Ritiro spirituale delle famiglie sulla centralità della Chiesa domestica
Un meeting virtuale per la famiglia, il secondo in questo tempo di coronavirus. La prima esperienza era avvenuta lo scorso 5 aprile, e domenica 3 maggio l’Ufficio diocesano di Pastorale familiare ha invitato via WhatsApp tutte le coppie impegnate in diocesi a partecipare a questo secondo momento di “ritiro spirituale online”, esperienza di comunione per “stare insieme abitando il tempo e lo spazio anche virtuale”.
Alle 16,30 in punto, dopo le necessarie prove tecniche per controllare che tutti i più di 60 contatti (ognuno composto di una coppia) fossero correttamente collegati, il responsabile diocesano Don Giovanni De Ciantis ha introdotto i lavori con la recita del Padre Nostro come preghiera di apertura e subito ha dato la parola al Vescovo Gerardo Antonazzo, collegato da Sora anche lui sulla piattaforma. «Dal Cura Italia al Cura Famiglia», questo il titolo della riflessione che ha porto, iniziando a chiarire che se all’inizio di parlava di Pastorale “Familiare”, poi “della Famiglia”, ora sarebbe il caso di parlare di “Pastorale della Chiesa domestica”, una Chiesa a misura di “casa”.
Sottolineando quanto ha influito la famiglia in questi mesi di reclusione generale per la pandemia e soffermandosi sui rapporti tra Chiesa e famiglia, ha affermato – quasi spiazzando l’uditorio – che la Chiesa particolare si articola attraverso le chiese domestiche, che sono i soggetti costitutivi della chiesa, non una “pia esortazione”. La parrocchia è un “ente” a livello organizzativo, riconosciuto anche dall’autorità civile, ma non è chiesa, è piuttosto intermediaria tra Chiesa e chiesa domestica. Il valore delle parrocchie lo fanno le famiglie.
Dunque, è fondamentale la centralità della chiesa domestica. La Diocesi, che è pienamente chiesa, è la comunione, non la somma, di tutte le chiese domestiche, le famiglie. La Chiesa universale è la comunione di tutte le diocesi.
La chiesa domestica, che è chiesa anche se non in pienezza perché essa non può celebrare da sé i sacramenti, vive di tutto ciò che Cristo ha lasciato alla chiesa: Parola, Preghiera e Carità. Sono le tre note di cui vivono la famiglia e la chiesa. Il Direttore dell’Ufficio nazionale di Pastorale della Famiglia Vianelli dice appunto che la famiglia prega, fa catechesi (annuncia la Parola) e vive la carità (il comandamento dell’amore). In queste settimane abbiamo avuto la grazia di riscoprire la bellezza della chiesa domestica, della chiesa-casa, che deve essere valorizzata. Sarebbe un gran danno perdere di nuovo questa consapevolezza.
Occorre chiedersi, ha concluso il Vescovo, come coppie e come famiglie, come vivere, in quanto chiesa domestica, la preghiera in famiglia; come formarsi alla scuola della Parola; come relazionarsi, secondo carità, all’interno della famiglia, con le altre famiglie e con i poveri. Su questi tre interrogativi ci si è fermati a riflettere, dandosi appuntamento dopo un quarto d’ora. Quando il collegamento è ripreso, vari sono stati gli interventi di coppie che, coordinate da Marco De Angelis, hanno raccontato esperienze vissute in casa in questi mesi, e avanzato proposte e idee per sviluppare meglio questi aspetti nelle famiglie.
In conclusione, il Vescovo ha invitato i presenti a mettere per iscritto, in maniera calma e meditata, le riflessioni e le proposte da mandare all’ufficio diocesano, per stilare un concetto di vita di chiesa domestica, costruire un percorso che resti come memoria di un vissuto in un momento di difficoltà, perché non bisogna sprecare la grazia di Dio ricevuta. Nella Bibbia e nel Vangelo i momenti di afflizione sono sempre stati sorgivi di Parola e di fede. Questo diventi un discernimento per scoprire il cammino da compiere, da mettere a disposizione di tutti . Con la preghiera dell’Ave Maria si è concluso l’incontro, estremamente partecipato e proficuo, grazie alle famiglie-chiese domestiche e alla Chiesa-Diocesi. E grazie alla tecnologia che permette e stimola tali iniziative per unire le comunità, anche se a distanza.
Adriana Letta