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7 Maggio 2020 – Commento al Vangelo

Giovedì – 4ª settimana di Pasqua (Gv 13,16-20)

Parola del giorno: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me

Dal Vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

 

Questa volta Gesù non sta parlando alle folle
e neppure ai capi dei farisei o agli scribi.
Il contesto in cui si trova, soprattutto dopo il gesto
della lavanda dei piedi ai suoi discepoli
– uno ad uno senza escludere nessuno,
neppure Simon Pietro che aveva mostrato resistenza –
fanno capire che sta parlando a tutti – noi compresi –
ma che a cuore gli sta uno in particolare: Giuda.
Con il gesto del boccone datogli da mangiare
nonostante sappia che ha già in cuore il tradimento
Gesù dice che avendolo egli stesso chiamato e inviato
non ritira il suo amore né la sua elezione
perché l’amore è superiore al tradimento.
E aggiunge che accogliere chiunque sia stato inviato,
a prescindere da come questi si comporti,
vuol dire sempre accogliere Gesù stesso
che si identifica anche con l’ultimo dei fratelli
che lui ama dello stesso amore con cui ama il Padre suo.