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All’Università di Cassino la XII edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa

Una due giorni su famiglia, intelligenza artificiale e lavoro

 

Lunedì e martedì 13 e 14 maggio l’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale ospiterà la dodicesima edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa.

Promossa dal Comitato S.a.le. (Sviluppo Associazionismo Laicale), l’iniziativa si realizzerà con il partenariato della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino Pontecorvo, nella persona del vescovo Gerardo Antonazzo, e con il diretto coinvolgimento del Magnifico Rettore dell’Università di Cassino, Marco Dell’Isola. Il Festival si svolgerà grazie alla sinergia tra la Banca Popolare del Cassinate, presieduta dal prof. Vincenzo Formisano, la Fondazione Cattolica, presieduta da Paolo Bedoni, e la Conferenza Episcopale del Lazio, in particolare, la Pastorale Sociale del Lavoro, presieduta da mons. Gianrico Ruzza. Scopo dell’iniziativa – spiegano in una nota i promotori – è sensibilizzare la popolazione, ed in particolare i giovani, sui valori della Dottrina sociale per affrontare consapevolmente i problemi della vita dai più impegnativi a quelli quotidiani.

Nella due giornate di lavori i relatori interverranno sul tema dell’edizione attuale “Soci@lmente liberi: intelligenza artificiale, famiglia, politica al servizio della persona”, illustrandone gli impatti fondamentali. «L’esperienza del Festival» – afferma il presidente del Comitato Sale, Francesco Rabotti – «punta a tenere unite realtà diverse, salvaguardando la specificità e l’originalità di ciascuna, ma valorizzando i punti di unione e di accordo». Il prof. Rabotti, che è anche direttore della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Sora, ha parlato del contributo della Dottrina sociale nell’evoluzione dei diritti dell’uomo e, in particolare, del lavoratore, in un’intervista che si può seguire nell’odierna edizione diocesana di Lazio Sette.

Fine ed oggetto del Festival (in ogni edizione, da quelle nazionali a quelle locali) coincidono con l’essenza stessa di tutta la Dottrina sociale della Chiesa, che consiste, secondo un’espressione di Benedetto XVI, nell’annunciare la «caritas in veritate in re sociali», nel servizio della carità, ma nella verità. Tale servizio non è un’indebita invasione di campo rispetto alle prerogative specifiche delle istituzioni che caratterizzano la realtà civile, perché è l’uomo la via attraverso la quale si compie la missione della Chiesa, cui appartiene il diritto-dovere di permettere l’«incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità deve affrontare». L’attenzione della Chiesa si estende così a tutta la socialità, in tutte le espressioni attraverso cui essa si dipana: da quella naturale, cioè la famiglia, fino alle implicazioni socio-economiche e politiche, alle trasformazioni ed alle sfide attuali, come quelle relative al mondo del digitale e, oggi, in particolare, all’intelligenza artificiale. È l’uomo reale, concreto e storico, nelle circostanze e nei fenomeni contingenti, il motivo per cui la Chiesa si interessa all’organizzazione della società, delle istituzioni e delle leggi. Scopo della Dottrina sociale della Chiesa è infatti, avverte san Giovanni Paolo II, «interpretare le complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, esaminandone la conformità o la difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena». Riflessione, giudizio e azione: con questi tre procedimenti metodologici la Chiesa svolge anche un compito profetico, ovvero la proclamazione pubblica di verità, la cui disattenzione può comportare spiacevoli conseguenze. Si giunge, in tal modo, ad un commento del decalogo ad usum societatis, ad una versione sociale del decalogo, della morale: questo stabilisce la straordinaria utilità della Chiesa, per la sua missione e natura dell’uomo.

Dal 1907 ad oggi la Settimana sociale dei cattolici in Italia è un appuntamento fisso, a cadenza pluriennale. Sono “per far conoscere ai cattolici il vero messaggio sociale cristiano” sui problemi sociali più attuali.

Andrea Pantone

Il Manifesto del Festival