NOI, PELLEGRINI DI CANNETO
Omelia per la solennità dell’Epifania
Apertura dell’Anno Giubilare
Basilica-Santuario di Canneto, 6 gennaio 2025
Cari amici,
la sapienza divina, il lògos di Dio, ragione universale dell’essere, si fa carne per rivelarsi nel Bambino di Betlemme. La gloria del Mistero rivelato mette in cammino tutti i cercatori di speranza. Oggi i santi Magi si fanno nostri compagni di strada. Con loro, partecipi della stessa carovana di pellegrini, siamo arrivati a Canneto. “Da tutti i Santuari si elevi un canto di ringraziamento al Signore per le meraviglie che compie anche ai nostri giorni. E si implori l’intercessione della Madre di Dio perché, in questo tempo così tormentato, tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono possano ritrovare la pace e la speranza” (Francesco, 11 novembre 2023).
Noi fedeli, pellegrini e devoti,
apriamo l’Anno Giubilare in questa amata Basilica-Santuario della Vergine Bruna. Il cuore gode di straordinaria letizia e di meraviglia sempre nuova, di travolgente emozione spirituale, perché nel culto della Madre di Dio appare, nitida, l’aurora della speranza.
Qui ci consegniamo al cuore di Maria, Spes nostra.
Qui, noi pellegrini di Canneto, chinati alla sua presenza materna, la contempliamo nell’atto di offrire a noi il mistero di Cristo, suo Figlio, Sapienza creatrice, speranza che non delude.
Qui il pellegrino di Canneto prega, invoca, soffre, piange, soprattutto impara la “mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo” (San Paolo VI), quale ragionevole e credibile parola di speranza.
Qui il pellegrino trova la sua consolazione, nell’attesa di ricevere da Maria l’abbraccio dell’accoglienza e dell’ascolto.
Qui, a Canneto giungiamo tutti, davvero tutti, con un pesante carico di preoccupazioni, di tristezze, di solitudini, di amarezze e ansie che attendono una risposta.
Noi, pellegrini di Canneto siamo mossi dalla speranza, camminiamo nella speranza, viviamo di speranza. Il pellegrino si nutre di parole e di segni di speranza, nel vivo desiderio che il pellegrinaggio raggiunga il suo pieno compimento.
Noi, pellegrini di Canneto, siamo mossi dalla speranza, perché sappiamo di essere attesi. Nel nostro Santuario di Canneto si fa molta attenzione all’accoglienza. Qualcuno ci accoglierà!
Noi, pellegrini di Canneto, siamo mendicanti di speranza: è segno di speranza il cammino stesso, è segno di speranza il desiderio che anima e rafforza il nostro cammino verso la meta, Cristo, speranza vera dell’uomo, compimento di ogni desiderio e umana attesa.
Noi, pellegrini di Canneto, ci appelliamo e ci affidiamo alla protezione materna della Vergine Bruna, patrona e protettrice della nostra Chiesa diocesana, con le parole del Salve Regina, preghiera molto amata dal popolo di Dio, , e la imploriamo come vita, dolcezza, speranza nostra, durante i difficili momenti della nostra vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale.
Mater Spei
La speranza cristiana si radica e si nutre della fede. Maria è colei che ha “creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (cfr. Lc 1,45), e ha saputo sperare sempre, soprattutto nel tempo della dura Croce del Figlio. Il Concilio Vaticano II insegna che la Beata Vergine Maria “brilla ora sulla terra innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (Lumen Gentium, n. 68). La Chiesa considerando la funzione della Beata Vergine nella storia della salvezza la invoca “speranza nostra” e “madre della speranza”, si rallegra per la natività della beata Vergine Maria “che è stata speranza e aurora di salvezza per il mondo intero” (Liturgia della Natività della B.M. Vergine). “La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta… E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza …Maria, tu rimani in mezzo ai discepoli come la loro Madre, come Madre della speranza. Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!” (Benedetto XVI, Spe salvi, 49-50).
E’ Madre della speranza perché genitrice di Cristo, speranza dell’uomo, luce nelle tenebre, grazia nella tragedia del peccato, misericordia nella palude della vendetta e sostegno nelle sabbie mobili dell’odio. “La speranza trova nella Madre di Dio la più alta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita. E ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore e nel travaglio di quel dolore offerto per amore diventava Madre nostra, Madre della speranza. Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella Maris, un titolo espressivo della speranza certa che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare” (Papa Francesco, Bolla di Indizione del Giubileo 2025, n. 24).
Speranza, tra Inferno e Paradiso
La letteratura dantesca dedica al tema della speranza una centralità molto singolare, quasi a modo di apertura e chiusura del sublime poema della Divina Commedia. Dante è impressionato dalle parole “scritte al sommo d’una porta”, quella che conduce all’Inferno: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente…Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate” (Inf. III, vv. 1-9). Invece, nel Canto XXX del Paradiso, nella preghiera di san Bernardo alla Vergine Maria, di Lei si dice: “Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, sei di speranza fontana vivace”.
Commenta Benigni con la sua creatività sorprendente: “Uno zampillio di speranza, che mi vien voglia di mettermi sotto gli zampilli di questa fontana per farmi rinfrescare da cima a fondo. Donna (parola che a quell’epoca voleva dire signora), se’ tanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre / sua distanza vuol volar sanz’ali. Se uno vuole qualcosa deve rivolgersi a lei, perché così ha deciso Dio. Bisogna rivolgersi a lei per qualsiasi cosa bella, se no la speranza non vola”.
Fra tutte le genti dell’universo sei fontana vivace di speranza, Maria è una sorgente continua della speranza: “Sei una sorgente continua della speranza, riproponi di continuo la speranza come significato del tutto, come luce della luce, come colore del colore, come l’altro dell’altro. Sei di speranza fontana vivace: la speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante. Che questa fontana vivace di speranza abbia ad essere ogni mattina, ogni mattina il senso della vita immediato più mordace e più tenace che ci possa essere. Che questa fontana sia vivace tutte le mattine, la mattina” (L Giussani, 24 agosto 2002).
+ Gerardo Antonazzo
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