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“Fine del sogno, inizio della realtà” – Omelia per la solennità di santa Restituta (Sora, 27 maggio 2024)

FINE DEL SOGNO, INIZIO DELLA REALTA’

Omelia per la solennità di s. Restituta
Sora, 27 maggio 2024

 

“Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Nella sua risposta Gesù non aggiunge nuovi comandamenti, “fissatolo, lo amò”. Alcuni codici latini traducono: “lo baciò”. Di seguito gli fa la proposta radicale: lasciare tutti e tutto, ogni tipo di legame, per entrare nella comunità della Via di Gesù, e dedicarsi all’annuncio itinerante di un ordine sociale nuovo inaugurato dalla legge del Vangelo, anticipo del Regno di Dio che ancora non si vede. E’ questa la specifica vocazione e missione dei martiri. “Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde” (Leone Magno, Disc. 2 sull’Ascensione). Tale affermazione è una straordinaria riscrittura della Lettera agli Ebrei quando l’autore scrive: “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio” (11, 1-2). Anche S. Restituta è tra coloro che sono stati approvati da Dio, grazie al sublime atto di fede con il quale ha desiderato ardentemente una pienezza di vita con Cristo, raggiunta definitivamente attraverso il martirio.

Cari presbiteri e diaconi,

stimate autorità civili e militari,

amata Città di Sora,

 

santa Restituta, giovane ragazza dall’animo saldo e coraggioso, ci riconsegna la sua verginità consacrata a Cristo nel candore del sangue versato per il suo Sposo. La liturgia della festa patronale ci coinvolge non a livello di smanie ipocrite e bigotte, mascherate di affettata religiosità, ma in termini di serio e serrato confronto con un atto, come quello di santa Restituta, eroico e sacrificale, che chiama in causa e provoca la nostra coscienza cristiana: “Io, oggi, di cosa sarei capace per dimostrare l’amore superiore a tutto per il Signore Gesù?”. Tu, dunque, da che parte stai? In ogni tipo di scelta, sei tu a decidere della qualità profonda, onesta, e coerente della tua vita umana e cristiana.

Abitare la Città

Il martirio di santa Restituta insegna come abitare anche oggi la Città degli uomini. I martiri sono persone profondamente incarnate nella storia del loro tempo. Una storia di velenoso paganesimo e di feroci persecuzioni nei confronti dei cristiani. Il cristiano abita la Città con l’arte del discernimento. E’ la virtù del martire, di ogni testimone credibile e coerente con il Vangelo. Il discernimento evangelico insegna al cristiano come abitare la Città e come stare dentro la storia. Il contrario, cioè la mancanza di giudizio evangelico, porta alla confusione, all’omologazione e al compromesso, fino alla corruzione morale e spirituale. Siamo insidiati, e spesso assediati, dalla tentazione di una religiosità che narcotizza la responsabilità del credente di fronte alla storia e alla vita della Città degli uomini; una falsa religiosità, piuttosto bigotta e ipocrita, che giustifica il disimpegno di fronte ad ambiguità, menzogne, maldicenze, ingiustizie e delegittimazione di ruoli, prevaricazione e denigrazione, cose tutte contro il Vangelo, che gridano offesa contro la dignità umana e il rispetto dovuto. Il martire è un contestatore contro ogni forma di potere e di arroganza che offende la persona.

