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VII° SEMINARIO TEOLOGICO-PASTORALE – don Davide Banzato: ‘GIOVANI… IN FUGA’

VII° SEMINARIO TEOLOGICO-PASTORALE

Aquino-Sala Giovenale, 28 gennaio 2019

GIOVANI… IN FUGA

don Davide Banzato –Nuovi Orizzonti

 LA MIA ESPERIENZA PERSONALE

  1. Ho conosciuto Chiara Amirante, la fondatrice della comunità Nuovi Orizzonti, quando avevo 14 anni ed ero in seminario minore. La sua esperienza con i giovani caduti nelle dipendenze mi aveva folgorato. Ero rimasto molto colpito dalla pazzia di quella ragazza che aveva deciso di andare da sola di notte in strada ad ascoltare il loro grido. Rischiava la vita per loro.

Ma ancora più sconvolgente è stata l’esperienza di qualche anno dopo, quando ho visitato la comunità di accoglienza e ho visto una realtà in cui non si capiva chi fosse il tossicodipendente, l’alcolista, la prostituta e chi i volontari o i responsabili. Si percepiva un vero clima di famiglia. Ma soprattutto i ragazzi – segnati dalla vita di strada e carcere – avevano una luce negli occhi che era frutto della preghiera e di un cammino spirituale basato sul vangelo che aveva innescato in loro un autentico cammino di conversione. Molti di loro erano diventati da criminali e bestemmiatori, da aderenti a sette sataniche o semplicemente allo sballo o alla vita di strada, dei missionari che andavano a cercare altri giovani nelle missioni di strada che Nuovi Orizzonti organizzava. Andavano nelle scuole per incontri di prevenzione, nei luoghi di aggregazione, alla stazione, ovunque. E la loro forza era la testimonianza della loro vita e la capacità di parlare lo stesso linguaggio di chi incontravano. Molti altri entravano in comunità perché dicevano: “Se ce l’hai fatta tu, posso farcela anch’io!”.

Così a 18 anni ho lasciato la mia città – Padova – ho lasciato la mia famiglia e ogni cosa per entrare a vivere in comunità. Da quando ho 18 anni, vivo in comunità residenziale con i ragazzi che accogliamo e con loro vivo le missioni e i progetti di prevenzione in cui siamo dedicati a tempo pieno da quando Nuovi Orizzonti è stata fondata, ovvero da 25 anni.

Provo a condividere con voi la mia semplice esperienza di sacerdote e fratello tra altri fratelli che mi hanno insegnato tantissimo.

Ho imparato ad esempio che non esistono persone cattive, ma solo persone ferite che feriscono a loro volta e che necessitano di amore per guarire i loro cuori.

Ho imparato che non si può vincere una dipendenza se non si va a lavorare sulla causa profonda mediante un cammino di conoscenza di sé.

Ho imparato che questo cammino da solo non basta, perché il mondo di oggi è troppo aggressivo, pertanto serve qualcosa di più potente delle “sostanze” per scardinare i meccanismi di fuga. Ecco perché Chiara Amirante ha ideato un percorso terapeutico umano integrale che unisca corpo – psiche – spirito, chiamato Spiritherapy: un percorso definito “Arte di amare” che comprenda la conoscenza di sé e guarigione del cuore il cui fulcro è la Parola del Vangelo. Solo Gesù Cristo è il “medico dei medici” capace di “guarire le ferite dei cuori spezzati”. Solo investendo sulla spiritualità e curando le esigenze dell’anima si sarà in grado di superare le nuove ferite affettive o le delusioni della vita che legate alle ferite antiche portano ad uno stile di vita che trova nelle sostanze il palliativo con cui risolvere i problemi.

In Italia quasi tutte le comunità terapeutiche accreditate sono aconfessionali, anche quelle fondate da sacerdoti. Che io sappia, solo Nuovi Orizzonti e la comunità Cenacolo mettono al centro del percorso il Vangelo.

La maggior parte dei ragazzi che entrano nelle nostre comunità sono atei o agnostici, quasi sempre anticlericali. A tutti noi proponiamo comunque questo percorso spiegando le motivazioni e proponendo Gesù come modello. Posso dire che mettere a fuoco l‘umanità di Gesù è il punto di attrazione e di contatto per tutti; infatti, molti ragazzi accettano di “provare” a scommettere sulla persona di Gesù scoprendone la novità e la pienezza della sua vita, che ha segnato la storia dell’umanità. Quasi tutti poi – cammin facendo – lo incontrano personalmente anche come Signore della loro vita. Ma anche chi non riceve il dono della fede, è rinnovato dalle verità del Vangelo che quotidianamente meditiamo e proviamo a vivere alla lettera.

  1. LE MIE FUGHE

Vorrei affrontare il tema dell’incontro in chiave esperienziale. Innanzitutto potrei definirmi a pieno titolo “un giovane in fuga”. Sono fuggito di casa per entrare in seminario minore. Sono fuggito dal seminario minore. Sono andato via di casa poi per arrivare a Nuovi Orizzonti. Ho continuato a fuggire dal Signore e dalla sua chiamata perché non volevo diventare sacerdote. Queste diverse “fughe” possono essere paradigmatiche per tanti.

L’ingresso in seminario minore è stato motivato da una ricerca profonda del senso della vita. Ero un bambino e un ragazzo molto vivace. Fin da bambino ho percepito dei segni vocazionali tanto da pormi domande profonde… Mi interrogavo sul senso della vita… Pensavo che avrei voluto fare qualcosa nella vita per cui un giorno, giratomi indietro, avrei potuto dire: “Mi sono speso per qualcosa che valeva la pena”.

