Torna la festa della Santa di Cascia a dar fiducia e speranza a coloro che soffrono
Per la festa di Santa Rita, la “Santa degli impossibili”, la Parrocchia di S. Antonio da Padova in Cassino quest’anno – dopo due anni di pandemia – si è voluta preparare in modo più che mai accurato, completo e consapevole. Ha infatti cominciato dal mese di febbraio un appuntamento settimanale fissato al giovedì e per 15 settimane, “I quindici Giovedì di S. Rita”, la comunità parrocchiale si è ritrovata a pregare la Santa di Cascia meditando e approfondendo la conoscenza della sua vita e della sua spiritualità, dalla nascita e dall’infanzia al matrimonio e alla famiglia, distrutta quando marito e figli furono uccisi, all’entrata in monastero e alla vita nascosta, completamente dedicata a Cristo Crocifisso, all’amore divino e alla carità verso il prossimo, fino alla malattia e alla morte. Più intensi e ravvicinati i tre giorni del Triduo, immediatamente precedenti la festa, con un Rosario ritiano prima della Messa e preghiere ritiane al termine. Quest’anno, ha detto il parroco Don Benedetto Minchella, che la festa di S. Rita cade di domenica e la piazza antistante la chiesa è chiusa per i lavori di riqualificazione del centro urbano, pensavamo che non sarebbero venute tante persone. E invece è stata una fiumana di gente che ha visitato la chiesa, con la statua della Santa e la Reliquia esposte con grande onore, non solo per le celebrazioni, con la benedizione delle rose, le preghiere, la supplica, ma a tutte le ore, un continuo via vai. Evidentemente è davvero una Santa che conta moltissimi devoti, che non sono i disperati, bensì coloro che hanno sofferto, soffrono o hanno paura di soffrire. Essi infatti riconoscono in lei un modello di donna che ha sofferto tantissimo nella vita, ma sempre si è affidata a Dio, ricordando con fiducia la frase dell’angelo a Maria: nulla è impossibile a Dio. La rosa rossa, infatti, simbolo di Santa Rita, è dovuta al fatto che quando, gravemente ammalata e vicina a morire, pregò Gesù, non chiese di essere guarita, ma lo pregò di darle un segno del suo amore misericordioso che la confermasse nella sua fede e, benché fosse il mese di gennaio, una rosa rossa fiorì miracolosamente nell’orto del convento per lei. Credette nell’amore anche nelle situazioni più difficili e in tutti gli stati di vita che le toccarono: da figlia, sposa, madre, vedova, suora, con una fede così salda da rendere possibili anche cose impossibili. Ecco perché in tanti si rivolgono a lei, perché in ogni stato di vita ha amato Dio, accettando ogni prova, dando il suo Sì sempre, con umiltà e docilità, lasciandosi trasformare dallo Spirito Santo.
Il giorno della festa ha visto riempirsi la chiesa, tutti i fedeli avevano le rose e quando il sacerdote le ha benedette, era uno spettacolo vedere la chiesa fiorire di rose rosse alzate in alto con tante fiducia e devozione. Sì, quella a Santa Rita è una devozione popolare, che si esprime con gesti e parole semplici ma profondamente sentite in cuore. È vero pure che certi canti e preghiere hanno parole e rime ingenue e popolari, ma questo non sminuisce il valore delle preghiere, anzi ne attesta la schiettezza e genuinità e molte volte il sentimento popolare giunge a comprendere la verità ben prima di grandi studiosi e teologi. Inoltre va detto che questa devozione “sentimentale” viene educata, attraverso novene, tridui e feste, perché fa conoscere la vita del Santo, uomo o donna come noi, che ha saputo affrontare le difficoltà e sofferenze della vita alla luce del vangelo: il fedele, così, impara non a chiedere il miracolo, ma ad avere la forza di andare avanti fiduciosamente, capendo e valorizzando i doni ricevuti da Dio, seminando speranza e pace attraverso il compimento dei doveri quotidiani, non guardando solo a sé stesso, ma aprendosi anche agli altri.
Nella celebrazione serale del 22 maggio la presenza di sei deliziose bambine vestite come la santa, ha suscitato tenerezza quando sono arrivate nella processione iniziale e poi all’offertorio, ognuna con una rosa che ha deposto ai piedi della statua. Numerosi i momenti emozionanti: la benedizione delle rose, il canto del coro parrocchiale, la benedizione conclusiva impartita con la venerata Reliquia, il toccare con la rosa la Reliquia invece di baciarla, infine la piccola processione che, non potendosi svolgere all’aperto per via del cantiere dei lavori, è stata fatta all’interno della chiesa, dall’altare al portone e ritorno, sempre con le piccole “ritine”, tanto che un grande applauso e l’acclamazione “W Santa Rita!” hanno riempito l’atmosfera di gioia e di entusiasmo fiducioso a conclusione dell’intensa e partecipata celebrazione.
Adriana Letta