Il martire non ammette corruzione, da quella sessuale a quella di ricchezze e onori promessi dal potere imperiale. Il “peccato sociale” che devasta l’ordinamento comunitario oggi è la maledizione della corruzione. La corruzione segna la decomposizione e la putrefazione della coscienza morale, della responsabilità verso il bene comune, il declino della democrazia come partecipazione attiva alla costruzione di una Città degli uomini armonicamente costituita e vivibile soprattutto dagli ultimi, dai poveri. La convivenza della Città è espressione di un progetto sociale inclusivo, pensato e attuato insieme, è il Noi di cittadini cristiani partecipi e responsabili. È possibilità di incontro e non di violenza, di fede e non di idolatria di ogni forma di potere. Luogo che vive di solidarietà fra persone che pongono la fiducia le une nelle altre. S. Restituta ha amato la Città degli uomini abitandola secondo Dio e il Vangelo di Gesù Cristo. Non ha accettato in alcun modo il compromesso e la corruzione, né religiosa né morale, sempre immune da ogni pressione dell’autorità imperiale. Ha saputo pagare di persona, e merita onorarla con la corona della sua onestà e integrità verginale nel corpo e soprattutto nell’anima.

 

Lotta continua

La vita del cristiano è una continua lotta. Il martirio di santa Restituta consegna il valore di una lotta soprattutto interiore, sempre necessaria da affrontare. “Trovandoci dunque nelle prove che a noi procura il mondo, convinciamoci che ogni giorno dobbiamo lottare “fino al sangue contro il peccato” (Eb 12,4), conforme a quell’altro detto: “Combatti fino alla morte per la verità” (Sir 4,33). Dove prima si diceva ‘Contro il peccato’ qui si dice ‘Per la verità’; e dove là si diceva ‘fino al sangue’ qui si dice ‘fino alla morte’. Tale dev’essere la disposizione interiore del martire, in quanto non è dello spargimento del sangue che Dio si compiace: egli ha molti martiri i quali [rendono testimonianza] nel segreto” (S. Agostino, Discorso 306/E n. 6). E’ martire chi sa lottare dentro la propria coscienza, nella quale si decide tra grazia e peccato. Chi vince in questa lotta interiore per far prevalere l’amore di Dio, sa lottare anche di fronte al mondo che vuole uccidere l’anima. Il martire è un vittorioso: “Questa fede non riuscirono ad eliminarla con il loro spavento né le catene, né il carcere, né l’esilio, né la fame o il fuoco, né i morsi delle fiere, né i supplizi più raffinati, escogitati dalla crudeltà dei persecutori. Per questa fede in ogni parte del mondo hanno combattuto fino a versare il sangue, non solo uomini, ma anche donne; non solo fanciulli, ma anche tenere fanciulle” (Leone Magno, Disc. 2 sull’Ascensione).

 

Dal sogno alla realtà

Il martirio di santa Restituta sigilla e mette al sicuro e al riparo da ogni vento contrario la speranza cristiana. Infatti, segna il compimento del sogno di una vita vissuta in pienezza, e apre alla realtà di un’eternità di gloria. Nel cuore di santa Restituta, come di ogni giovane, bruciava una domanda di vita, di senso, di significati, di finalità ultima che decide definitivamente del proprio destino. Che fine farò, come sarà la fine della mia vita? Non il prurito della curiosità per quando e per come avrà fine la mia vita fisica, non è la domanda sul fine-vita, ma sul fine-ultimo da dare all’ esistenza. E’ chiedersi: per chi ho vissuto? E’ il sogno del nostro futuro, è il sogno ultimo, è il sogno di chi, avendo osservato i comandamenti, spera di essere trovato dalla parte di Dio: “La testimonianza più convincente di tale speranza ci viene offerta dai martiri, che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza” (Spes non confundit, Bolla Anno santo 2025, n. 20). Con il martirio finisce il sogno e l’attesa della speranza, e inizia di un’eternità beata quale realtà definitiva della piena partecipazione alla gloria della Trinità: “Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena dovunque. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te” (S. Agostino, Confessioni, 10, 28). La felicità è vocazione dell’essere umano, un desiderio che riguarda tutti. Finchè c’è amore, c’è speranza di felicità. Santa Restituta ci riconsegna la testimonianza sublime dell’amore che non muore, e della speranza di chi sa di non morire più, certezza di vivere per sempre in Cristo risorto da morte, una volta per tutte, una volta per tutti. Nonostante tutto.

                                                                                                    + Gerardo Antonazzo

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