C’erano però altri due aspetti. Durante le scuole medie vivevo alti e bassi come tutti i miei compagni nella totale confusione di quell’età particolarmente delicata e difficile. Avevo moltissime amicizie belle e tante passioni che spaziavano dal calcio allo judo, dagli Scout all’Azione Cattolica e così via. Era il tempo delle prime sigarette fumate di nascosto e dei primi amori. Pur andando in apparenza tutto bene avevo una certa insoddisfazione di fondo non specificatamente motivata. Non si trattava solo dell’età. Quando ho iniziato a vedere che un mio amico era entrato in seminario mi sono sentito attrarre. Mi era stato detto che si entrava in seminario per discernere la propria vocazione. Allora avevo deciso di partecipare agli incontri vocazionali. Arrivato in quell’enorme struttura rimasi incantato dai sette campi da calcio, uno da rugby, uno da pallavolo, uno da pallacanestro, una palestra da pallamano, sale polifunzionali e ricreative, il cinema, sale attrezzate per la musica, ettari di terra e frutteti. Mi feci l’idea che il seminario era il paese dei balocchi e io mi sognavo correre dietro al pallone. Dunque entrai in seminario per rispondere alle domande di senso profondo, ma anche per fuggire da un “mondo” in cui mi sentivo a disagio e nel seminario avevo visto una soluzione che però mi era stata presentata anche in modo artefatto e molto diverso da quel che poi si sarebbe rivelato. Dopo due anni pieni di seminario minore sono fuggito dal seminario e da tutto ciò che rappresentava. La durezza delle regole, la presenza autoritaria e fredda degli educatori, la loro incoerenza e distanza, la mancanza di legami di accudimento e d’amore, la non attenzione alla vita (bisogni, desideri, paure, aspirazioni, ecc.) di ciascuno ragazzo… hanno ferito profondamente il mio cuore e contribuito all’allontanamento dal seminario. La rabbia accumulata nel tempo era diventata troppa ed improvvisamente è esplosa tutta insieme. Sono uscito dal seminario purtroppo nel peggiore dei modi. Ricordo di aver varcato il cancello guardando il cielo e dicendo: «Dio, adesso voglio vedere se esisti davvero. Farò tutto il contrario di quello che mi hanno insegnato. Farò quello che voglio io. Se esisti sentirò la tua mancanza. Se starò bene significa che tu non ci sei e che posso decidere io cosa sia bene e cosa sia male per me». E ho aggiunto: «Tutto ma mai prete! Potrei fare tutto nella vita, ma ti giuro, mai farò il prete!». Era un giuramento solenne. Ero molto serio e risoluto. È difficile da credersi ed è difficile pensare che si possa passare da esperienze così profonde ad una reazione tale. La mia fuga è stata motivata dall’incongruenza e dalle ferite che in quell’esperienza ho vissuto. Ho chiuso davvero con Dio e con la Chiesa. Negli anni successivi ho fatto esperienza di quella che Chiara Amirante chiama la “morte dell’anima”. Fuori in apparenza potevo anche mascherare, ma dentro avevo una disperazione e un vuoto mai provati. Come dice san Paolo davvero il frutto del peccato è la morte[1], la morte dell’anima. Non serve compiere grandi cose. Basta chiudere il cuore a Dio e dentro si muore.

La successiva fuga è stata da casa per abbracciare una vocazione finalmente poi trovata. C’è stato l’incontro con la realtà di Nuovi Orizzonti e in particolare con Chiara Amirante. Là è avvenuta la mia conversione e l’esperienza concreta dell’Amore di Dio che ha segnato così in profondità il mio cuore da farmi fare scelte che mai avrei pensato di poter compiere. Ho lasciato la mia famiglia, affetti, un tenore di vita benestante per andare a vivere a 18 anni con i ragazzi di strada accolti nella sede di Piglio (FR). La mattina andavo a scuola e il resto del giorno vivevo a servizio in comunità. Ciò che ha permesso questa scelta è stato davvero l’incontro con l’Amore di Dio che sintetizzerei in un dialogo avuto con Chiara Amirante. Le avevo spiegato che ero infelice e che invece volevo avere la stessa gioia vista nei suoi occhi. Per lei il segreto era uno e semplice: “vivere il Vangelo alla lettera ogni giorno”. A quella risposta avevo obiettato perché di vangeli e rosari ne avevo vissuti troppi senza alcun risultato. Ma lei mi aveva incalzato guardandomi dritto negli occhi: «Tu non hai mai vissuto il Vangelo. Se lo avessi vissuto sicuramente saresti nella gioia piena. Lo hai sentito di certo, a volte forse lo hai anche ascoltato, ma non lo hai vissuto. Se provi a viverlo ti cambia la vita. Il Vangelo non è un libro come gli altri da tenere solo sul comodino, ti cambia la vita nella misura in cui lo vivi e lo metti in pratica permettendo a Dio di realizzare tutte le promesse che contiene!».

