Gli Studenti del Liceo Classico e dell’Artistico di Cassino presentano il loro Presepe 2023, con uno sguardo acuto sull’attualità
Mercoledì 20 dicembre, si entra nel liceo Carducci di Cassino e nell’atrio si sente un’atmosfera festosa, ci sono già molti ragazzi con il Prof. Crescenzi (ovvero Don Nello) ed altri sono in arrivo, debbono presentare il loro Presepe 2023 allestito, come di consueto, nell’atrio della scuola. Guardando si capisce subito che non si tratta di un presepe tradizionale, ma diverso, non ben intellegibile a primo acchito: in terra ci sono personaggi, a coppie, intorno alla Natività, e in fondo, sempre a terra, la stella cometa (ma non si metteva sempre in alto?). Anche la parete di fondo pone interrogativi, di sotto ci sono le nuvole come di un cielo “a pecorelle”, più sopra dei disegni con le scritte “Narciso”, “La Torre di Babele” e “Dedalo e Icaro” e sopra ancora due riccioli d’azzurro che sembrano due onde marine, al posto del cielo. Un mondo sottosopra. Sull’altro lato, in alto, una grande scritta, è il titolo del Presepe: “Eutopia non Utopia”, con un sottotitolo: Forgeranno le loro spade per farne aratri (Isaia 2,4). Ed è questa la chiave di lettura; infatti, quando si inizia, gli studenti, che sono stati guidati dai proff. Crescenzi, Renna e Consales, nel Progetto Presepe, dopo un primo canto, prendono a illustrare il loro lavoro, e sono in tanti a farlo, uno dopo l’altro passandosi il microfono. Sono pieni di entusiasmo, si vede che non è stato “il solito presepe” ma il frutto di un lavoro di ricerca, scambio, riflessione, presa di coscienza, non solo per riprendere in considerazione il messaggio storico del Natale di Gesù, ma per coniugarlo con l’attualità al fine di capirla, interpretarla e ricavarne il senso della vita ed il necessario impegno di tutti e di ciascuno. Ecco la logica di quel presepe “strano”, ecco perché quel titolo Eutopia non utopia: per dire che il Natale non è un’utopia, cioè un sogno inarrivabile, un luogo o una società ideale, spesso irraggiungibile nella realtà. Di utopie ce ne sono sempre state, perché da che mondo è mondo, l’uomo sogna di arrivare alla perfezione e all’onnipotenza. Scorrendo l’antichità, hanno scelto alcune famose utopie emblematiche e le hanno rappresentate sullo sfondo del loro presepe: il mito greco di Narciso, il giovane di così perfetta bellezza che per baciare la sua immagine cade nell’acqua che la rifletteva; la biblica Torre di Babele del Libro della Genesi, immagine dell’umanità ambiziosa che vuol costruire una torre tanto alta da arrivare al cielo e invece fallisce a causa della confusione generata dalle diversità di lingue generatasi; il mito greco di Dedalo e Icaro, rappresentanti il desiderio, anzi la pretesa umana di volare: le ali di cera fatte da Dedalo non dovevano avvicinarsi al sole che le avrebbe sciolte ed il superbo Icaro, trascurando l’avvertimento del padre, cade in mare. E ancora il mito del Vaso di Pandora (un vaso trasparente pieno di strisce di carta rosse con scritti i mali come paura, inganno, odio, guerra… e solo una striscia verde, la speranza), ancora una volta non rispettato il divieto, di Zeus, di aprire il vaso perché conteneva tutti i mali dell’umanità, e dolori e sciagure si scaricano sugli uomini. Tutte queste utopie mettono “il mondo al contrario”, dimostrano che la superbia, l’insaziabilità, le aspirazioni impossibili, la presunzione di arrivare in cielo e di non fallire mai sono desideri e sogni irrealizzabili, perché l’essere umano ha dei limiti invalicabili che deve accettare, rispettare e abbracciare.
Dunque, non utopia ma Eutopia, più vicina alla realtà umana e certo più potente: indica un luogo buono, uno stato sociale ideale non illusorio ma possibile, alla portata degli uomini, che porta graduali miglioramenti reali nella vita delle persone. E affermano: “Con il Natale l’eutopia è possibile grazie a Dio che si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi”. Gesù nasce come “segno eutopico di speranza”, infatti non ha paura di nascere in un luogo reale, dove sono diversità e imperfezioni “e a noi chiede di accogliere questa realtà abbracciandola e abbracciandoci”. Infatti i personaggi del presepe, preparati dalle mani abili e dalla creatività degli studenti dell’Artistico, sono rappresentati tutti in coppie che si abbracciano (Maria e Giuseppe, una donna e un uomo, un israeliano e un palestinese, due magi, un anziano e un ragazzo…). Questi abbracci sono a Betlemme, dove Gesù nasce portando l’eutopia proprio dove oggi infuria la guerra. “L’abbraccio come antidoto”. Ecco spiegata la scelta del sottotitolo preso dal profeta Isaia: forgiare le spade per farne aratri possiamo anche noi, tutti siamo chiamati a fare scelte di pace. Se il mondo è in guerra, “occorre convertire gli interessi economici legati alle armi, in strumenti per combattere la povertà e la fame. Serve l’impegno di chiunque possa fare qualcosa per porre fine alla follia della guerra e allo scandalo della fame nel mondo”.
Temi importanti ed attuali, dunque, quelli su cui si sono spesi questi studenti del Liceo Classico “Giosuè Carducci” e del Liceo Artistico “Vittorio Miele” di Cassino, e lo hanno fatto con consapevolezza ed entusiasmo: se gli adulti li ascoltassero davvero! Lo stesso entusiasmo lo hanno messo nell’avvicendarsi, nel cantare e suonare negli intermezzi ed anche nella videochiamata fatta con la Dirigente Scolastica prof.ssa Licia Pietroluongo che, costretta a casa dall’influenza, ha interloquito con loro e porto gli auguri natalizi per tutti, docenti e studenti e famiglie.
Don Nello ha benedetto il Presepe invitando chi crede ad unirsi alla preghiera e chi non crede ad ascoltare; un’ultima canzone, “A Natale puoi”, poi grandi applausi, abbracci e palese soddisfazione generale.
Adriana Letta