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Agenda del Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo

Omelia del vescovo Gerardo Antonazzo per la Solennità del Natale 2021

 

IL GREEN PASS DELL’INCARNAZIONE

Solennità del Santo Natale 2021

 

“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). L’annuncio dell’Apostolo parla di tenerezza, di amore gratuito, di misericordia senza condizioni, di compassione senza misura. Per tutti! E’ l’esondazione dell’amore divino: dall’intimità del Mistero “nascosto da secoli, ora manifestato ai suoi santi” (Col 1,26) scaturisce, incontenibile come da imperiosa sorgente, l’inesauribile carezza divina per l’uomo di ogni luogo e di ogni tempo. E’ la smisurata filantropia di Dio, della benevolenza con la quale abita le attese dell’umanità, e con la sua inattesa iniziativa sovrasta ogni desiderio. Se il peccato ha inaridisce il terreno della nostra umanità, la grazia di Dio fa rifiorire il deserto.

 

La religione del paradosso

Nell’antica letteratura biblica il totalmente Altro non poteva fare altro che restare estraneo, incontaminato nella sua santità, irraggiungibile nella sua trascendenza. Io-Sono è il nome-non-nome di tutti i nomi con cui Dio si rivolge a Mosè. Ma quel Nome divino sembra piuttosto un ossimoro un dire per non rivelare, il parlare di sé per continuare a celarsi. Nel rivelare il suo Nome, Dio si nasconde rivelandosi, e si rivela nascondendosi, non “dietro” bensì “dentro” quel Nome. Il paradosso del Mistero oscilla tra il detto e il non-detto. In ogni rivelazione di Dio custodisce il pudore del nascondimento, e ogni velatura del suo Mistero lascia trasparire un bagliore di verità e di luce. S’accende una luce nella fitta notte del mistero divino, mentre resiste una certa oscurità nel pieno giorno del Suo parlare. “Mosè arriva a dire: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, fammi vedere il tuo volto (Es 33, 13). Per questo anche il salmista dice: ‘Mostrami il tuo volto’ (Sal 79, 4). Gli stessi pagani infatti hanno plasmato gli idoli, per poter vedere con gli occhi, nelle loro stesse aberrazioni, quel che adoravano” (Pietro Crisologo, Disc. 147). L’atto del rivelarsi da parte di Dio non permetterà mai all’uomo di possedere o manovrare il divino, come lasciavano intendere i culti idolatrici dell’antichità.

 

Il Mistero svelato

Dio risponde al suo servo Mosè: “Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es 33,20). Nel Canto XXXIII del Paradiso leggiamo che S. Bernardo prega la Vergine di conservargli sane le sue facoltà (li affetti suoi) dopo tale visione. Il poeta ci riferisce che non si può ricordare della visione avuta. Dante può rimanere vivo senza morire, perché non si ricorda più nulla della visione e lo dice diffusamente in più terzine. Dice solo che ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa visione. Gli è rimasto qualcosa. L’infinita dolcezza della sublime visione gli è rimasta in qualche modo, pur non ricordandone il contenuto! E’ come risvegliarsi da un sogno e non ricordare nulla, anche se la passione impressa rimane dentro di lui (vv. 58-60). Il Deus absconditus, inaccessibile nel suo mistero imperscrutabile, nel Natale si è fatto Deus revelatus (re-velatus, rimuovere ciò che rende nascosto), e l’uomo finalmente può contemplare, conoscere, ascoltare, raccontare l’Inesprimibile rivelatosi nella Parola “abbreviata” dell’incarnazione: “Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo…” (Fil 2,6-7). Per cambiare il destino dell’uomo e mettere finalmente fine alla catena ininterrotta e inevitabile di peccato, Dio ha deciso di diventare simile agli uomini. E’ il green pass dell’Incarnazione permette a Dio di attraversare i Cieli ed entrare in relazione con la concreta condizione umana. Dio viene a salvare la sua creatura beffeggiata dal peccato, esposta al baratro del totale fallimento. “Dio non si vergo­gna della bassezza dell’uo­mo, vi penetra dentro, sce­glie una creatura umana co­me suo strumento e com­pie meraviglie lì dove uno meno se lo aspetta. Dio è vi­cino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato o insignifican­te, ciò che è emarginato, de­bole e affranto. Dove gli uo­mini dicono: perduto, lì egli dice: trovato” (D. Bonhoeffer, Riconoscere Dio al centro della vita).

 

Il sogno in un segno

La filantropia di Dio raggiunge la sua pienezza nella Parola fatta carne. L’uomo diventa la “via” scelta da Dio per la rivelazione definitiva, in carne e ossa. Dio si è fatto veramente uomo! Entra nel mondo da vero uomo, perché l’uomo lo accolga come vero Dio! I Pastori accorrono perché è stato annunciato loro: “Troverete un bambino avvolto in fasce” (Lc 2,12). Pilato, suo malgrado, darà la conferma definitiva. La sua ingiusta condanna proclama una sentenza vera: “Ecco l’Uomo!” (Gv 19,5).  Aveva ragione: l’Uomo, sì l’Uomo-Dio. Nel Natale inizia a risplendere questa verità.  Dio, il Creatore, si lascia concepire come vero Uomo in un vero grembo materno: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio …’l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura” (Canto XXXIII del Paradiso). “Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita, [ ] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi” (cf. 1Gv 1,1-3). Il racconto dell’esperienza vissuta passa attraverso verbi e azioni squisitamente umane, concrete e verificabili. L’uomo è e resta la via di Dio. Sarà così per sempre: questo modo di agire da parte di Dio non possiamo più ignorarlo, scartarlo in nome di una ipocrita sacralità o di una religiosità impastata di fariseismo: “Il Signore Gesù ci viene incontro con il volto del fratello emarginato e scartato, del migrante disprezzato, respinto, ingabbiato, ma anche del migrante che è in viaggio verso una speranza, verso una convivenza più umana” (Papa Francesco, 3 dicembre 2021). Dio nel Bambino di Betlemme eccede in umanità! L’incarnazione di Dio insegna come rimanere umani per evitare il “naufragio della civiltà”: “Prego anche l’uomo, ogni uomo: superiamo la paralisi della paura, l’indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini! Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà” (Papa Francesco, 5 dicembre 2021). Mentre Dio supera ogni limite e barriera, l’uomo, con le sue scriteriate e irragionevoli chiusure, continua ad alzare muri che degradano e denigrano la dignità di ogni creatura. Il luogo teologico dell’incontro con Dio e con il prossimo resta l’umanità di Gesù che compendia in sé l’umanità di ogni creatura. Il segreto e la forza che si sprigiona dal Natale resta lo sguardo semplice e umile sull’umanità di Gesù, nella quale si rivela l’incarnazione divina.

 

 

  + Gerardo Antonazzo