Nonostante vivessi in comunità e avessi vissuto tante bellissime esperienze. In realtà dovevo ancora scontrami con la conversione della mia volontà alla volontà di Dio. Avevo deciso di seguire il sogno di Dio su di me e avevo rimesso i miei sogni e i miei progetti nelle sue mani, ma era rimasto il “tutto ma mai prete”. Pensavo che il sacerdozio mi avrebbe reso infelice. Ero condizionato dal vissuto del seminario minore. E non volevo ascoltare la voce di Dio perché ogni volta che lo facevo mi suggeriva di abbracciare proprio quella strada. Ed io non volevo. E’ stata una lunga lotta e una fuga da Dio e da me stesso. Ci sono voluti anni. Ma grazie a Maria e all’aiuto di guide sapienti che mi hanno accompagnato e sopportato – più che supportato – passo dopo passo, sono arrivato a fidarmi di Dio e a dire un “sì” pieno. E’ stata dura, ma ho poi fatto esperienza della pienezza della gioia perché davvero Dio sa meglio di noi cosa è bene per noi. Oggi mai tornerei indietro. Anzi, non mi capacito di come possa aver avuto così tanti dubbi e resistenze.

  1. I VOLTI DEL GRIDO (i giovani che incontriamo come Nuovi Orizzonti)

 Nuovi Orizzonti opera in attività di prevenzione ed evangelizzazione da oramai 25 anni. I dati che condivido sono frutto dell’esperienza sul campo e sono sempre più allarmanti. Li potete trovare in modo approfondito nei libri di Chiara Amirante e nel nostro sito. Segnalo in particolare i libri Solo l’Amore resta; E gioia sia; Dialogare con Dio; Il grido inascoltato. SOS giovani; La guarigione del cuore.

Crescono le varie forme di dipendenze e di disagio tra i giovani

Circa l’80% degli adolescenti che incontriamo, anche nelle scuole dei quartieri più benestanti, manifestano almeno uno dei sintomi preoccu­panti che caratterizzano le nuove povertà del mondo giovanile: uso e abuso di sostanze stupefacenti (continuano a diffondersi anche tra i giovanissimi le cosiddette droghe sintetiche; per il 4% tra i 15-16 anni10), abuso di alcool, anoressia e bulimia, forme depressive e disturbi caratteriali, internet addiction e ludopatia (dipendenza da internet, play-station, videogames, videopoker, social-network) con gravi disturbi comportamentali; aumenta il disagio, la devianza e le forme di bullismo a vari livelli con escalation di violenza; profonde ferite nell’affettività, abusi nel campo della sessualità, pornografia e chat erotiche molto pericolose; seri problemi familiari…

La famiglia è sempre più posta sotto attacco.

Continuano a crescere in maniera esponenziale il numero di separati e divorziati con tutta la sofferenza che ne deriva per loro e per i figli. La teoria del gender è subdolamente divulgata e talvolta imposta; in molti Paesi inizia ad affermarsi sempre più pericolosamente nelle scuole.

La sesso-dipendenza continua a colpire un numero crescente di persone con le terribili conseguenze che questo porta nella vita di milioni di persone. Basti pensare al dilagare inquietante della prostituzione-schiavitù, della pedofilia, degli aborti (secondo alcune stime dell’OMS si parla di 56 milioni di interruzioni di gravidanza in un anno, una gravidanza su cinque11). Il crescere degli abusi nella sessualità e delle dram­matiche conseguenze che ne derivano: 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti in un solo anno a rapporti sessuali forzati12. Il 29 % delle persone affermano di essere state vittima di abusi sessuali durante l’infanzia13.

Anche i dati sulla pornografia sono inquietanti: ogni giorno vengono spedite 2 miliardi e mezzo di email pornografiche, che compongono l’8% delle email totali. Le ricerche giornaliere tramite motore di ricer­ca riguardanti la pornografia sono 68 milioni, il 25% delle ricerche totali. 9 bambini su 10 in età tra gli 8 e i 16 anni sono entrati in contatto con la pornografia su internet 14.

La violenza sulle donne assume dimensioni sempre più allarmanti: una donna su tre subisce violenze. Secondo altre stime, considerando che la maggior parte di donne non denunciano perché paralizzate della paura, si salirebbe addirittura ad un approssimativo 70% 15.

I bambini di strada sono 100-150 milioni ma potrebbero essere molti di più.

La povertà nel mondo: 795 milioni di persone nel mondo soffrono la fame: circa una persona su 9 non ha cibo a sufficienza per condurre una vita sana ed attiva17. Con­tinua ad aumentare la forbice tra ricchi e poveri a livello globale e anche nei singoli Paesi, e circa l’1% della popolazione è più ricco del restante 99%.

Molti giovani sono costretti a emigrare per sfuggire alla fame e alla guerra e arrivano nei paesi occidentali in cerca di lavoro, ma poi spesso diventano vittime della criminalità organizzata.

Il preoccupante aumento della depressione, dei suicidi e di nuove malattie frutto del mal di vivere e dei ritmi sempre meno a misura d’uomo imposti dalla società dei consumi.

Questi sono solo alcuni dei dati allarmanti relativi alle terribili sfide che siamo chiamati ad affrontare con grande senso di responsabilità.

L’utilizzo dello smartphone e dei social per comunicare con gli amici (sempre in cerca di nuovi like) e con il mondo continua a crescere. Questo dato fa sì che la percezione da parte degli adolescenti, e più in generale delle nuove generazioni, della linea di confine tra mon­do reale e mondo virtuale, diventi sempre più labile, con conseguenti gravi problemi psicologici e sociali. Si pensi solo al tempo trascorso da molti ragazzi in videogiochi violenti. solo in Italia trascorriamo mediamente 6 ore e 05 minuti ogni giorno.

