Cassino, intitolato ad Alessandro Vettese il Centro di Ascolto della Caritas parrocchiale di S. Antonio
Per onorare degnamente la memoria di un figlio illustre di Cassino prematuramente scomparso, la Parrocchia di S. Antonio di Padova ha voluto intitolare a lui, Alessandro Vettese, il Centro di Ascolto della Caritas parrocchiale. La sera di lunedì 1° febbraio, ad un mese esatto dalla sua nascita al cielo, dopo la celebrazione della S. Messa, si è svolta la semplice, intensa e commovente cerimonia, alla presenza dei familiari e di amici e parenti.
Alessandro Vettese aveva solo 48 anni, aveva compiuto i suoi studi a Cassino, poi l’università a Roma ed era diventato un affermato avvocato, attivo in un importante studio legale a Roma e da oltre dieci anni era anche docente incaricato di Bioetica, presso l’ISSR di L’Aquila, nella cattedra di Legislazione dei Beni Culturali Ecclesiastici e del Diritto internazionale e comunitario dei beni culturali. Un professionista stimato e amato, che in seguito ad un tragico incidente stradale con il suo scooter, avvenuto a Roma la sera del 29 dicembre, era deceduto dopo tre giorni di agonia, il giorno di capodanno. Un dolore immenso non solo per la sua famiglia, per i genitori Rossella e Domenico, ma per tutti coloro che lo conoscevano e per tutta la città, che lui continuava a frequentare. Il funerale era stato celebrato a Cassino nella chiesa di S. Antonio lo scorso 7 gennaio. Ora, in occasione del trigesimo, celebrato il giorno prima anche a L’Aquila, il parroco don Benedetto Minchella ha voluto ricordarlo a parenti ed amici in un modo che rimanesse per sempre, grazie alla targa apposta davanti ai locali della Caritas.
Toccanti le parole di don Benedetto: “Vogliamo compiere questo gesto in memoria di Alessandro perché la sua presenza in mezzo a noi non svanisca e riportare sempre alla mente e al cuore la sua persona e la sua umanità”. Si è detto poi “edificato”, il giorno del funerale, dalle parole di alcuni sacerdoti intervenuti, che lo avevano conosciuto e lo hanno descritto come una “persona sensibilissima, aperta al prossimo, disponibile, capace di farsi compagno soprattutto con le persone che vivono momenti di fragilità“. Se la chiesa è il luogo della preghiera al Signore, ha aggiunto, la Caritas è il luogo del cuore della comunità e questa è vera se si prende cura delle persone più deboli. A causa del momento difficile che viviamo per l’emergenza Covid e per l’inevitabile fragilità sociale, molte sono le persone che bussano a questa porta, per essere accompagnate psicologicamente e materialmente, a volte anche solo per avere nelle operatrici uno sfogo, una parola, una vicinanza, un punto di conforto, soprattutto in certe situazioni veramente drammatiche che a volte neppure si sa come aiutare.
Dedicare un Centro di Ascolto alla memoria di Alessandro significa anche voler continuare quello che ha fatto lui durante la sua vita, mettersi in ascolto delle persone, chiedersi in che modo possiamo aiutare il fratello o sorella in difficoltà, ma ancor più la memoria di Alessandro dice a ciascuno di noi che il bene fatto non si dimentica mai, perché il Signore, come dice la Bibbia, scrive nel libro della Vita il bene fatto con le nostre mani.
Dopo aver recitato preghiere per Alessandro, don Benedetto ha invitato i genitori ad accostarsi per scoprire insieme la targa, che ha benedetto aspergendola con l’acqua santa. Certamente, ora l’esempio di Alessandro non potrà svanire ma anzi resterà impresso in tutti e la targa sarà lì, nel pieno centro della città, a ricordare che il bene va fatto e non si dimentica mai.
Adriana Letta