Domina la cifra dell’accoglienza dell’uomo-pellegrino
L’assise termina con l’annuncio dell’erezione della Basilica a Santuario regionale
Giovedì 20 giugno, l’Assemblea sinodale “Cammino sinodale, pellegrinaggio e santuario” ha segnato la conclusione del terzo anno del Cammino sinodale. L’assise ha riunito, a Canneto, attorno al Pastore diocesano, Gerardo Antonazzo, i sacerdoti, gli operatori parrocchiali e i fedeli laici. La scelta di Canneto anche per l’ultimo atto che completa la Fase sapienziale dell’esperienza che, fino al 2025 accomunerà le diocesi italiane, si è confermata, ancora una volta, come fortemente emblematica. Non solo perché l’adunanza colloca il rilevante momento unitario di fine anno a poco meno di due mesi dalla proclamazione della Madonna di Canneto a patrona della Diocesi. Non solo perché con l’addensarsi di iniziative che evidenziano il profilo diocesano del santuario ne viene ulteriormente ribadita quella che, secondo papa Francesco, è la vocazione di tutti i santuari: essere «luoghi speciali, dove il santo popolo fedele di Dio accorre per pregare, per essere consolato e per guardare con maggiore fiducia al futuro». Ma perché, a tutte queste ragioni, si aggiunge la convinzione, fortemente radicata nelle intenzioni e nel disegno pastorale del vescovo Antonazzo. Sarà egli stesso ad esprimerla, poco prima della conclusione del convegno pastorale. Desiderando dare al Santuario un «maggiore lustro che ne evidenzi il carattere privilegiato di luogo di pellegrinaggio e punto di riferimento spirituale» e presentarlo come «segno di speranza per tutti i pellegrini del prossimo anno giubilare 2025, “Pellegrini di speranza”» – afferma il vescovo dando lettura di un messaggio che colma di gioia – «annuncio l’erezione del santuario di Canneto a “Santuario regionale del Lazio”», approvata all’unanimità dai vescovi della Conferenza Episcopale del Lazio nella seduta plenaria ordinaria del 17 giugno.
Quest’ulteriore tappa e data storica per la vita del santuario è stato l’acme cui ha teso il Convegno pastorale, per la prima parte consistito nell’esposizione della relazione sinodale (clicca qui per leggere il testo), che ha trovato un suo singolare risultato proprio in quell’“esperienza di discernimento sapienziale” che è stata la proclamazione patronale. Il testo è stato approvato dal Consiglio Presbiterale e dal Consiglio Pastorale diocesano e inviato alla Conferenza Episcopale Italiana. Le pagine della relazione condensano le istanze più urgenti che sono state registrate relativamente all’approfondimento dei macro-temi proposti dalle Linee guida della Cei: dalla formazione alla fede e alla vita cristiana alla pastorale liturgica, dalla pastorale dell’accoglienza e della carità, dalla pastorale familiare alla pastorale della partecipazione e della corresponsabilità.
In modo trasversale, si chiede una maggiore attenzione all’aggiornamento, alla formazione e al rinnovamento dei linguaggi, accanto ad un più forte e concreto ancoraggio alla vita quotidiana delle persone. L’orizzonte a cui guarda la pastorale è l’annuncio del Vangelo in forme nuove, per andare incontro agli uomini e alle donne e testimoniare, loro nelle più varie situazioni di vita, la bellezza, la bontà e la verità di un’esistenza umana conforme al Vangelo. Della famiglia viene sempre più riconosciuta la centralità, cui deve tendere ogni sforzo evangelizzatore e catechetico, e viene auspica la capacità di uno sguardo pastorale dilatato, che includa sposi, bambini, giovani, anziani e situazioni di fragilità.
Sulle soglie della evangelizzazione si è attestata anche la seconda parte del Convegno che ha ospitato l’intervento “I santuari e le caratteristiche della sinodalità. Possibili forme di un “nuovo” cristianesimo?” della professoressa Aceto Giustina, docente per “I santuari mariani” presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma (clicca qui per leggere il testo). La relazione ha presentato il santuario come «metafora bellissima del cammino sinodale, luogo dell’incontro di Dio, il luogo della fraternità». Il sinodo, che fa guardare al futuro insieme, fa appello all’indole di pellegrino insita nell’uomo. Di qui la necessità di un piano per l’accoglienza ed un’azione evangelizzatrice per i pellegrini, per raccogliere «la sfida di presentare la Buona Novella del Vangelo come possibilità di pienezza per il cuore umano».
Andrea Pantone
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