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15 Aprile – Commento al Vangelo

Venerdì Santo – In Passione Domini (Gv 18,1-19,42)

Parola del giorno: “Il mio regno non è di questo mondo”

… Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

 

Pur essendo re – dichiaratamente ed esplicitamente ammesso
davanti a Pilato che glielo ha domandato
e poi lo farà scrivere sulla Croce –
Gesù non chiede e non rivendica nulla della regalità umana.
Anzi sta attendo a mettere in guardia i suoi discepoli
dalle logiche umane e dai poteri e legami
che riguardano il mondo.
È Re Gesù, con la lettera grande, ma non di quaggiù.
Il suo regno è diverso e non si basa su comando e potere
che dominano il mondo – talvolta anche
con prepotenza e fame insaziabile.
Il suo Regno è un regno di pace e di amore nel quale
il più grande è colui che si fa servo
e il primo è chi si fa ultimo di tutti.
Per questo Gesù ha dato la sua più grande lezione
nella morte sulla croce.