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XII Festival Dottrina Sociale della Chiesa

Soci@lmente liberi

“Intelligenza artificiale, Famiglia, Politica al servizio della persona”

Prima parte

Ha preso inizio lunedì 13 maggio, presso il Campus Universitario della Folcara, la due-giorni del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa 2024, organizzato, in collaborazione con l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, dal Comitato S.A.LE. e dalla Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, con vari patrocini e sostegni ma sostanzialmente portato avanti da dodici anni dalla tenace convinzione di colui che in zona ne è stato l’iniziatore e ne resta l’anima, l’avv. Francesco Rabotti. È lui che ha introdotto i saluti istituzionali, dopo aver ringraziato la Banca Popolare del Cassinate e i vari partner. Il Rettore Marco Dell’Isola ha porto il suo saluto osservando che l’Intelligenza Artificiale rappresenta un grande cambiamento e costituisce una sfida importante, ponendo una serie di interrogativi: tutto ciò richiede il controllo delle macchine ma soprattutto una capacità di governo del cambiamento.

Anche il Vescovo Gerardo Antonazzo ha porto il suo saluto, ricordando che questo Festival va visto anche in previsione della prossima Settimana Sociale dei Cattolici. Citando il Presidente Mattarella, ha detto che nella storia dell’umanità ogni novità ha modificato lo stile della vita ed ora, di fronte alla IA, non bisogna né demonizzare né deresponsabilizzare. Gli strumenti di comunicazione non sono neutrali, mettono in moto un processo di dinamismi con tutte le conseguenze nella vita quotidiana e soprattutto toccano l’umano. L’importante è l’uso di tali mezzi: non saremo mai solo “spettatori”, e le relazioni umane potranno migliorare o rischiare. Ha ricordato il messaggio di Papa Francesco del 1° gennaio, in cui ha parlato dell’IA.

L’incontro sul tema “La dimensione antropologica dell’IA”, è stato moderato da Angelo Astrei, che ha dato la parola al primo relatore della sessione, il Prof. Riccardo Petricca, dell’Università Urbaniana, ingegnere delle telecomunicazioni. Ha subito detto che la parola IA è il primo o almeno tra i primi tre termini ricercati su internet. Ha poi voluto far notare come la Chiesa cattolica ha sempre dato attenzione alla comunicazione e ai suoi progressi, a internet, tanto che il primo sito è quello del Vaticano. Ha ricordato il documento conciliare Inter mirifica del 1963, in cui si parlava delle “meravigliose invenzioni tecniche” che erano i nuovi “strumenti di comunicazione sociale” che, “se bene adoperati, offrono al genere umano grandi vantaggi”, asserendo l’importanza di educare e formare le persone sulle nuove tecnologie. E ogni anno il Papa scrive il Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, aggiornandosi e spronando ad aggiornarsi e a riflettere, facendo attenzione anche ai rischi e ai pericoli. Si può dire che la Chiesa cattolica in questo è davvero pioniera. Benedetto XVI è stato il primo a parlare di IA e Papa Francesco ha iniziato un approccio etico alla IA, stimolando una regolamentazione etica. Padre Roberto Busa, gesuita, è stato l’inventore della linguistica informatica e un pioniere nell’uso dell’informatica. Padre Paolo Benanti (docente alla Gregoriana e a Seattle) è stato nominato Presidente della Commissione italiana sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione, ed è l’unico italiano nel Comitato USA.

Ha poi parlato il Prof. Ciro D’Elia, docente Unicas, soffermandosi sulla evoluzione che dal 1996 al 2024 ha visto le richieste degli utilizzatori concentrate su alcune cose rispetto alla pluralità dei contenuti. Così i grandi competitor da aziende di prodotti si sono trasformate in aziende di servizi, come Apple, Amazon, Microsoft. È un dato allarmante.

Il Prof. Manlio D’Agostino Capobianco, del Comitato Presidenza dell’Ente nazionale per l’Intelligenza Artificiale, ha affermato che bisogna governare il processo e per far questo bisogna ritornare con i piedi per terra e avere capacità di essere gli attori; allora la componente tecnica diventerà marginale. Noi siamo nati in una dimensione reale, ora invece siamo immersi in una dimensione digitale, virtuale: tutti i concetti statici che abbiamo dobbiamo renderli dinamici. Deve essere costante l’antropocentrismo, che va coniugato con l’evoluzione tecnologica e la sostenibilità. Tra globale e locale occorre un approccio olistico complesso. Una tecnica deve essere smart per l’uomo, per la qualità della sua vita. Gli ultimi quattro Papi hanno preso coscienza della situazione e indicato un approccio dinamico uomo-ambiente-progresso. Il benessere comprende la qualità della vita e la capacità delle persone e delle società di contribuire al mondo con un senso e uno scopo, nel pieno e costante rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.