Stiamo davvero vivendo una terza guerra mondiale che genera milioni di morti, non solo fisiche e che non sempre sono in gra­do di attirare la nostra attenzione. La cultura della morte e quella del terrore ci continuano a colpire sempre più violentemente e non possiamo sottovalutare il pericolo di molte delle subdole ideologie che ogni giorno continuano ad avvelenare le menti e i cuori, devastando intere generazioni.

L’esperienza vissuta in questi anni a contatto con tanti giovani, anche di buona famiglia, che manifestano questi segni sempre più inquietanti di disagio, mi ha portato a credere che tutto ciò sia frutto dei tanti veleni di cui le nuove generazioni, per lo più inconsapevolmente, si nutrono. Se fino a pochi anni fa l’identità era una costruzione certa dove continuità e coerenza non veni­vano continuamente messe in discussione, oggi i ragazzi sono al centro di processi di negoziazione e rinegoziazione all’interno dei quali si trovano spesso a scegliere da soli. Tale incertezza deriva da condizioni strutturali e globali, e si manifesta nelle relazioni umane e sociali, traducendosi in identità frammentate, narcisistiche, pre­carie. Identità costituite da immagini e discorsi sociali fluttuanti che ogni individuo deve afferrare al volo utilizzando strumenti e capacità proprie. Quanto più la società si globalizza e si decontestualizza, impedendo al soggetto di possedere dei punti di riferimento solidi e certi, tanto più il concetto di identità diventa indistinto e complesso. Le due facce dell’identità del soggetto (personale e sociale) trovano pertanto con difficol­tà orientamento e direzione.

In una società dove si trascorre sempre più tempo davanti alla tv, a internet, in balìa dei social e delle relazioni virtuali, le figure tradizionali di riferimento (genitori, inse­gnanti, educatori) perdono sempre di più la loro capacità di avere un ruolo centrale nella formazione dell’identità dei ragazzi e nella possibilità di trasmettere loro valori, ideali, regole sane e ben definite. In questa società liquida, dove i ragazzi sono sovrae­sposti al condizionamento da parte dei media e dei new-media, troppo spesso ci si nutre di veleni, disvalori, falsi miti. Alle regole si contrappone il fascino della trasgressione, alle relazioni vere di amicizia basate sul rispetto e sui valori il fascino della fiction e delle mille relazioni virtuali, della seduzione del piacere, del denaro, del potere, e del successo a tutti i costi.

  1. I VELENI (da Chiara Amirante Il grido inascoltato. SOS giovani)

 Tutto sembra andare nella direzione di una società liquida che plasma identità sempre più liquide. Il bisogno di appartenenza e di accettazione da parte del gruppo (sia esso reale o virtuale) accresce il bisogno di in­dossare nuove maschere, di identificarsi in diversi personaggi a seconda delle aspetta­tive e delle pressioni ricevute, ma in que­sto modo molti giovani tendono a perdersi, non sanno più chi sono realmente e quali sono i bisogni più veri e profondi del loro cuore. Sono uno, nessuno, centomila, fanno di tutto per sentirsi accettati, ma di fatto si sentono sempre più soli.

Ci nutriamo ogni giorno, senza neanche più accorgercene, di numerosi veleni:

– relativismo: non c’è più un limite tra ciò che è bene e ciò che è male, tutto si può fare perché così fan tutti; si diffondono pe­ricolose ideologie, sbandierate come grandi conquiste democratiche che di fatto, in nome di diritti da tutelare, vanno a minare le fondamenta etiche della società;

– consumismo: l’usa e getta sta avvele­nando sempre di più anche le relazioni con ferite profondissime e devastanti. In nome del dio denaro si è pronti a calpestare i diritti fondamentali di ogni essere umano, la sua dignità personale;

– edonismo: siamo passati da ciò che è bene a ciò che mi va, con una crescita espo­nenziale dell’uso dell’alcool, delle droghe e delle dipendenze di vario genere;

– narcisismo: si investe sempre di più nell’apparire piuttosto che nell’essere. Il bisogno di sentirsi in ogni modo al centro dell’attenzione diventa pericolosamente ossessionante e compulsivo soprattutto nelle nuove generazioni;

– razionalismo esasperato: si crede in ciò che si vede, in ciò che è scientificamente dimostrabile. Ma l’uomo senza amore non può vivere. Cosa c’è di più fondamentale e allo stesso tempo inafferrabile dell’amore?! In nome di una distorta idea della ragione e di una cultura così detta illuminata si compiono le follie più incredibili e ci si il­lude di poter vivere meglio esiliando Dio… Ma la storia ci dimostra che ogni tentativo dell’uomo di vivere senza Dio ha inesorabilmente portato all’innescarsi di circoli viziosi di follia e autodistruzione;

– individualismo: la competizione si sostituisce sempre di più alla cooperazione e alla solidarietà. Proprio nella società della comunicazione, assistiamo a una crescen­te difficoltà di comunicazione vera. In famiglia si condivide sempre di meno, così come nelle discoteche o nei nuovi luoghi di aggregazione dei giovani. I rapporti virtuali sostituiscono pericolosamente i rapporti reali e aumentano le persone che si sentono profondamente sole pur se continuamente immerse tra tante persone.

