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9 Novembre 2024 – Commento al Vangelo

Sabato – Dedicazione della Basilica Lateranense (Gv 2,13-22)

Parola del giorno: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”

Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

 

È la domanda di chi cerca garanzie visibili,
di chi fatica a comprendere un’azione così radicale
e cerca prove concrete.
Ma Gesù, nel rispondere, sposta l’attenzione
dal segno esteriore a una realtà più profonda.
Il segno che lui dà non è visibile nell’immediato,
ma si rivelerà pienamente nella sua morte e risurrezione,
nel “tempio” del suo corpo che sarà distrutto e risorgerà.
Con questa risposta, Gesù ci invita
a guardare oltre l’apparenza e a fidarci del mistero di Dio,
che agisce in modo spesso incomprensibile
ma profondamente salvifico.
Il segno che ci offre è l’amore che dà vita,
che restaura ciò che sembrava perduto.