Consolati da Marco per quel continuo e convinto messaggio di gioia
Non capita frequentemente di assistere ad un funerale come quello celebrato martedì 24 settembre nella Concattedrale di Cassino, sia per il numero di partecipanti e di celebranti, sia, soprattutto, per l’atmosfera che si è respirata: di dolore, sì, ma più ancora di speranza, fiducia nella vita e nell’essere umano, nell’amore reciproco realmente possibile; in una parola, di fede in Gesù Risorto. Era il funerale di Marco De Angelis, noto avvocato del Foro di Cassino e ancora più noto e benvoluto perché persona sempre aperta agli altri, disponibile ad aiutare e a prendersi cura di chiunque avesse bisogno, impegnato come cittadino e come uomo che ha scoperto l’Amore di Dio e vuole condividerlo con gli altri, da decenni intento a lavorare in sede parrocchiale e diocesana per questi valori fondanti: la Vita e la Famiglia.
Da tempo si sapeva che era gravemente ammalato, sottoposto a cure debilitanti, e si temeva per lui. Ma si sperava sempre. Il primo annuncio della sua morte, prima ancora del manifesto mortuario, è giunto il 23 sulla pagina facebook della Parrocchia di S. Antonio e diceva: «Animati dalla fede in Gesù Risorto, Signore della vita, affidiamo alla misericordia di Dio nostro Padre l’anima del carissimo Marco De Angelis. Il Signore gli doni la ricompensa riservata ai suoi servi fedeli. Il funerale sarà celebrato domani alle ore 15.30 nella Chiesa Concattedrale di Cassino. Grazie, Signore, per avercelo donato: ora stringilo tra le braccia e il tuo amore gli doni la vita eterna. Amen». In un attimo la notizia ha fatto il giro della città, lasciando tutti sgomenti, perché lo conoscevano tutti.
Ebbene, già la camera ardente e gli spazi vicini non riuscivano a contenere il numero enorme di persone che vi si sono recate, ma il giorno dopo la chiesa Concattedrale (scelta proprio per ragioni di spazio, perché la chiesa parrocchiale di S. Antonio non avrebbe potuto contenere tante persone) addirittura straripava di gente, centinaia le persone che sentivano il bisogno di dare l’ultimo saluto ad una persona davvero eccezionale. All’inizio, quando è entrata la bara, c’era anche il Vescovo Gerardo Antonazzo, che, dovendo andare a celebrare ad Arpino un altro funerale, per la Badessa emerita del monastero delle Benedettine, prima di iniziare la Celebrazione eucaristica, ha voluto ricordare Marco ed esprimere la sua “cordiale e affettuosa partecipazione al dolore dei familiari, parenti, amici e di quanti hanno conosciuto e apprezzato la ricchezza di qualità umane e spirituali che hanno contraddistinto la vita di Marco, purtroppo stroncata da una grave malattia”. E ha proseguito: “Al caro e indimenticabile Marco molto deve la Città di Cassino per la sua linearità di cittadino impegnato e professionista laborioso e qualificato. A Marco molto deve l’intera diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo per la quale ha profuso le sue migliori energie intellettuali, morali e spirituali, a favore della promozione della pastorale familiare e, in modo speciale, per la difesa e la tutela incondizionata per la dignità della vita umana, di ogni vita, dal suo concepimento al suo compimento finale”.
Ha preso il via la celebrazione, presieduta da Don Benedetto Minchella, il suo Parroco, che aveva accanto Mons. Domenico Simeone, Vicario diocesano per la Pastorale, e Don Aniello Crescenzi, Vicario per la Zona di Cassino; concelebravano i parroci di Cassino e del territorio circostante. C’era fin dall’inizio un silenzio vibrante di commozione, che man mano sembrava potenziarsi e ampliarsi, perché tutti, proprio tutti, erano concentrati nell’ascolto e nella riflessione. Le parole pronunciate da Don Benedetto nell’omelia hanno descritto e sottolineato il cammino spirituale di Marco, il suo impegno crescente in parrocchia, nei corsi di preparazione al matrimonio, nella pastorale familiare con varie iniziative e con lo stabilirsi di rapporti di vera e profonda amicizia, fatta di aiuto e sostegno reciproco, attraverso il confronto e il dialogo: tutto ciò ha fatto salire il livello dell’impegno cristiano di tutti verso gli altri, contribuendo molto a creare il senso di comunità e con esso la gioia di vivere da cristiani. La testimonianza di umanità e di vera fede di Marco con la sua Annapaola e le sue figlie Federica e Annachiara, ha ben lavorato, contagiando molte altre coppie e famiglie. Ciò che diceva Don Benedetto andava a confermare le tantissime testimonianze pubblicate dalle più varie persone sui social, appena diffusa la notizia: ognuno aveva qualcosa di personale da raccontare, un episodio, un aspetto particolare, un aneddoto a proposito di quanto Marco ha saputo fare per gli altri, con generosità e apertura sempre, perché lui stesso, avendo scoperto e provato su sé stesso e sulla sua famiglia la verità che Cristo è risorto, ne aveva fatto la sua bandiera. Per questo anche il periodo difficile e doloroso della malattia l’ha vissuto da vero cristiano, sempre insieme alla sua famiglia, offrendo la sua sofferenza al Signore.
Quando è terminata l’omelia, tutti sono rimasti immobili e zitti: c’era un silenzio quasi surreale, che mostrava come tutti fossero rimasti a riflettere, estasiati dalla bellezza della vita vissuta da cristiani, quasi incredibile. Era come se la coscienza di tutti fosse salita un gradino più su e ognuno volesse memorizzare bene la ricchezza di quanto ascoltato per trattenerla e viverla nella propria vita. E un senso di gratitudine saliva e si spandeva nel cuore insieme ad una grande dolcezza.
Prima della benedizione del feretro, ci sono stati i discorsi, altro momento stupendo. Dapprima la moglie Annapaola, insieme alle due figlie, si è portata al microfono per l’ultimo saluto a Marco: le sue parole, intessute di amore e di fede, hanno toccato il cuore di tutti, accolte da commossi e scroscianti applausi. Ha parlato poi l’amico Luigi Pietroluongo, ricordando quanto Marco e Annapaola hanno saputo aiutare ed essere vicini a lui e alla moglie in momenti difficili. Poi Andrea, il fratello minore di Marco, ha ricordato anche aneddoti dell’infanzia; infine l’avv. Giuseppe Di Mascio, presidente dell’Ordine forense di Cassino, ha tracciato la figura di Marco come avvocato, sempre in linea con la sua visione alta della vita.
Al termine, dopo la benedizione finale, sembrava che nessuno volesse andare via: i saluti, gli abbracci, la commozione… ma una commozione non triste: su tutti aleggiava l’anima di Marco, il suo sorriso, la sua fede cristiana. Proprio come aveva detto il Vescovo: «Mentre noi preghiamo per affidare Marco alla misericordia di Dio, consapevoli come siamo anche delle nostre fragilità umane, da Marco siamo consolati per quel continuo e convinto messaggio di gioia che lui attingeva costantemente dalla fede in Gesù risorto».
Adriana Letta