– violenza e terrorismo: non mi riferisco solo al terrorismo legato ad alcuni gruppi integralisti che ci hanno dimostrato di essere pronti ad uccidersi e ad uccidere in nome di Dio. Mi riferisco anche al continuo terrorismo psicologico della cronaca nera, della morbosità nel soffermarsi su dettagli aberranti e macabri in nome dello share, dei film e videogames violenti che per ore inquinano le menti labili di tanti, instillando un sempre crescente senso di paura, di ansia, di perdita della speranza, di sfiducia.

  1. I GIOVANI IN FUGA DA COSA?

 In fuga da se stessi: le proposte della società sono per la morte, per l’alienazione da sé; l’incapacità ormai dimostrata da parte dei genitori ed educatori alla cura dei figli e all’accompagnamento verso una crescita sana e fondata sulla dignità di sé, rivela il motivo per cui, negli incontri continui e numerosi che facciamo con i giovani, emerga intenso il dolore, la rabbia, l’annichilimento del sé e l’allontanamento dal proprio centro di vita, la totale (apparente) assenza del desiderio di Dio, la mancanza di esplicite domande di senso, ecc. Nel mondo cattolico, riconosce il Papa, c’è stata una rottura nella trasmissione della fede cristiana. Si tratta di prendere atto che per i giovani lo scarso o nullo interesse del Vangelo nella definizione della propria identità di adulti è dovuto all’eclissi del cristianesimo domestico.

 In fuga dalla Chiesa: ci stiamo abituando lentamente a fare a meno dei giovani. Non ne sentiamo più la mancanza, questo è il dramma. Come dire, ci siamo noi e bastiamo. E facciamo sempre le stesse cose anche quando, come nella pastorale, non portano risultati. Il grosso problema del giovanilismo ecclesiastico è quello di non riconoscere che c’è bisogno di nuove prassi e adattamenti. La società sta dicendo con i fatti che non ha più bisogno della chiesa, che anzi, è una realtà da contestare, da ridicolizzare, ecc. la chiesa ha un serio problema con le nuove generazioni perché ne ha perso il contatto da tempo. Deve quindi ammettere che il problema sono gli adulti non i giovani. La chiesa ha perso l’elemento fondamentale della sua fede che è la quello della gioia e della festa.

La fede della chiesa procede per attrazione, è contro la modalità moralista, autoritaria, scissa nel senso che non ha a che fare con la vita. Dicono cosa devi fare ma non progettano strade da percorrere.

Il prete – laico o è testimone attraente e a pieno contatto con sé, promettente perché realizzato cattura, diversamente i giovani se ne vanno. Testimoni, poi non maestri ma discepoli alla sequela dell’unico Signore e Maestro.

  1. POSSIBILI PROPOSTE (da Chiara Amirante Il grido inascoltato. SOS giovani)

 Alla luce di così tante sfide impegnative e dell’esperienza della Comunità Nuovi Oriz­zonti, risulta quanto mai urgente intensificare l’impegno comune per una effettiva conversione da una pastorale dell’attesa a una pastorale dell’incontro che si proponga alcuni obiettivi fondamentali:

– intensificare l’impegno per una nuova e integrale formazione dei laici cristiani che li renda capaci di ascoltare più in profondità il grido silenzioso dei tanti nuovi poveri, vittime delle seduzioni del maligno e di rispondere con una carità che non si limiti all’elemosina e alle opere di misericordia, ma che sappia farsi carico della sofferenza di chi è in difficoltà e accompagnarlo.

riscoprire la gioia come caratteristica costitutiva della vocazione cristiana e la responsabilità di testimoniarla in un mondo che continua a proporre con prepotenza vie di felicità a basso costo che di fatto portano ad una sempre più profonda insoddisfazione, vuoto, tristezza, mal di vivere, angoscia, morte interiore.

– recuperare il primo annuncio con l’individuazione di diverse modalità di evangelizzazione, cercando di creare gruppi dediti a questo.

– utilizzare i media e new-media per la nuova evangelizzazione individuandone il grande potenziale per gridare sui tetti il Vangelo.

È di assoluta urgenza utilizzare anche i mezzi di comunicazione e i nuovi strumenti che la tecnologia ci offre per poter raggiungere il maggior numero di persone possibili. I falsi profeti si danno un gran da fare per propagare le loro menzogne di morte da questi nuovi potenti pulpiti… mentre noi cristiani sembriamo essere alquanto assenti. È necessario impegnarsi nella capacità di proporre modelli positivi.

essere presenti e attivi là dove si decidono le sorti delle nuove generazioni: cultura, politica, comunicazione, economia.

– costituire dei coordinamenti diocesani e parrocchiali tra le varie realtà ecclesiali che incrementino la comunione tra i diversi gruppi, associazioni, movimenti, per organizzare iniziative di evangelizzazione e sociali sempre più efficaci che favoriscano la sinergia e la comunione tra i diversi carismi.

– rinnovare e vivificare le modalità comunicative nella prevenzione, nella sensibilizzazione e nell’evangelizzazione a partire dalla formazione nelle parrocchie, nei seminari, negli istituti teologici, nelle diverse comunità ecclesiali. Prevedere corsi esperienziali di evangelizzazione, che formino i missionari ad un annuncio che tenga conto delle differenti persone a cui ci si rivolge e che sia il più possibile incisivo ed efficace.

– integrare il primo annuncio con la cura pastorale perché siano in sinergia e si crei un ponte tra la strada e gli ambienti di lavoro con le comunità ecclesiali.

