Celebrato dal Vescovo Antonazzo il funerale del Parroco di Vallemaio
Aveva solo 55 anni Don Alessandro, da molto tempo Parroco della SS.ma Annunziata S. Tommaso Apostolo in Vallemaio, ed è tornato alla Casa del Padre dopo 12 giorni di terapia intensiva presso l’Ospedale Santa Scolastica di Cassino. Un malore domenica 4 giugno, il ricovero, e la sua vita si è conclusa, tra lo stupore incredulo dei suoi fedeli che erano ormai la sua famiglia. Infatti Don Alixandru Gabor era nato a Palanca reg. Bacau (Romania) il 5 settembre 1962, era stato ordinato Sacerdote a Iasi (Romania) il 25 giugno 1989; aveva lasciato il suo Paese e si era trasferito in Italia dove, nella allora Abbazia Territoriale di Montecassino aveva ricevuto la nomina di Vicario parrocchiale a Vallemaio. La notizia ha molto colpito la piccola comunità che ormai lo conosceva bene e trovava difficile accettare l’idea che fosse morto.
E’ stato il Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, intervenuto martedì 20 giugno per presiedere la celebrazione della Messa esequiale, concelebrata con molti confratelli, a indicare la via da seguire per leggere nella luce della fede questo evento. Ci unisce in questa celebrazione, ha detto, la preghiera certamente unanime, unitamente alla fede, irrobustita dalla testimonianza che ci ha unito al carissimo Don Alessandro. Non sarà questo l’ultimo momento in cui pregherete per lui, che tra pochi giorni, il 25 giugno prossimo, avrebbe compiuto 28 anni di servizio sacerdotale. Ringraziamo il Signore di avercelo dato. Certamente il tempo ci aiuterà a capire meglio. L’immagine dell’Annunciazione che domina su questo altare, ha proseguito il Vescovo, ci ricorda che è un annuncio di Vita. Ebbene, anche la morte diventa annuncio di Vita: quando noi affidiamo il corpo alla terra lo affidiamo alla Vita, perché diventando polvere, quella terra diventi grembo di una vita in pienezza.
Poi, tratteggiando la vita di Don Alessandro, il Vescovo ha indicato tre punti essenziali: con la grazia del Battesimo, come tutti noi, Don Alessandro è diventato “figlio di Dio” (e lo ha detto salutando i fratelli venuti dalla Romania); poi ha scoperto la vocazione ed ha saputo dire al Signore il suo Sì stabile, fermo ed anche esigente, seguendo i consigli della consacrazione religiosa, obbedienza, povertà e castità. Amato da Dio, ha saputo rispondere, imparando ad amare questa comunità. Dietro un carattere forse solitario, un po’ riservato, vi posso dire – ha assicurato Antonazzo – che il suo amore per la comunità non è venuto mai meno. Tutte le volte che lo incontravo e gli chiedevo “Come stai?”, mi ha sempre risposto “Bene”, come a voler assicurare il Vescovo e tutti della stabilità del suo servizio alla comunità. Ci possono essere state talvolta quelle cose umane come disagi, piccole incomprensioni, disguidi come in tutte le famiglie, ma nessuno ha mai messo in discussione la sua dedizione alla comunità. Questo anche nelle ultime parole: quando sono andato a trovarlo in ospedale in rianimazione, il pensiero era rivolto alla comunità. E il Vescovo ha concluso: Chiediamo al Signore nuove vocazioni sacerdotali al servizio delle nostre comunità.
Non sono mancate, al termine della celebrazione, testimonianze di fedeli e cittadini, dal Sindaco Fabio Merucci, che ha ricordato diversi episodi di vita, ai bambini che avevano svolto con lui la preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima ed hanno portato un fiore, un pensierino, una preghiera, ai componenti del Coro parrocchiale, a chi vedendo, da amico, le sue non buone condizioni di salute, gli suggeriva di farsi curare ma in risposta riceveva solo un ribadito affidamento al Signore, a chi lo ha ricordato “umile e servizievole”, dalle omelie a volte lunghe, ma perché era un Sacerdote “di grande cultura teologica”.
Una vita, quella di Don Alessandro, di risposta alla chiamata del Signore e di dedizione alla comunità parrocchiale affidatagli, una vita ben spesa, che sicuramente continuerà nel tempo, silenziosamente e misteriosamente, a dare i suoi frutti spirituali. Riposi in pace nella Casa del suo Signore!
Adriana Letta