Il Prof. Fortunato Ammendolia (del COP e dell’Università Urbaniana), raccogliendo le parole di Papa Francesco che parla di processi e quindi di dover camminare, ha chiesto: quale umano, quale ambiente vogliamo? Quale cambiamento attivare? A quale ordine nuovo vogliamo dirigerci e a quale tipo di umano? ha detto che bisogna “costruire una zattera nuotando” e, citando Romano Guardini, ha detto: «Non abbiamo bisogno di ridurre la tecnica, ma, al contrario, di accrescerla. O meglio: ciò che ci occorre è una tecnica più forte, più ponderata, più “umana”». Le tecnologie digitali sono “abilitanti”, cioè capaci di rendere possibile l’innovazione nei processi, nei beni e nei servizi in tutti i settori dell’economia e della società. Ha parlato dell’evoluzione di internet, dell’Onlife, fine del dualismo online-offline, mostrando anche il Manifesto Onlife. Ha chiarito la questione Intelligenza Artificiale e additato i principi di una “Algor-Etica”: Trasparenza, Inclusione, Responsabilità, Imparzialità, Affidabilità, Sicurezza e Privacy.

È stata poi la volta di Markus Krienke, dell’Università di Lugano, che ha parlato da remoto in video, ed ha parlato del transumanesimo futuro che incombe su di noi. Non bisogna avere paura, ma fare diagnosi delle crisi del presente, che sono di nostra responsabilità. Siamo noi ad utilizzare le nuove tecnologie: il problema non è l’uomo, è lo strumento. Le istituzioni di una democrazia o di un libero mercato fanno sì che siano assicurate le nostre libertà e noi abbiamo la responsabilità. Siamo noi che attraverso meccanismi psicologici umani permettiamo questi processi. Delegare delle decisioni significa farlo fare ad altri. Se accettiamo che sia la macchina, l’uomo si auto-sposta se sa che viene fatto bene, ma così dà la precedenza alla macchina e non può pretendere di reinserirsi nel processo decisionale. Dunque, occorre una presa di consapevolezza. Se ci disaffezioniamo della politica o degli ambiti pubblici di cui parla la Dottrina Sociale della Chiesa, è transumanesimo. Bisogna riscoprire la dimensione antropologica.

L’ultimo intervento della serata è stato dell’Imprenditore Dott. Francesco Incitti, il quale in modo brillante e concreto ha parlato dell’IA. Premesso che tutte le tecnologie hanno bisogno di essere immesse nella realtà, ha ammesso che sicuramente la tecnologia dell’IA farà perdere molti posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Le tecnologie di per sé sono neutre ma ci toccano, perciò è importante che siano usate bene. Oggi i ragazzi non riescono a trovare un posto di lavoro in cui trovarsi bene; sono digitalizzati e se entrano in una impresa dove molti sono nati nell’analogico, non riescono a entrare in quel sistema superato, non hanno la capacità di aspettare i risultati e allora pensano di non essere adatti al lavoro. Se con l’andata in pensione va via una generazione che con la sua creatività aveva mandato avanti e migliorato il lavoro di quella ditta, si perde la creatività di un popolo, l’azienda perde una creatività che i ragazzi non potranno replicare allo stesso modo. Il lavoro oggi richiede elasticità. L’IA può essere utile a non perdere la capacità acquisita negli anni e ridurrà drasticamente i tempi. Bisogna allora trovare il modo, parlare, cercare di conoscere, informarsi, fare incontri. Chi si occupa di comunicazione parli di questo. L’imprenditore deve assumere dei giovani ma fargli fare il lavoro nuovo, con le nuove tecnologie che loro sanno ben usare e aggiornare così la produzione che altrimenti, una volta andati in pensione gli ultimi dipendenti, si fermerebbe e l’imprenditore dovrebbe solo chiudere o vendere la sua ditta. Allora, ben vengano la governance, le regole, le tecnologie, i giovani.

Adriana Letta

 

Le tre sessioni del XII Festival DSC sono visibili su: https://www.diocesisora.it/diocesi/web-tv/