio cuore” (Ger 3,15): resta sempre vera e attuale questa promessa di Dio al suo popolo. Caro don Marcello, il Signore ti chiama a servire la nostra Chiesa diocesana svolgendo il tuo maturo e saggio ministero presbiterale nella comunità parrocchiale “S. Giorgio M.”, in San Giorgio a Liri. Ti ringrazio per la tua docilità nel rispondere alle necessità pastorali che gli eventi ultimi hanno determinato. In particolare, mi riferisco alle condizioni di salute del caro don Pius Miclaus, al quale rivolgo il mio cordiale e affettuoso abbraccio pastorale, grato per la sua lunga e generosa dedizione alla cura spirituale di questa parrocchia. Caro don Marcello, la solennità della Trinità ti introduce profondamente nei molti significati e dimensioni della cura pastorale: non siamo padroni della comunità perché la Chiesa, che nasce dall’amore della Trinità per noi, è dono e mistero. A noi, pastori, il dovere edificarla attraverso il servizio pastorale in ogni comunità parrocchiale secondo il modello della Trinità, a immagine della quale la Chiesa è mistero-comunione-missione. Siamo chiamati a nutrire il suo cammino con il cibo solido della Parola di Dio, dei sacramenti della fede, della preghiera cristiana, della testimonianza della carità. A voi, cari fratelli e sorelle, il compito della collaborazione e della corresponsabilità, perché pastore e gregge camminiate sulla via della salvezza promessa da Cristo ai suoi discepoli. Se la Trinità è all’origine della vita della Chiesa, è anche il fine ultimo verso cui è orientato il pellegrinaggio terreno della Chiesa. “Il cammino della vita cristiana è infatti un cammino essenzialmente “trinitario”: lo Spirito Santo ci guida alla piena conoscenza degli insegnamenti di Cristo, e ci ricorda anche quello che Gesù ci ha insegnato; e Gesù, a sua volta, è venuto nel mondo per farci conoscere il Padre, per guidarci a Lui, per riconciliarci con Lui” (Papa Francesco, Angelus, 31/05/2015).
Carissimi fedeli, mentre la Chiesa oggi celebra e contempla il mistero di Dio-Trinità, dalla medesima sorgente divina attinge una rinnovata comprensione della propria natura, identità e missione. Nella vita della Chiesa rifulge il mistero della Trinità. La Chiesa è “creatura” meravigliosa e splendida della Trinità, “creata” a sua immagine e somiglianza. È a partire da questa verità che ritroviamo le possibili risposte ad alcune domande: perché la sua costituzione, da dove il suo agire, perché le sue pretese spirituali sull’uomo di ogni tempo? quale la sua missione nella storia? Il mistero della Trinità si rivela, secondo la teologia paolina, nel mistero della Chiesa perché scaturito dal cuore della Trinità. Infatti, la Chiesa è progetto pensato e desiderato da sempre dal Padre, rivelato e realizzato per mezzo di Gesù Cristo morto e risorto, perennemente vivificato dallo Spirito Santo. È l’opera più umana perché composta da creature, oltretutto segnate dal peccato e, allo stesso tempo, la più divina, perché voluta da Dio a immagine e somiglianza della Trinità. La Chiesa è mistero visibile, perché composta da uomini che 1’annuncio della Parola di Dio convoca e raduna; la Chiesa vive e opera nella storia umana, ma è depositaria della promessa di una vita eterna. La Chiesa è, dunque, celeste e terrena, spirituale e visibile, libera e al tempo stesso disciplinata, santa e pur sempre in via di santificazione, contemplativa e attiva (cfr. Paolo VI, Ecclesiam Suam).
Se la vita della Chiesa fluisce dal mistero trinitario e ad esso ritorna, essa è chiamata a far risplendere nel cuore dell’umanità la bellezza divina del mistero trinitario che illumina e sostiene la vita dell’intero cosmo grazie all’evento salvifico della redenzione. La Chiesa, infatti, ha ricevuto la missione di rivelare l’amore del Padre, per mezzo della conoscenza di Gesù Cristo crocifisso morto e risorto, nella potenza dello Spirito Santo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Il mandato che Gesù affida alla Chiesa la costituisce in qualche modo “sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1).
A immagine e somiglianza della Trinità, la Chiesa si edifica esclusivamente nella comunione. La Chiesa deve risplendere nella bellezza delle relazioni. Pertanto, il compito che esprime e porta a compimento l’identità della Chiesa è quello di essere segno e strumento di comunione tra gli uomini. Il fondamento di tale comunione è l’unità della fede in Gesù Cristo, rivelatore del Padre, la testimonianza della carità fraterna nel segno della riconciliazione, del dialogo, del servizio soprattutto ai più fragili, e la perseveranza nella virtù della speranza nel compimento delle promesse di Cristo. La Chiesa è una comunità di uomini che lo Spirito di Cristo vivifica per farne luogo e segno di salvezza per il mondo intero (cf. Lumen Gentium 8). La comunione dei cristiani sulla terra è chiamata ad essere lo specchio della comunione delle tre divine Persone.
Nel mistero trinitario, ogni Persona divina attua la sua specifica missione: dal Padre l’opera della creazione, dal Figlio l’opera della redenzione, dallo Spirito l’opera della santificazione. “La Chiesa rifacendosi al Nuovo Testamento professa: «Uno infatti è Dio Padre, dal quale sono tutte le cose; uno il Signore Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose; uno è lo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose». Le missioni divine dell’incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo sono quelle che particolarmente manifestano le proprietà delle Persone divine” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 258). La Chiesa, da parte sua, c’è perché esiste questo comando missionario da parte del Signore risuonato nel vangelo odierno: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo … Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Così, tutti i credenti sono costituiti discepoli missionari. Per questo deve ripetere insieme con S. Paolo: “Guai a me se non annunciassi il Vangelo” (1Cor 9,16). “Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore … essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 15). San Giorgio difenda la fede di questa comunità da ogni insidia dei mali moderni, e custodisca la sua perseveranza nel cammino verso la visione beata della Santa Trinità.
+ Gerardo Antonazzo