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Dare la vita vince la morte

Questo il messaggio che Don Nello Crescenzi ha dato nel celebrare le esequie di sua madre nella Concattedrale di Cassino

Una celebrazione esequiale divenuta un inno alla vita e all’amore. Una chiesa, la Concattedrale di Cassino, dove domenica 3 marzo nel primo pomeriggio sono convenuti a concelebrare numerosi sacerdoti diocesani, l’Abate di Montecassino Dom Luca Fallica, il Vicario diocesano Mons. Recchia in rappresentanza del Vescovo Antonazzo che, avendo un impegno pastorale programmato, è andato la sera prima alla camera ardente a benedire la salma, diaconi, ministranti e una vera folla di persone commossa, partecipe, attenta, che ha riempito tutti i posti e gli angoli possibili. C’era il Sindaco Salera, senza fascia, da amico ed estimatore, vari membri dell’Amministrazione comunale, e spiccava una quantità incredibile di giovani, ragazzi di tutte le età. L’animazione musicale della liturgia era curata da un numeroso gruppo di cantori e musicisti provenienti da diverse parrocchie. Si capiva immediatamente che si trattava di qualche persona straordinaria a richiamare una presenza tanto imponente e varia. Si celebravano le esequie della sig.ra Argentina Vittoria, la Mamma di Don Nello Crescenzi, tornata alla Casa del Padre dopo lunga malattia. Da pochi mesi in quella stessa chiesa, parrocchia della famiglia, si era celebrata la Messa per i 50 anni di matrimonio di lei ed Antonio, ed era stato un momento gioioso di festa, tanto che proprio in quella occasione si era formato il grande gruppo musicale. Ora invece era un momento di comprensibile dolore: la mamma di un Sacerdote è una mamma speciale, è la Mamma di tutti i Sacerdoti. E Don Nello, suo figlio, è una persona amata e stimata da tanti, da tutti. Le due parrocchie che regge, S. Pietro a Cassino e S. Giovanni Battista a S. Angelo in Theodice, hanno partecipato in modo massiccio e affettuoso, con un premuroso e attento Don Cristian, che condivide con Don Nello il lavoro parrocchiale; massiccia la presenza pure del Liceo Carducci, in cui Don Nello insegna, e poi, a livello diocesano, i catechisti, gli insegnanti di religione, gli iscritti ai corsi di formazione teologica, l’Azione cattolica… Davvero tanti coloro che sentono nei confronti di Don Nello un debito di amicizia, di riconoscenza, di aiuto ricevuto.

E lui ha dimostrato ancora una volta e più che mai, che è davvero un uomo di Dio, che la fede che insegna è davvero la sua ragione di vita e illumina i suoi passi, il suo agire, le sue scelte, i suoi impegni. Pur nel dolore, ha saputo con voce forte, chiara e convinta, illuminare i presenti e far capire che è vero, la vita spesso ci appare come una lotta tra vita e morte, ma se la viviamo così, a vincere è sempre la morte. Quello che occorre è l’amore: una vita donata agli altri per amore non è una vita sprecata, anzi è una vita che dura per sempre, vince sulla morte. Perché “dare la vita vince la morte”. Così ha fatto sua madre: ha tanto amato, dedicando la sua vita agli altri, a cominciare dalla famiglia. Nel dare la notizia della sua salita al cielo, i suoi – il marito Antonio e i figli Don Nello e Filomena, hanno scritto sul manifesto mortuario il doloroso annuncio, “invitando tutti ad unirsi in preghiera nella speranza cristiana della Resurrezione”. E nell’omelia Don Nello, ringraziando tutti per la presenza e l’affetto dimostrato, ha aggiunto: lo stesso Gesù ha promesso che dopo la morte lui ci accoglierà e saremo con lui per sempre, nella gioia perenne. Ad ognuno di noi nel Battesimo Dio ha fatto questa promessa. La speranza del cristiano dunque, non è una vaga e confusa aspettativa, ma è certezza. E ha ripetuto più volte scandendo le parole: Dare la vita vince la morte! Ha fatto commuovere ma soprattutto riflettere, immettendo in ognuno non dolore inconsolabile ma serenità, fiducia, Fede e stringendo i legami affettivi.

Toccanti le sue parole come pure tanti momenti della celebrazione, in particolare al termine, nei riti di congedo, quando prima Don Nello e poi, uno alla volta, tutti i concelebranti, hanno asperso e incensato la bara e impartito insieme la benedizione conclusiva. I saluti, gli abbracci, i ringraziamenti hanno preso il via e sono stati lunghi e sentiti, pieni di un affetto straordinario e profondo, certamente generatori di gratitudine e di buoni propositi.

Adriana Letta