“Smile”, il concerto del Coro Polifonico “Annibale Messore” nel trentesimo anno dalla fondazione
L’ultimo giorno di novembre, a S. Ambrogio sul Garigliano, nella chiesa parrocchiale di S. Biagio Vescovo e Martire, uno straordinario concerto ha voluto celebrare i Trenta Anni Insieme, dal momento che per l’appunto si compivano 30 anni dalla costituzione del Coro Polifonico “Annibale Messore”, fondato nel 1994 – rinnovando la realtà della Schola Cantorum fondata nel dopoguerra dal parroco Don Settimio Izzi – dal Medico-Musicista Annibale Messore e da lui diretto fino al 2012, quando è venuto a mancare. Ma il Coro ha continuato a vivere e a cantare, grazie alla figlia Maria Grazia, che l’ha diretto fino al 2021, quando è prematuramente salita in cielo a raggiungere suo padre. È allora che la direzione del Coro è passata nelle mani di Carmelo Messore, fino ad allora accompagnatore all’organo dei cantori. Grazie a questi due straordinari figli dello straordinario Annibale, il Coro è ancora vivo e continua a regalare bellezza, armonie musicali ed umane.
Insieme all’orchestra dei raffinati “Musici Lirienses”, hanno offerto agli intervenuti un bellissimo concerto, con un ricco programma che conteneva anche alcuni brani in gregoriano dell’Abate di Montecassino Dom B. Krug, monaco di Montecassino, compositore di grande spessore artistico ed elevata finezza spirituale. Il brano finale è stato “Exulta et lauda” composto dal Licinio Refice, il musicista a cui è intitolato il Conservatorio di Frosinone.
Un concerto emozionante, che ha visto una calda e sentita partecipazione di popolo e che si è affidato all’organizzazione della Parrocchia e avvalso del Patrocinio del Comune di S. Ambrogio e del contributo della Regione Lazio.
Lasciamo a Gemma Simona De Rosa, presentatrice sempre brillante della musica, membro dalla prima ora della compagnia e vibrante sostenitrice di ogni iniziativa, la parola, per capire davvero l’animo con cui il Coro si è esibito e i sentimenti profondi che uniscono tutti i Cantori.
«Abbiamo ricevuto un dono, un’eredità preziosa. Un’eredità fatta di tenacia, impegno, amore per la musica, spirito di servizio, fede, solidarietà, condivisione. Un’eredità che continuiamo a custodire e a mettere a frutto, consapevoli della grazia che abbiamo ricevuto, la grazia di aver incontrato e “vissuto” persone straordinarie. “Smile‘, l’imperativo con cui Maria Grazia Messore proprio cinque anni fa, aprendo il concerto dei 25 anni, invitava a sorridere “senza una ragione” e ad amare “come se fossi un bambino” perché “la vita è bella così”, è stato scelto da Carmelo Messore come titolo per questo nostro concerto del trentennale. Un concerto impegnativo, con un programma “audace”, dove ogni pezzo è stato un passo del nostro cammino, in un percorso che, avviato nel novembre del 1994 da Annibale, portato avanti da Maria Grazia, ora prosegue con quello stesso spirito con Carmelo, con lo sguardo fisso sull’oltre. Ringraziamo i Musici Lirienses che ci hanno accompagnato (e Donato Cedrone per aver mollato l’archetto e aver cantato con noi il “Bogoroditze”), ringraziamo chi ha partecipato e continua a starci accanto. Come hanno sottolineato don Lorenzo Vallone e il sindaco Sergio Messore al termine del concerto, lo “spirito” del Coro è visibile soprattutto nel servizio alla comunità, nell’animazione liturgica, nella disponibilità ad esserci quando c’è bisogno. “Noi vivremo eternamente in quella parte di noi che avremo donato agli altri” (Salvador Allende): per questo, nonostante tutto, continuiamo a unire le nostre voci nel canto e ad essere grati per quanto abbiamo ricevuto noi, con tutte le nostre imperfezioni, i nostri limiti, eppure protagonisti di questa storia d’amore straordinaria. La nostra storia».
E ricordando i tempi dell’inizio e poi tutto il percorso compiuto, Gemma ha scritto:
«Eravamo tanti… padri e figli, mogli e mariti, zii e nipoti, cugini e compari. Nel 1996 eravamo 52. Eravamo giovani, pieni di sogni e progetti, con le voci fresche e le labbra aperte al sorriso. Eravamo sani. Trent’anni. Trent’anni in cui abbiamo vissuto insieme, condividendo la gioia e l’allegria quando ci siamo laureati o sposati, siamo diventati genitori o nonni, abbiamo raggiunto un nuovo traguardo; il dolore e il pianto quando siamo stati colpiti dalla malattia o dal lutto. Abbiamo visto i posti vacanti diventare sempre più numerosi, abbiamo assistito impotenti al calvario di quelli che amiamo, abbiamo affrontato gli anni della pandemia e dell’isolamento restando connessi, ma senza poterci abbracciare. Quando si ha un grande dolore, la prima cosa a spezzarsi è la voce. Non si ha la forza di parlare, figuriamoci di cantare! Eppure noi questa forza l’abbiamo trovata e continuiamo caparbiamente a trovarla in noi stessi, memori e grati per l’esempio ricevuto da chi, pur avviandosi consapevolmente al termine della propria esistenza, ha sorriso ed è rimasto al servizio della comunità fino alla fine. Trent’anni di prove, concerti, gemellaggi, trasferte, esperienze meravigliose. Trent’anni in cui abbiamo portato il nostro canto nei luoghi della sofferenza, negli ospedali, nel carcere, nelle comunità di recupero, nelle residenze per anziani, nelle tendopoli fra i terremotati… Trent’anni in cui abbiamo cantato, ma soprattutto amato insieme. Rendo grazie al Signore per questo dono, per aver messo sul mio cammino persone tanto speciali, per avermi fatto condividere tanta bellezza con i miei cari».
Adriana Letta