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A Canneto l’incontro diocesano delle famiglie “Siamo tutti figli, siamo tutti fratelli”

La tappa conclusiva del cammino di preparazione al X incontro mondiale delle famiglie. Il vescovo Antonazzo: “La famiglia, paradigma di sinodalità”.

 

Qui a Canneto, dove la bellezza maestosa del luogo ispira pace e serenità. Qui, fra monti che stringono in un grande e verde abbraccio. Qui, dove il pensiero e il cuore incontrano Maria, straordinario tesoro di grazia. Proprio qui, presso la Basilica Santuario di Maria Santissima di Canneto, nella “Sala rossa”, alle ore 16.00 di domenica 1° maggio, si è tenuto l’incontro delle famiglie con il Vescovo Gerardo Antonazzo.

Questo appuntamento diocesano, dal titolo “Siamo tutti figli, siamo tutti fratelli”, completa il cammino di preparazione (svolto dapprima nelle parrocchie, poi nelle zone pastorali) al decimo incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Roma nel mese di giugno.

Alla presenza delle famiglie e del direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della famiglia, don Giovanni De Ciantis, il Vescovo ha iniziato la sua interessante e illuminante catechesi con l’esclamazione: “Quanto è difficile ripartire!“. A seguire ha evidenziato che oggi è tutto abbastanza complicato, ma non dobbiamo demordere dal tentativo di dare una spinta alle nostre risorse.

La chiesa del futuro sarà una “Chiesa in diminuzione, ma non deve diventare una “Chiesa in ritirata.

La crisi della partecipazione alla vita comunitaria viene da molto lontano, la pandemia l’ha evidenziata, ma nello stesso tempo ha insegnato l’importanza della vita e della preghiera in famiglia e la partecipazione alla Messa in streaming. È bene domandarsi che tipo di pastorale familiare si può sognare. Si dovrebbe riprendere il cammino dal punto in cui si è arrestato e recuperare l’entusiasmo originario. L’Amoris Laetitia, che è una guida sapiente, ci invita, per esempio, a valorizzare le coppie di fatto, perché la differenza non deve escludere, ma includere. Il matrimonio, infatti, anche senza sacramento, è comunque un’esperienza d’amore. Non si può pronunciare la parola “Chiesa” senza pensare alla famiglia e viceversa.

Con la nuova concezione di catechesi, il volto delle parrocchie, nella messa della domenica è cambiato. Non più bambini e catechisti, ma assemblee di famiglie. È urgente favorire la sinodalità della famiglia, stare sulla stessa strada e camminare insieme. La famiglia fa la sinodalità della Chiesa, la sinodalità della Chiesa aiuta quella della famiglia. Il sinodo, infatti, non è un parlamento, un’assemblea mondana, un equilibrio tra forze contrapposte, un dibattito culturale. È lecito domandarsi come si può fare sinodo nello stile di vita ordinario. Lo si può fare attraverso il dialogo, la preghiera, la relazionalità forte, l’accoglienza e l’ascolto. La sinodalità può aiutare anche a riscoprire se stessi, evitando giudizi e pregiudizi. Essere se stessi non è per niente scontato, è in famiglia che si può imparare. Più si litiga più si conosce l’altro, purché poi si faccia pace. Il litigio può essere paragonato alla “felice colpa”.

Si è invitati a riscoprire il valore della Parresia, cioè la capacità di parlare con franchezza, perché ciò che conta è dire ciò che si pensa con sincerità. Questo predispone alla ricerca della verità. La mancanza di sinodalità può facilmente condurre al verticismo, che è sempre deleterio e distruttivo.

La prima vera forma di carità è l’ascolto. Quindi si può tranquillamente parafrasare l’inno all’amore di San Paolo, sostituendo la parola “carità” con la parola “ascolto”. L’ascolto è sempre un’esperienza aperta che non può esaurirsi in se stessa ma richiede una realizzazione operativa.

Il Vescovo, al termine della catechesi, ha invitato le famiglie presenti ad esprimere liberamente le proprie considerazioni. Nasce uno scambio di pensieri costruttivo e propositivo. Consapevoli di essere popolo di Dio in cammino, e certi di essere una grande famiglia di famiglie, si torna a casa scoprendo nei propri occhi il brillare di una nuova speranza.

Lucio e Bibiana