CAMMINARE ALLA PRESENZA DEL SIGNORE
Omelia per il Cammino diocesano delle Confraternite
Benedizione del Tabernacolo eucaristico
Decreto di erezione della Basilica a Santuario Regionale del Lazio
Basilica-Santuario di Canneto, 30 giugno 2024
A tutti voi, carissimi Confratelli e Consorelle,
associàti nelle molte Confraternite e Pii Sodalizi della nostra Chiesa diocesana, il mio cordiale saluto e il più paterno benvenuto nella Basilica-Santuario Regionale della Beata Vergine Maria Regina di Canneto, convocati dal caro don Antonio Molle, direttore dell’ufficio diocesano. Estendo ben volentieri la mia fraterna accoglienza a tutti voi cari amici, sorelle e fratelli, pellegrini e devoti della Vergine Bruna. Il Cammino diocesano delle Confraternite che oggi si compie presso questo luogo di antica devozione mariana, ricco di illustri eventi che rendono sempre più nobile, gloriosa e preziosa l’invocazione della Beata Vergine Bruna, invita tutti a camminare, come Maria, alla presenza del Signore. Il percorso della nostra esistenza è, allo stesso tempo, entusiasmante e arduo. Pertanto, raggiungere con devozione questo luogo sacro e celebrare con fede la liturgia eucaristica, aiuta d orientare ogni desiderio del cuore e la nostra speranza cristiana verso la meta ultima, la Dimora della Gerusalemme celeste. L’evento che oggi stiamo celebrando a Canneto è segno e impegno di un cammino sinodale da compiere insieme con il Signore risorto. E’ Lui che ci affianca, ci sollecita all’ascolto della sua Parola, provoca la nostra fede come attesta il vangelo odierno, parla al nostro cuore facendolo ardere di rinnovato amore, si rivela a noi nella frazione del pane eucaristico, ci rimanda sulle strade del mondo come annunciatori della sua vittoria sul peccato e sulla morte, testimoni di speranza in un mondo di disperati. In questo senso, il nostro Cammino di oggi è anche preparazione al Giubileo 2025, per il quale Papa Francesco ha scelto come tema proprio quello del Cammino: “Pellegrini di speranza”.
Camminare nella mendicanza
Il cammino è metafora dell’intero pellegrinaggio terreno. L’esistenza è cammino precario, sofferto, insidiato e faticoso. Spesso siamo stanchi e delusi. Ci sentiamo soli, anche quando siamo in tanti. Non è la folla la soluzione della nostra solitudine, ma la certezza di poter contare su chi mi vuole bene: il Signore risorto, nato dalla Vergine di Nazareth. Ecco perché nel nostro cammino cerchiamo e invochiamo il Signore Gesù, il suo amore misericordioso, il volto della Vergine Madre, la fraternità autentica di chi cammina con noi. Nel vangelo di questa domenica incrociamo il cammino di due “disperati”: Giàiro, un papà preoccupato per la morte imminente della sua figlioletta; e la donna ammalata, ridotta allo stremo anche delle sue risorse economiche dopo aver consultato molti medici senza trovare guarigione. Entrambi camminano verso Gesù e lo implorano, incoraggiati da una grande fiducia nel Signore, mendicanti di guarigione. Nel Santuario mariano di Canneto approdiamo con la nostra pochezza, debolezza, incompiutezza, senso di colpa, lacrime e disperazioni. Tutto questo qui a Canneto si fa supplica, invocazione fiduciosa, affidamento a Gesù attraverso Maria, la Madre sua e nostra. Il papà della ragazza del vangelo “come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza”. Mentre, la donna malata pensava tra sé: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti sarò salvata”. Al papà, Gesù assicura: “Non temere, soltanto abbi fede!”. Mentre alla donna dichiara: “Figlia, la tua fede ti ha salvata”. In entrambi i casi, è solo la fede di ognuno che permetterà a Gesù di compiere le due guarigioni. Quando con umiltà profonda riconosciamo le nostre impotenze, insufficienze, povertà umana e mendicanze, cammineremo nella fede per confidare in Colui che solo può ridare speranza alla nostra vita. Allora canteremo con Maria. “Grandi cose ha compiuto in me l’Onnipotente, e santo è il suo Nome”. Camminare nella fede è camminare nella luce della vita, è vivere come “figli della luce”, è camminare nello splendore della verità dell’amore di Cristo. Lo abbiamo chiesto per noi nella preghiera iniziale della celebrazione liturgica: “O Dio che ci hai resi figli della luce…fa’ che restiamo sempre luminosi nello splendore della verità”. La fede incrollabile sia luce ai nostri passi nelle tenebre delle prove.
