Biagio Musto, il vescovo dalle grandi idee e dalle grandi realizzazioni
A 50 anni dalla sua scomparsa, la comunità parrocchiale della Concattedrale di Aquino vuole ricordare con affetto la figura di S.E. Mons. Biagio Musto, vescovo di Aquino, Sora e Pontecorvo. Perché indubbiamente, ad Aquino, mons. Musto lasciò dei segni tangibili dell’amore nei confronti della sua Chiesa, per non parlare della devozione nei confronti di San Tommaso d’Aquino, patrono della Città e della diocesi.
Nato a Montemiletto (AV), morì a Sora il 9 aprile del 1971, nella notte tra il giovedì e il venerdì proprio come quest’anno, ma, 50 anni fa, della Settimana Santa. La sua attività episcopale, molto fruttuosa negli anni del Concilio Vaticano II, si concentrò in tutta l’antica diocesi. Musto fu il Vescovo dell’ultima Cattedrale di Aquino, quella che ancora oggi visitiamo e nella quale ci riuniamo per partecipare ai Santi Misteri. Il 6 giugno 1954 presiedette la cerimonia della posa della prima pietra e il 19 ottobre 1963, infatti, fu proprio lui a consacrarla concelebrando insieme ad altri vescovi della zona e fu grazie a lui che oggi veneriamo la reliquia della costola del cuore di San Tommaso d’Aquino, “ritorno trionfale del Dottore Angelico nella sua terra, nella sua Chiesa” (Aquino Cinquant’anni, Mons. Colafrancesco), poiché si interessò presso l’Arcivescovo di Tolosa di ottenere, in occasione della consacrazione della nuova Cattedrale, una reliquia del grande Tommaso.
Realizzò la chiesa Santa Maria Assunta a Piedimonte San Germano Inferiore, si occupò della ricostruzione della chiesa parrocchiale di Piedimonte Alta; fece costruire sale parrocchiali ad Arce, Villafelice e Piedimonte Alta, gli asili infantili di Colle San Magno e Terelle; avviò il progetto sulla costruzione del palazzo dell’Episcopio di Aquino.
Grande fu il suo contributo in occasione del VII Centenario Tomistico del 1974: donò, tra l’altro, il mezzobusto dell’Aquinate, custodito presso la Scuola Media Statale di Aquino.
La testimonianza storica lo descrive come uomo deciso nei suoi progetti che sapeva apprezzare il bene realizzato dai suoi collaboratori; duro e autoritario, voleva avere sempre ragione. Fu più temuto che amato e con qualche sacerdote fu crudo e scarno della carità paterna che dovrebbe arricchire il governo di un vescovo.
A lui parte della storia della Chiesa di Aquino deve molto per le grandi idee e per la loro realizzazione.
Andrea Marinelli
Foto Tonino Grincia