Il Vescovo Antonazzo nella parrocchia di Morino
“Qual è il senso della nostra vita da cristiani nel mondo?”. È con questo interrogativo che si è aperta l’omelia di sua Eccellenza Gerardo Antonazzo, nella Santa Messa celebrata nella Parrocchia di Santa Maria di Morino, alla presenza del parroco Don Bernardo Trelle e di numerosi fedeli.
Un interrogativo, ci fa notare sua Eccellenza, che non dovremmo mai perdere di vista. La Parola del Vangelo, infatti, attraverso due metafore, ci spiega che essere cristiani vuol dire essere sale e luce del mondo.
Essere come il sale il quale non è fatto per rimanere sale ma per essere sparso, quindi utilizzato, sciolto. Pur rendendosi invisibile nella sua sostanza materiale, è presente e lo percepiamo in quanto dà più gusto e sapore e diventa un tutt’uno con ciò che raggiunge. Essere poi come la luce: dobbiamo essere come la luna che riceve la luce dal sole e la riflette sulla terra irradiando e rendendo tutto più chiaro e bello.
Trasferito nella nostra vita quotidiana ciò significa che vivere da cristiani e vivere come comunità cristiana, non vuol dire vivere per se stessi ma per gli altri. Dobbiamo essere sale, quindi scioglierci e spargere le nostre vite per dare sapore a quelle vite vuote, solitarie e insipide dei nostri fratelli ed essere luce, cioè riflettere la luce di Cristo per dare speranza a quanti l’hanno persa.
Dare senso alla nostra vita è questo: avere il compito, la missione, il dono di essere testimoni del Vangelo attraverso la fede e soprattutto la carità. Dobbiamo essere una grazia, un balsamo per la vita degli altri. Si è cristiani insieme e nel mondo.
Sua Eccellenza conclude richiamando un passo della Lettera a Diogneto in cui si descrive la vita dei primi cristiani dentro la realtà del mondo pagano, affermando che “i cristiani vivono nel mondo come l’anima vive nel corpo”. Nel corpo l’anima non occupa uno spazio ben preciso ma lo pervade tutto, così l’anima cristiana deve essere presente ovunque nel mondo testimoniando la luce del Vangelo e portando la presenza di Dio.
Alessandra Sciarra
Foto di Mauro Facchini