– porre una particolare attenzione allo sviluppo della nuova evangelizzazione nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali attraverso: il recupero di una pastorale di primo annuncio; la formazione di equipe di evangelizzazione; l’istituzione di scuole permanenti di preghiera e la crea­zione di gruppi dove i giovani abbiano la possibilità di conoscere e vivere il Vangelo; l’istituzione di Centri di formazione all’evangelizzazione; l’unità e la collaborazione tra tutte le realtà ecclesiali del territorio in una logica di corresponsabilità e di valorizza­zione dei carismi.

  1. Il modello di intervento pedagogico-riabilitativo di Nuovi Orizzonti e valori di riferimento che fondano e giustificano il percorso

 A partire dalla visione dell’uomo sottesa alle varie scuole psicologiche e attraverso il dialogo interdisciplinare tra scienze umane, filosofia e teologia, siamo giunti a stilare una visione integrata della persona che coinvolge e mette in stretta relazione le sue dimensioni fondamentali: la dimensione fisica, psichica e spirituale.

Facciamo, pertanto, nostro un modello integrato che pur trovando il suo fondamento sul filone della psicologia umanistico – esistenziale, promuove una formazione umana integrale, rispettosa delle leggi psicologiche dello sviluppo umano, aperta alla trascendenza, attenta ai contributi della comunità scientifica, in dialogo con la cultura contemporanea.

La nostra convinzione circa la visione dell’uomo, il suo processo di crescita o il fallimento del suo progetto di vita può essere riassunta nelle seguenti affermazioni: tutto ciò che concerne l’uomo, la sua crescita, la sua guarigione e la sua autorealizzazione ha a che fare con l’innato bisogno di amare e di essere amati; bisogno che, qualora venisse frustrato, diventa fonte di malessere e origine di problemi psicologici che possono porre a rischio la propria autorealizzazione. Come continua attuazione di potenzialità, di capacità e di talenti, come compimento di una missione, l’autorealizzazione si compie attraverso un processo di consapevolezza e conoscenza di sé stessi che permette il contatto con il proprio Sé autentico e apre alla Trascendenza come forza di senso e novità potenziante assoluta. Il percorso relativo alla “conoscenza di sé” – stilato da Chiara Amirante – trova convergenza e stretta sintonia con i progetti di promozione del benessere nati dalle indicazioni dell’OMS (Fonte WHO, 1993, 1998), espressi dalle attività di life skills, di peer education e dall’educazione socio-affettiva.

  1. Quale visione del disagio e della patologia?

L’approccio al disagio non si basa sull’individuazione dei sintomi per eliminarli o gestirli, seppure si attuino per essi interventi mirati fin dall’inizio, ma riteniamo che il disagio debba essere considerato e interpretato nella complessità della vita della persona, tentando di identificare le cause da affrontare. Al tempo stesso, riteniamo che un duraturo e consistente cambiamento e superamento del disagio si ottiene quanto più la persona è disponibile ad un’ampia revisione della propria vita, nell’ottica di dare significato alla propria esistenza e scegliere realisticamente un progetto di vita autentico e sano. In questa ottica è essenziale, nel nostro percorso, favorire e sviluppare la scoperta e l’esercizio dei propri punti di forza, talenti, attitudini e capacità (sostenere gli alleati della crescita) ed aiutare le persone a dare significato al proprio vivere. L’eziologia del disagio è ritenuta complessa e multifattoriale; viene focalizzata la capacità di scelta dell’individuo e la sua responsabilità, che non sempre è stata garantita dal contesto, ma proprio perché riconosciuta sempre presente anche se esercitata male o per niente, può dare la possibilità oggi di scelte nuove, libere, autonome, interdipendenti. Gli schemi, modelli scelti non più funzionali o addirittura nocivi sono stati appresi nel contesto relazionale, soprattutto familiare, perciò lo stile di vita comunitario favorisce la possibilità di sperimentare e scegliere nuove modalità, frutto di nuove relazioni, in cui la persona rivive in modo nuovo bisogni frustrati o parti di sé non permesse.

  1. I 5 pilastri del programma riabilitativo

 

  1. L’esperienza. La comunità è un modello di tipo esperienziale, nato prima nell’esperienza diretta che come riflessione teorica e che propone come metodo centrale del percorso proprio la modalità del “mettere in pratica”, del “provare a vivere”. Non sempre è necessario “capire tutto” per attuare un cambiamento. La dimensione che può motivare a cambiare atteggiamenti, a fare scelte nuove, anche se la comprensione non è totale, è vedere, sentire, sperimentare il cambiamento di vita dell’altro che è partito dalla stessa condizione-situazione di morte. Da qui, nasce il sentimento di fiducia nel ritenere affidabile la testimonianza di vita di chi si propone di accompagnare altri nel percorso di cambiamento e si alimenta nell’alleanza che si crea tra tutti.
  2. La relazione. In persone molto ferite da esperienze relazionali disfunzionali e totalmente negative si pone l’obiettivo di rendere propositive relazioni nuove e diverse che si basano sull’autenticità, sulla libertà e fiducia, sul riconoscimento dell’altro come valore, sul rispetto di sé e dell’altro. La sperimentazione concreta di relazioni sane torna ad essere la chiave per il cambiamento e per una dimensione di crescita orientata al cammino personale che sollecita relazioni amicali e fraterne.
  3. La vita comunitaria. Lo stile essenziale e semplice con cui si vive in comunità aiuta a ridare il giusto valore alle cose, sollecita la condivisione materiale e spirituale, conduce alla scoperta di avere bisogno dell’altro e insegna a chiedere aiuto, fa assimilare lo stile di gratuità, l’attenzione a ciò che è altro da se stessi, la dedizione e lo spirito di sacrificio, l’acquisizione di una corretta scala di valori.
  4. La formazione al lavoro. Si propone di aiutare le persone attraverso un processo complesso basato sull’interazione collaborativa all’interno della comunità stessa. Come strumento a valenza terapeutica il lavoro mantiene deste le attitudini sociali compromesse, stimola le capacità psichiche dell’individuo e tende a limitare la perdita del contatto tra la persona e la realtà oggettiva.
  5. La Spiritherapy. Una delle risposte fondamentali che la fondatrice di Nuovi Orizzonti Chiara Amirante ha elaborato in questi 25 anni di attività è il percorso di guarigione del cuore basato sulla Spiritherapy, fondato sull’esperienza che per agire concretamente sulle ferite del cuore occorre puntare sulla parte che ha maggior potenziale nell’uomo,non la mente, ma lo Spirito: quella scintilla divina che è ad immagine e somiglianza di Dio e che racchiude in sé un potenziale spirituale immenso ed ancora inesplorato, capace di risanare ogni ferita!

