25ª Domenica del Tempo Ordinario – B (Mc 8,27-35)
Parola del giorno: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini …”
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Facendo strada insieme a loro Gesù comunica ai discepoli
quello che gli succederà una volta giunti a Gerusalemme:
il suo arresto, la morte e la risurrezione. Una sorte
che non ha nulla a che vedere
col Messia che loro stavano aspettando.
Non comprendono e lo seguono ma parlando d’altro.
Come i discepoli anche noi ascoltiamo la sua Parola
ma capita che rimane lì, come sospesa
e, per paura d’impegnarsi, per pigrizia,
per presunzione – perché: “ho sempre fatto così”,
non si permette alla Parola di raggiungerci nel profondo.
I discepoli solo quando scardinano tutte le logiche umane,
le logiche del potere e del primato, solo allora,
finalmente capiscono che la grandezza
non si misura nella forza, ma nella debolezza.
Gesù continua a consegnarsi
a ognuno di noi vivo e vero nell’Eucarestia,
Lui che “fà nuove tutte le cose” vuole rinnovarci
e far rifiorire le vite piegate e piagate dalle logiche umane,
ma può farlo solo se, come Maria,
sappiamo pronunciare il Sì totale, pieno e incondizionato.