Intorno all’Ospedale “Santa Scolastica” di Cassino una Via Crucis all’aperto con il Vescovo Gerardo
La Via Crucis è la via del dolore, quello subito e vissuto da Gesù per salvare gli uomini, tutti gli uomini. Aiuta a capire e “sentire”, anche con l’immaginazione, la sofferenza umana di Gesù, che lo accomuna agli esseri umani di tutti i tempi, ma anche e soprattutto aiuta a capire come vivere la sofferenza imitando Lui. Nessuno è immune dalla sofferenza, fisica, psicologica, spirituale, individuale o di gruppo, e nessuno è immune dalla tentazione di chiedere: perché? perché proprio a me? che cosa ho fatto di male per meritare simile punizione? Sono domande che non hanno risposta. Gesù ci fa innalzare lo sguardo e comprendere che non è una colpa nostra o dei nostri padri, ma è la condizione umana ed è proprio il soffrire che ci fa andare nella profondità di noi stessi per scorgere nel dolore – attraverso l’amore – una occasione di salvezza. Solo così si può accettare la sofferenza e offrirla al Signore. È allora che si trova o ritrova la pace e la serenità, la gioia profonda del cuore.
Meditare su questi temi in un luogo-simbolo come l’ospedale, che accoglie malati e sofferenti per aiutarli a guarire, se possibile, o ad alleviare le sofferenze o almeno a convivere dignitosamente con la malattia, rende la meditazione certamente molto più efficace. Così venerdì 17 marzo, presso l’Ospedale “Santa Scolastica” di Cassino, il Vescovo Gerardo Antonazzo ha guidato la Via Crucis, proposta e preparata dal cappellano Don Mario Colella, dall’Unitalsi e dai numerosi volontari, con un gran numero di persone fragili e con problemi di salute.
Nella cappella ospedaliera da dove ha preso il via la pia pratica, il Vescovo ha affermato che la Via Crucis è un cammino, non solo dei piedi, ma dell’anima e così dobbiamo viverla. Quindi è iniziato il cammino che, uscendo dalla struttura, si è svolto all’aperto, tutt’intorno all’ospedale, fermandosi alle varie “stazioni”, dove i volontari, a turno, portavano la Croce e le fiaccole e leggevano la pagina evangelica che riguardava la sofferenza di Gesù e la meditazione, sempre molto adatta perché ognuno si ritrovasse in quelle parole, poi la preghiera e il canto. Era uno spettacolo vedere scorrere lentamente un fiume di carrozzelle e di persone, con i molti accompagnatori, sempre premurosi ed attenti ai loro protetti. Un fiume di persone che alternava cammino e soste, silenzio e parole, canto e preghiera. Questo per le tradizionali quattordici stazioni, alle quali il Vescovo Gerardo ha aggiunto la quindicesima, quella che offre la chiave di lettura di tutto, quella del sepolcro vuoto. È importantissima, ha spiegato, perché altrimenti – terminando con la morte – sarebbe un percorso di disperazione, invece la Risurrezione di Gesù fa davvero germogliare la speranza cristiana. Quest’ultima stazione si è svolta, con il Vescovo che portava la Croce, dalla parte dell’ingresso dell’ospedale, proprio davanti al monumento dedicato alle vittime del Covid e alla stele commemorativa della prima operatrice sanitaria vittima del Covid, Maria Del Greco, e questo particolare ha reso ancor più suggestivo il momento e significativo il ricordo, accomunando i malati con tutto il personale ospedaliero che dedica il suo lavoro, e a volte addirittura la propria vita, al bene dei pazienti. A concludere questa Via Crucis speciale è stata la Benedizione impartita dal Vescovo con la Croce. Il ringraziamento da parte del cappellano Don Mario ha espresso la gratitudine di tutti per aver partecipato, con il Vescovo e con un gruppo così nutrito di persone, ad una celebrazione particolarmente sentita e partecipata.
Adriana Letta