Vivo il ricordo, affettuoso e grato, di quello che fu il primo Parroco salesiano a Cassino, nella comunità di S. Pietro
La comunità parrocchiale di S. Pietro Apostolo in Cassino si è unita, nella domenica della solennità di Cristo Re, il 26 novembre, per celebrare l’Eucaristia e fare memoria del suo primo parroco salesiano, Don Mario Giancola, tornato alla Casa del Padre il 14 novembre scorso. È sempre vivo e forte il ricordo che gli adulti conservano nel cuore, perché fu davvero un Parroco buono, salesiano fin nel midollo, che con umiltà e fede profonda seppe dare un’impronta nuova, un’attenzione particolare e premurosa ai ragazzi e uno slancio missionario, forte della sua lunga esperienza missionaria in Messico, da cui era tornato da poco. Ad animare la liturgia, la Corale parrocchiale S. Pietro, da lui sempre sostenuta. Tutto questo ha ricordato l’attuale Parroco Don Nello Crescenzi, tracciando un profilo di Don Mario. Nato in Molise, obbedendo sempre ai suoi superiori, visse e operò pastoralmente in diversi luoghi e contesti, sempre portando la sua fede forte e semplice, basata sul fatto che “Dio è amore”. Negli ultimi anni era stato a Roma – Pio XI con vari incarichi, collaborando in particolare nel ministero della riconciliazione ma quando le condizioni fisiche cominciarono ad essere sempre più deboli, si spostò definitivamente a Roma – Zatti per essere più seguito e accudito nella salute. Qui è rimasto fino al momento della sua morte. Nell’omelia Don Nello ha accennato anche alle belle testimonianze riportate dalla Congregazione salesiana nella Lettera mortuaria di Don Mario e lette durante la l’omelia funebre dal Superiore di Circoscrizione Don. Stefano Aspettati. Dalle testimonianze di sacerdoti salesiani viene fuori un’immagine di sacerdote “sempre capace di accogliere le persone, di sorridere, di accettare la battuta scherzosa, di entrare in relazione con ogni persona”, instancabile nel servizio al confessionale, che si è fatto amare da tutti perché era capace di amare tutti, per tutti “un segno di grande testimonianza di fedeltà e di fiducia nel Signore e in Maria Ausiliatrice”. Ancora: ha sempre sofferto di problemi di vista che talvolta lo rendevano insicuro, ma “sempre abbandonato alla volontà di Dio”. Oltre che il confessore era “l’amico con cui potevo permettermi di scherzare sul suo carattere bonario e sempre disponibile”. Il suo stile di vita era realizzato nella serenità e nella cordialità.
Alcune testimonianze di laici di Cassino
- «Caro Don Mario, in una delle ultime telefonate, circa due mesi fa, con voce flebile mi hai detto: “Ho saputo che insegni alla scuola Don Bosco… mi raccomando i ragazzi”. Queste poche parole racchiudono il tuo testamento… Salesiano per sempre. Nel 1988, insieme ai tuoi confratelli Don Mario Ballerini e don Maurizio Verlezza, avete varcato la soglia della chiesa di San Pietro apostolo e direi anche della città di Cassino, è iniziato per noi giovani di allora, una nuova era… avete profuso un vento nuovo, ricco di promesse e speranze, ricordandoci sempre di essere buoni cristiani ed onesti cittadini, scalfendo la vita e la formazione di molti di noi. Il tuo occhio attento e vigile, la tua dedizione senza riserve, ha dato vita ad una grande opera salesiana a Cassino, che ancora oggi è testimonianza viva grazie alla presenza dei cooperatori salesiani. Sono in tanti che forse vorrebbero dirti semplicemente GRAZIE, un bambino venuto alla luce grazie al tuo intervento, un ragazzo che è riuscito a realizzare i suoi sogni, una mamma e un papà che si sono sentiti rassicurati, un anziano che si è sentito meno solo… hai aiutato a scrivere la storia di molti di noi, lo hai fatto in silenzio e con amabilità. Hai voluto fortemente il coro di San Pietro che hai sempre sostenuto, anche a distanza. Tutti ricordano la tua fermezza unitamente alla tua operosità semplice e concreta. A noi resta la ricchezza delle tue semplici ed immediate omelie: DIO È AMORE. Ciao Don Mario, guidaci e confortaci da lassù».
Sonia Miele
- All’amato D. Mario. Il tuo era un cuore missionario. Traspariva da ogni tua azione e dal tuo modo di essere. L’umiltà era la tua forza. Nel confessionale eri di una dolcezza infinita, quando, dopo il colloquio, ci mettevi la mano sulla testa e al contempo dicevi di andare in pace perché Dio ci amava. Non di rado i tuoi occhi luccicavano. Non ti stancavi, ai matrimoni, di raccomandare di non buttare il riso, perché quel riso, in missione, avrebbe sfamato una intera famiglia. E che dire delle scarpe bucate? Per fartele cambiare abbiamo dovuto pregare Don Bosco. Uomo giusto, umile e generoso. Un vero salesiano che ha incarnato il carisma di Don Bosco. Incontrarti e praticarti è stata una vera grazia. Sarai sempre nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. Grazie per tutto quello che ci hai insegnato.
Maria e Tonino Mastrocicco
3. Se a qualsiasi persona della parrocchia di San Pietro di Cassino si chiedesse “la frase di Don Mario”, chiunque risponderebbe: Dio è amore. Ripeteva questa frase continuamente, davanti a ogni gioia, come di fronte alle difficoltà, ma anche come saluto di accoglienza o come congedo. Appena siamo venuti a conoscenza della sua morte, molte persone hanno scritto su facebook e sulle chat parrocchiali: abbiamo un grande Salesiano in Paradiso che intercede per noi! Un salesiano che nella sua semplicità e operosità ha lasciato un segno indelebile. Una persona buona e gentile, sicuramente è in Paradiso. Un’animatrice ha sottolineato: apparentemente poteva risultare tirchio, ma per i suoi ragazzi; metteva da parte sempre per loro. Un grande sacerdote di don Bosco, un vero salesiano. È stato il primo salesiano arrivato a Cassino insieme a Don Mario Ballerini e Don Maurizio Verlezza, allora tirocinante. Con loro abbiamo conosciuto per la prima volta Don Bosco. Era appena tornato dal Messico. Il più grande ricordo che ho di lui risale alla prima Estate Ragazzi che organizzarono a Formia. Dopo il pranzo, lui si voleva occupare in prima persona della pulizia dei tavoli. Mangiava tutti gli avanzi dei piatti di noi ragazzi. Noi rimanevamo ad osservarlo. Un giorno io, come tanti altri, mi sono avvicinata con curiosità chiedendo se avesse fame. Lui mi rispose: ho visto la fame in tanti bambini e ragazzi e non lascerò che si butti o si sprechi nulla. Aveva visto tanta povertà e non poteva permettere che nulla andasse sprecato. Si commuoveva pensando al Messico. Pian piano con il suo esempio ci educò a chiedere la giusta porzione. Io non l’ho mai sentito arrabbiarsi o rispondere male, aveva dei modi garbati e gentili. Instancabile e sempre presente. Alcuni giovani lo chiamavano h24 perché non riposava mai e se non aveva nulla da fare era in chiesa a pregare. Lo vedo lì con il suo rosario, seduto con la testa china, a pregare.
Antonella Sinagoga
Ecco, questo era Don Mario, che aprì il periodo salesiano della Parrocchia di S. Pietro, capace di lasciare un ricordo davvero indelebile nella comunità che oggi lo ha ricordato con grande affetto e sentita gratitudine.
Adriana Letta