Da ricco si è fatto povero
Cari amici,
il Cammino delle Confraternite fa pensare anche al difficile e insidioso cammino del popolo di Dio nel deserto, nel quale manca acqua e cibo, c’è tanta stanchezza e sfiducia, tanta voglia di tornare indietro. La parola giusta di Mosè incoraggia il popolo: “Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,2-4). Nel cammino della fede abbiamo bisogno di cibo, di alimento robusto, di nutrimento per ritemprare le nostre forze spirituali e morali. Abbiamo bisogno di un cibo che dia sostegno alla nostra speranza. Il cibo dei viandanti, dei camminatori, dei pellegrini è il mistero di Cristo nella forma della Parola e dell’Eucarestia. Sia nelle parole umane da lui ispirate come Parola di Dio, sia nel pane e nel vino dell’altare dallo Spirito consacrati nel suo Corpo e nel suo Sangue, è sempre Dio che si fa povero per noi: “Il Signore nostro Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (II lettura). Nella Lettera pastorale per la presentazione del Tabernacolo di Canneto che oggi stiamo benedicendo, ricordo che: “Al popolo che si lamenta verso Dio perché non ha da mangiare, viene donata la manna nel deserto quale nutrimento e sostentamento del vigore fisico per proseguire nel cammino. E’ l’eucarestia custodita nella parte centrale del tabernacolo, chiamata per questa motivo “custodia”. La presenza eucaristica di Gesù risorto custodita nel tabernacolo è proposta all’adorazione del fedele, alla sua invocazione, e al nutrimento di quanti si accostano per ricevere il cibo della vita eterna. Gesù annuncerà il dono della sua carne donata in cibo come la vera manna discesa dal cielo”. L’eucarestia è il cibo che rende incorruttibile la nostra vita, destinata alla gloria dell’immortalità (cfr. I lettura).
A braccia aperte
Anche Maria ha peregrinato nella fede. Lei educa la nostra fede, sostenendola con il suo esempio e rassicurandoci con la sua presenza. Ci dice: “Sono qui! Sono tua Madre, non ti basta?”. La Basilica-Santuario è il tempio dell’accoglienza: ci attende il Signore, ci accoglie il cuore della Vergine Bruna, incontriamo fratelli e sorelle, qui ci sentiamo a casa, come in famiglia. Con il Decreto di erezione della Basilica-Santuario diocesano di Canneto a titolo di Santuario Regionale del Lazio questo luogo santo allarga le braccia, dilata il cuore soprattutto a quanti cercano il Volto misericordioso del Signore la cui via maestra è la maternità premurosa e provvida della Vergine Maria. Nel Verbale della Segreteria della Conferenza Episcopale Laziale si legge: “Mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, ha illustrato ai Vescovi la richiesta di erigere come Santuario regionale il Santuario Basilica di Maria SS.ma di Canneto sito nel territorio del Comune di Settefrati (FR). Dopo breve confronto con i Vescovi, i quali hanno chiesto varie informazioni concernenti il numero e la provenienza dei pellegrini, la gestione del Santuario, il decoro delle celebrazioni liturgiche, essendo presenti i due terzi dei membri dell’Assemblea, si è proceduto alla votazione: tutti i Vescovi presenti hanno votato a favore dell’erezione del Santuario diocesano di Maria SS.ma di Canneto come Santuario Regionale”. Diamo ancora voce alle di Papa Francesco richiamate nel Decreto della Conferenza Episcopale Laziale: “Per sua stessa natura il Santuario è un luogo sacro dove la proclamazione della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, in particolare della Riconciliazione e dell’Eucarestia, e la testimonianza della carità esprimono il grande impegno della Chiesa per l’evangelizzazione; e perciò si caratterizza come genuino luogo di evangelizzazione, dove dal primo annuncio fino alla celebrazione dei sacri misteri si rende manifesta la potente azione con cui opera la misericordia di Dio nella vita delle persone” (Sanctuarium in Ecclesia, n.4).
+ Gerardo Antonazzo