Questo percorso basato sulla Spiritualità, che è un percorso di Conoscenza di Sé per apprendere l’Arte di Amare, è valido per tutti, perché abilita alla capacità di amare quel quid che ci differenzia dalle altre creature.  Nel corso degli anni abbiamo preso coscienza di come la Spiritherapy possa dare frutti straordinari e risultati tangibilipermettendoci di assistere a guarigioni concrete delle ferite del cuore e a passaggi estremamente rapidi di crescita.

 

  1. Un confronto tra l’analisi del Documento finale del Sinodo dei Giovani e il metodo carismatico di Nuovi Orizzonti (alcuni elementi fondamentali)

XV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI (3-28 ottobre 2018). I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

 

Documento finale Sinodo Giovani Metodo di Nuovi Orizzonti
ASCOLTO

Il valore dell’ascolto

6. L’ascolto è un incontro di libertà, che richiede umiltà, pazienza, disponibilità a comprendere, impegno a elaborare in modo nuovo le risposte. L’ascolto trasforma il cuore di coloro che lo vivono, soprattutto quando ci si pone in un atteggiamento interiore di sintonia e docilità allo Spirito. Non è quindi solo una raccolta di informazioni, né una strategia per raggiungere un obiettivo, ma è la forma in cui Dio stesso si rapporta al suo popolo. Dio infatti vede la miseria del suo popolo e ne ascolta il lamento, si lascia toccare nell’intimo e scende per liberarlo (cfr. Es 3,7-8). La Chiesa quindi, attraverso l’ascolto, entra nel movimento di Dio che, nel Figlio, viene incontro a ogni essere umano.

I giovani desiderano essere ascoltati

7. I giovani sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati. Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante e utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare.

L’ascolto dei pastori e di laici qualificati

9. […]

Il carisma dell’ascolto che lo Spirito Santo fa sorgere nelle comunità potrebbe anche ricevere una forma di riconoscimento istituzionale per il servizio ecclesiale.

 

 

ASCOLTO

Elemento primario dell’esperienza di Chiara a Stazione Termini.

Esperienza prima di contatto con i giovani: ci interessano i loro volti, la loro storia, il loro dolore e le loro aspirazioni, bisogni, preoccupazioni.

Ascolto disinteressato, senza giudizio o valutazioni sotto il segno della gratuità e dell’empatia.

 

ACCOGLIENZA

Esiste una pluralità di mondi giovanili tanto che in alcuni Paesi si tende a utilizzare il termine “gioventù” al plurale. Inoltre la fascia di età considerata dal presente Sinodo (16-29 anni) non rappresenta un insieme omogeneo, ma è composta di gruppi che vivono situazioni peculiari.

Tutte queste differenze impattano profondamente sull’esperienza concreta che i giovani vivono: riguardano infatti le diverse fasi dell’età evolutiva, le forme dell’esperienza religiosa, la struttura della famiglia e il suo rilievo nella trasmissione della fede, i rapporti intergenerazionali – come ad esempio il ruolo degli anziani e il rispetto loro dovuto –, le modalità di partecipazione alla vita sociale, l’atteggiamento verso il futuro, la questione ecumenica e interreligiosa.

DIFFERENZA E PLURALITA’

  Culturale (la famiglia, i valori)

  Età evolutiva

  Condizione sociale

  Uomo/donna

  Colonizzazione

  Secolarizzazione

  Cristianesimo antico/nuovo/in minoranza/perseguitato

 

ACCOGLIENZA incondizionata delle diversità

riguardanti qualsiasi esperienza umana, con particolare attenzione alle situazioni del disagio, della povertà, della marginalità.

 

ACCOGLIENZA dei dolori generati da situazioni familiari distruttive, da dipendenze, da ferite, da peccati, da abusi di vario tipo.

 

ACCOGLIENZA della propria umanità e di quella di chiunque incontriamo.

