AURORA INESTINGUIBILE, GIORNO SENZA TRAMONTO
Omelia per la solennità dell’Epifania
Pontecorvo-Chiesa Concattedrale, 6 gennaio 2024
L’Epifania è meraviglia di luce nuova. Cristo è “aurora inestinguibile, giorno senza tramonto” (Liturgia dei Vespri). L’attrazione di questa luce mette in cammino la ricerca dei Magi. Tanti turisti si mettono in viaggio per godere dello spettacolo offerto dall’aurora boreale. Il fenomeno, particolarmente suggestivo, è il risultato della collisione tra particelle cariche rilasciate dal sole e particelle gassose nell’atmosfera terrestre. E tantissimi turisti, incuriositi da questo meraviglioso effetto dell’atmosfera, si mettono in cammino per giungere al posto ideale di osservazione. Tale fenomeno straordinario può prepararci, quanto a stupore, alla sorprendente bellezza della luce dell’Epifania: una sorta di collisione tra particelle cariche rilasciate dal Sol invictus, Cristo Gesù, e le particelle gassose della fragilità umana.
Come sposo dalla stanza nuziale
La luminosità che si sprigiona dalla Natività suscita una meraviglia impareggiabile: “Sorgerà con raggi benéfici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla” (Mal 3, 20). Mentre nel fenomeno dell’atmosfera terreste si tratta di un effetto ottico, nell’evento di Betlemme si compie un progetto divino: sorge per l’umanità l’aurora di una nuova luce: “I cieli narrano la gloria di Dio…Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale: esulta come un prode che percorre la via” (Sal 19, 1.5-6). Cosicchè, non da turisti, ma da sapienti osservatori e cercatori di verità, i Magi si mettono in cammino perché qualcosa di strano e di sorprendente doveva essere avvenuto. La stella nel cielo era solo segno premonitore, non era la luce cercata e agognata; ben altro, invece, sarebbe stato l’evento sognato da lontano, da rintracciare e interpretare. Si trattava di giungere esattamente lì dove il segno della stella sarebbe scomparso, per lasciare il posto alla pienezza di luce divina. L’intuizione cede il passo alla decisione. Luci nella notte: il cammino dei Magi è provocato dall’evidenza di una luce su tutte. Allora, vale la pena partire e reagire positivamente all’annuncio del profeta, chiaro e perentorio: “Cammineranno le genti alla tua luce. Alza gli occhi intorno e guarda: allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore” (cfr. Is 60, 1-6).
L’aurora pasquale
L’Epifania del Signore è primizia di un’alba totalmente nuova e inaspettata. Lo capirà pienamente ‘il primo giorno dopo il sabato’ chi, di buon mattino, si alzerà per raggiungere la tomba ormai vuota. La culla piena di Betlemme è solo l’inizio dell’aurora; la pienezza dello splendore esploderà nel sepolcro vuoto del Risorto. Nella festa dell’Epifania tutto orienta alla Pasqua. E nella liturgia dei Magi può risuonare il solenne e gioioso annuncio della vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato. Il centurione potrà riconoscere: “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Mt 27,54). Ancor prima del soldato pagano, sono i Magi, pagani loro stessi e sapienti, a raggiungere la culla ancora occupata e riconoscere Dio: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. La fede dei Magi aggancia lo stupore illuminato del centurione, si prolunga nella corsa ansimante delle donne al sepolcro, infiamma il cuore ardente dei discepoli di Emmaus, esplode nella commozione di Maria Maddalena, esclama nella contemplazione sbalordita dell’apostolo Tommaso, gioisce nel silenzioso gaudio di Maria, madre del Signore.
Luce di verità
Cari amici,
la ricerca della verità merita la fatica del viaggio. Non stanchiamoci di camminare nella verità, per imparare a vivere nella pienezza della Luce. Ai Magi non mancava la sapienza umana: il segno della stella nel cielo voleva solo provocare lo sguardo del cuore, per guardare non più in alto ma l’abisso dell’umiltà del Mistero divino. La sapienza dei Magi si fa saggia docilità nel momento in cui, vincendo l’arroganza e la presunzione di chi presume di sapere, si lascia sorprendere e istruire dal segno di una nuova provocazione del cielo. Il sapere dell’uomo è solo e sempre una scheggia della sapienza divina, della verità Assoluta. Tanti dei “semina Verbi” (Giustino) sono sparsi diffusamente nella realtà del vivere quotidiano. Rintracciarli e lasciarsi guidare dalla loro luminosità apre “a tutta la verità” (Gv 16,13). Un famoso proverbio recita: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. L’uomo sapiente sa riconoscere e contemplare l’opera di Dio. “In principio era il Verbo, tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Gv 1, 1-3). Inno di lode a Dio creatore, il Salmo 8 è anche una meditazione sull’uomo piccolo e grande insieme. All’inizio (v. 1) e alla fine (v. 10) un’acclamazione a Dio racchiude la preghiera: “O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra”; al centro (v. 5) il pensiero va all’uomo: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. L’uomo e il suo stare nel tempo è poca cosa rispetto all’immensità del creato e del suo lunghissimo tempo: “Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. Se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano? Infelici anche coloro le cui speranze sono in cose morte” (cfr. Sap 13, 1-9).
La Cometa del discernimento
Sapienza e discernimento è il binomio che sta guidando la Chiesa nella fase luminosa del suo Cammino sinodale. E’ una Chiesa “maestra” che non deve mai smettere di restare “discente”, discepola. E’ chiara l’autocoscienza di una Chiesa a cui il Signore ha consegnato tutta la verità, affidatale da Cristo con il “potere delle chiavi” (Mt 16, 19). Ma se manca il discernimento secondo lo Spirito, anche la Chiesa cede alla tentazione delle “chiavi del potere”. Valgono per essa le parole rivolte da Gesù a Pietro: “Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (v. 23). Vivere nella verità interpella una Chiesa fedele a Cristo: il cammino sinodale non si compone di un intreccio di slogan, più o meno convincenti, né di una democrazia populista e demagogica, ma di una ricerca della verità necessaria alla Chiesa del terzo millennio. Il cammino iniziale dei soli Magi adesso si fa carovana della Chiesa, sempre bisognosa di ri-conoscere il suo Signore, e davanti a Lui solo “prostrarsi”, e solo Lui “adorare”. E’ cammino dell’intero Popolo di Dio, guidato dalla luce della fede per progredire nella “mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo” (san Paolo VI).
+ Gerardo Antonazzo