Martedì – 6ª settimana di Pasqua (Gv 15,26-16,4a)
Parola del giorno: “… se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito;”
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Il Paraclito – non lasciamoci ingannare
dall’assonanza italiana che ci porterebbe fuori strada –
non viene mandato per “parare” o per “riparare”.
La parola è greca e il suo significato è “Consolatore”.
La sua azione allora è quella di “consolare” che, però,
non va presa alla leggera come una operazione a buon mercato,
tanto per rassicurarci in un momento di tristezza.
La sua missione è alta e impegnativa e, presso di loro,
sia pure in una forma invisibile, farà le veci di Gesù:
cambierà la tristezza in gioia e farà luce
su quello che di lì a non molto accadrà a lui.
Sul peccato che consiste nel rifiuto di credere il lui;
circa la giustizia, perché farà capire che Gesù
aveva ragione nel dire di dover tornare al Padre;
riguardo al giudizio, perché la verità profonda
è che proprio la sua morte farà capire al mondo
che con il dono della sua vita lui è il vincitore,
perché i veri sconfitti sono la morte e il maligno
che lui chiama principe di questo mondo.
Altro che Consolatore… lo Spirito Santo
è foriero di Gioia e di vita nova.