 

 

 

 

 

45. Le giovani generazioni sono portatrici di un approccio alla realtà con tratti specifici. I giovani chiedono di essere accolti e rispettati nella loro originalità. Tra i tratti specifici più evidenti della cultura dei giovani sono state segnalate la preferenza accordata all’immagine rispetto ad altri linguaggi comunicativi, l’importanza di sensazioni ed emozioni come via di approccio alla realtà e la priorità della concretezza e dell’operatività rispetto all’analisi teorica. Grande importanza rivestono i rapporti di amicizia e l’appartenenza a gruppi di coetanei, coltivati anche grazie ai social media. I giovani sono generalmente portatori di una spontanea apertura nei confronti della diversità, che li rende attenti alle tematiche della pace, dell’inclusione e del dialogo tra culture e religioni. Numerose esperienze di molte parti del mondo testimoniano che i giovani sanno essere pionieri di incontro e dialogo interculturale e interreligioso, nella prospettiva della convivenza pacifica.

46. Anche se in forma differente rispetto alle generazioni passate, l’impegno sociale è un tratto specifico dei giovani d’oggi. A fianco di alcuni indifferenti, ve ne sono molti altri disponibili a impegnarsi in iniziative di volontariato, cittadinanza attiva e solidarietà sociale, da accompagnare e incoraggiare per far emergere i talenti, le competenze e la creatività dei giovani e incentivare l’assunzione di responsabilità da parte loro. L’impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano una occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione. Forte e diffusa risulta la sensibilità per i temi ecologici e della sostenibilità, che l’enciclica Laudato si’ ha saputo catalizzare.

PRIORITA DELLA CONCRETEZZA E DELL’OPERATIVITA.

 

Concretezza della formazione, delle proposte di vita, dei servizi

Azione di tipo educativo e spirituale nel percorso di Conoscenza di sé: dall’immagine di sé(falso sé) al Vero Sé, educazione alla integrità di corpo-psiche(emozioni/inconscio-spirito) e attiva scoperta dei propri talenti messi in azione nelle Aree di servizio.

 

 

 

La missione dei giovani verso i loro coetanei

56. In vari contesti vi sono gruppi di giovani, spesso espressione di associazioni e movimenti ecclesiali, che sono molto attivi nell’evangelizzazione dei loro coetanei grazie a una limpida testimonianza di vita, a un linguaggio accessibile e alla capacità di instaurare legami autentici di amicizia. Tale apostolato consente di portare il Vangelo a persone che difficilmente sarebbero raggiunte dalla pastorale giovanile ordinaria, e contribuisce a far maturare la stessa fede di coloro che vi si impegnano. Esso va dunque apprezzato, sostenuto, accompagnato con saggezza e integrato nella vita delle comunità.

Desiderio di una comunità ecclesiale più autentica e fraterna

57. I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. A volte questa richiesta suona come una critica, ma spesso assume la forma positiva di un impegno personale per una comunità fraterna, accogliente, gioiosa e impegnata profeticamente a lottare contro l’ingiustizia sociale. Tra le attese dei giovani spicca in particolare il desiderio che nella Chiesa si adotti uno stile di dialogo meno paternalistico e più schietto.

54.[…] Talvolta la disponibilità dei giovani incontra un certo autoritarismo e sfiducia di adulti e pastori, che non riconoscono a sufficienza la loro creatività e faticano a condividere le responsabilità.

EVANGELIZZAZIONE E SPINTA MISSIONARIA

 

Tutto l’impianto delle attività sono rivolte alla evangelizzazione dei giovani (prevenzione e sensibilizzazione)

–          nei luoghi: strada, bar, piazza, vie, spiaggia, ecc.

–          nei gruppi: scuola, sport, parrocchie, oratori, ecc.

–          giovani con i giovani: coetanei, adulti con giovani, ecc.

–          nella autenticità dei rapporti, nella dimensione della gioia e della festa, della libertà e nell’amicizia

–          nella relazione educativa tra adulti e giovani che si fa ricerca appassionata del bene e del bello, conoscenza delle fragilità dell’umano e delle insidie del cammino, ma anche del bisogno fondamentale di ogni giovane di una vita sensata

 

L’obiettivo della spinta missionaria riguarda l’incontro con una realtà viva che intrighi, che sia portatrice di senso e promessa di vita piena: è l’incontro con Gesù.

Solo la ricerca dell’amore autentico, della vicinanza, della relazione mai escludente, della cura dell’altro e soprattutto dei bisognosi porta i giovani che non vivono il bisogno di Dio ad aprire un orizzonte di domanda e di ricerca.

 

Le donne nella Chiesa

55. Emerge anche tra i giovani la richiesta che vi sia un maggiore riconoscimento e valorizzazione delle donne nella società e nella Chiesa. Molte donne svolgono un ruolo insostituibile nelle comunità cristiane, ma in molti luoghi si fatica a dare loro spazio nei processi decisionali, anche quando essi non richiedono specifiche responsabilità ministeriali. L’assenza della voce e dello sguardo femminile impoverisce il dibattito e il cammino della Chiesa, sottraendo al discernimento un contributo prezioso. Il Sinodo raccomanda di rendere tutti più consapevoli dell’urgenza di un ineludibile cambiamento, anche a partire da una riflessione antropologica e teologica sulla reciprocità tra uomini e donne.

 

LE DONNE IN N.O.

 

La compresenza del femminile e del maschile,

la complementarietà del governo,

la presidenza al femminile.

Nota finale

In questa breve sintesi di una realtà ben più complessa mancano i specifici del percorso di Spiritherapy che si possono approfondire nel testo di Chiara Amirante dal titolo La guarigione del cuore. Spiritherapy: l’arte di amare e la conoscenza di sé (Piemme ed), diventato bestseller in Italia e presto disponibile in diverse traduzioni.

 

[1] Romani 6,23.