Sabato – 3a settimana di quaresima (Lc 18,9-14)
Parola del giorno: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Al tempio si può e si deve andare per tante ragioni,
mai per mettersi in mostra o per andare ad elogiar se stessi.
Il tempio è il luogo della preghiera e quindi dell’incontro
con il Dio della vita e dell’amore.
La parabola ascoltata ce lo insegna chiaramente:
le porte sono aperte e tutti possono entrare
per parlare a Dio, da soli o anche insieme.
Come solo lui sa fare, Dio ascolta tutti
e lascia parlare, esprimere desideri, presentare intenzioni
mirate, circostanziate o a tutto campo,
per sé o anche per gli altri; ma quelle che Dio gradisce
sono quelle che nascono dal cuore,
nutrite di umiltà e di profondo amore.
Ricordando che da quell’incontro esce nuovo e giustificato
solamente chi guardandosi allo specchio del proprio cuore,
ha incontrato Dio e invocato il perdono
con lo spirito contrito e umiliato.
26 Marzo 2022 – Sabato – 3a settimana di quaresima
Vangelo del giorno: Lc 18,9-14
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del giorno: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”
Al tempio si può e si deve andare per tante ragioni,
mai per mettersi in mostra o per andare ad elogiar se stessi.
Il tempio è il luogo della preghiera e quindi dell’incontro
con il Dio della vita e dell’amore.
La parabola ascoltata ce lo insegna chiaramente:
le porte sono aperte e tutti possono entrare
per parlare a Dio, da soli o anche insieme.
Come solo lui sa fare, Dio ascolta tutti
e lascia parlare, esprimere desideri, presentare intenzioni
mirate, circostanziate o a tutto campo,
per sé o anche per gli altri; ma quelle che Dio gradisce
sono quelle che nascono dal cuore,
nutrite di umiltà e di profondo amore.
Ricordando che da quell’incontro esce nuovo e giustificato
solamente chi guardandosi allo specchio del proprio cuore,
ha incontrato Dio e invocato il perdono
con lo spirito contrito e umiliato.