Ad Aquino e Roccasecca celebrati i 750 anni dalla morte di san Tommaso
Tra gli eventi commemorativi le Messe presiedute dal cardinale Semeraro
Aquino e Roccasecca, unite, come sempre, dall’indissolubile legame costruito lungo i secoli dal loro fulgido figlio: san Tommaso d’Aquino. Lo scorso 7 marzo, dies natalis del santo, sono stati celebrati, qui con sentire particolarmente intenso, i 750 anni della morte del Dottore Angelico: da una parte, il luogo che conserva i resti del castello dei Conti d’Aquino e dove, due anni dopo la nascita al cielo di Tommaso, sorgeva quella che è oggi la più antica chiesa al mondo dedicatogli; dall’altra, il centro medievale, antica e storica sede episcopale, che parimenti nel tempo s’è fregiata d’onore e gloria, mirando al santo il cui casato da Aquino trae il nome e la fama.
Diverse iniziative hanno preparato i fedeli alle liturgie di giovedì scorso. Dopo le novene di preghiera, nella vigilia, le comunità civili e religiose hanno condiviso importanti occasioni di aggregazione, come ad Aquino l’esibizione della Fanfara del IV Reggimento dei Carabinieri a cavallo e l’accensione del falò nel borgo medievale e, a Roccasecca, la deposizione dell’omaggio floreale alla statua del Santo.
Il 7 marzo, al mattino nella prima, il pomeriggio nell’altra, tanto Roccasecca, quanto Aquino sono state quindi protagoniste delle solenni celebrazioni presiedute dal cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Accanto ed intorno a lui, le sante Messe hanno visto concelebrare il vescovo Gerardo Antonazzo, un nutrito numero di sacerdoti delle città e dei centri limitrofi e moltissimi fedeli.
Per la commemorazione dei 750 anni della morte del Dottore Angelico, la reliquia del santo in peregrinatio nella diocesi è stata riaccolta dai fedeli di Roccasecca e Aquino, le cui chiese sono state gremitissime e le processioni seguite da gran concorso di popolo.
Le liturgie si sono concluse ad Aquino, in serata, dopo la processione per le vie della città e la benedizione impartita dal vescovo Antonazzo dalla loggia della Concattedrale con reliquia del santo.
Tuttavia, il fulcro delle celebrazioni, destinate agli annali della storia della Chiesa locale e delle due città, sono state le parole pronunciate durante l’omelia dal cardinale Marcello Semeraro a Roccasecca e ad Aquino. Due testi diversi e profondamente originali per impostazione.
A Roccasecca l’omelia (leggi qui: La nobiltà dell’uomo e della famiglia) del cardinale è stata incentrata sul decalogo, secondo l’interpretazione che ne dà il Dottore Angelico. All’uomo di ogni tempo è dato conoscere che cosa fare e che cosa evitare per conseguire la salvezza, vivendo la legge divina dell’amore che, per Tommaso, è «la norma di qualunque atto umano». Poi Semeraro si è soffermato con particolare attenzione sul commento che l’Aquinate fa del quarto comandamento “Onora tuo padre e tua madre”. Scrive Tommaso ripetendo sant’Ambrogio che «Dio va amato per il primo, ma subito appresso vengono i genitori» e ricorrendo ad Aristotele ce ne fornisce la ragione: «mai potremo ricambiare interamente la somma di benefici che, in quanto figli, abbiamo ricevuto dai nostri genitori». Il resto è stata un’illustrazione dei beni donati dai genitori, l’inizio della terrena esistenza, il necessario per vivere, l’educazione.
Da una meditazione sulla legge divina possibile nella vita pratica l’omelia (leggi qui: San Tommaso d’Aquino, doctor humanitatis) del cardinale diviene ad Aquino un limpidissimo richiamo a due capisaldi dell’insegnamento di Tommaso sulla persona e su Dio. Nell’incipit Semeraro ha recuperato le parole di Papa Paolo VI nella visita ad Aquino del 14 settembre 1974, discorso in cui il Pontefice tesseva l’elogio del grande Dottore della Chiesa ed esortava gli Aquinati di ieri e di oggi ad «essere degni di portare il nome di San Tommaso D’Aquino». “Tommaso insegna all’uomo a difendere se stesso” – ha detto l’alto prelato – “a difendere la sua dignità e a scorgervi l’immagine di Dio”. Questo apprendimento passa attraverso l’Eucaristia – ed ecco il secondo passaggio decisivo dell’itinerario dell’uomo a Dio – “il viatico del pellegrinaggio terreno: non partecipazione episodica ed estemporanea al Dio che si fa nutrimento dell’uomo in cammino, ma sostegno del cammino stesso, costantemente orientato a Dio, cui appartiene l’iniziativa di cercare l’uomo attraverso Cristo”.
Andrea Pantone
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