Cattedrale
di Maria Santa Maria Assunta
S o r a
La cattedrale di Sora, è storicamente certo, è stata costruita sul luogo dove vi era un tempio pagano il Capitolium, cioè un edificio tradizionalmente consacrato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Più tardi, come avveniva per tante altre chiese, il tempio fu trasformato da pagano a cristiano. Pertanto forse risale proprio a quest’epoca la riattazione del tempio pagano che la chiesa paleocristiana ne ricalcò, in parte il perimetro precedente (1). Già alla fine del V sec. Sora era sede vescovile ed è storicamente certo che nel 493-96 Giovanni risulta essere vescovo di Sora (2). Attualmente si accede nella cattedrale attraverso uno splendido portale che risale al penultimo decennio dell’XI secolo, simile al portale centrale di Santa Maria della Libera di Aquino (3). Su di esso sono incise le lettere A D M C che indicano la data di esecuzione del portale e un’iscrizione (a cui si aggiungono, per una opportuna comprensione, lettere in neretto): e x idolis falsis hic arcus Genitrici virgini summae quae fulget in aede liminibus sacris olim funere f(o) edatis virginis hic arcu(s) iussu Roffridi perectus quattuor solidos dedit hic Iohanni mgistro. Roffredus auxit. Cioè : Sopra il tempio di falsi dei qui l’arco fu costruito alla somma Genitrice Vergine che risplende nel tempio. Profanate le sacre spoglie dall’uccisione di una fanciulla, fu costruito un arco per volere di Roffrido. Questi diede quattro soldi al maestro Giovanni. Roffredo arricchì la chiesa (4). Queste parole: Liminibus sacris olim funere fondatis virginis hic arcus iussu Roffridi fuit peractus ci dicono che: “Roffrido fece costruire questo portale perché una volta la sacra soglia della Chiesa era stata profanata dell’uccisione di una vergine”. La costruzione del portale costò quattro soldi: “Quattruor solidos dedit hic Ioanni magistro” cioè: La paga da lui data a maestro Giovanni fu di quattro soldi”. L’incisione A D M C significa “Anno del Signore 1100”. Si legge ancora:” Roffredus auxit cioè “Roffredo fece l’aggiunta”. L’esistenza di Roffredo è documentata solo da questa iscrizione, e, siccome l’R iniziale era rimasta finora coperta da uno strato di calcina, questo vescovo di nome Roffredo era stato ignorato da tutti gli storici dei vescovi di Sora. Il portale era appartenuto ad un tempio pagano: “Ex idolis falsis hic arcus” cioè “Questo portale proviene dagli idoli falsi e bugiardi”. Il portale fu dedicato alla Madonna: “Genitrici Virgini Summa quae fulget in aede”cioè “Alla Vergine Madre che rifulge nella Regia celeste”.Questa iscrizione, scolpita sul portale della cattedrale, è la prova che essa è stata costruita sopra un tempio pagano ex idolis falsis e che poi fu dedicata alla Vergine Madre che rifulge nella Regia celeste” (5). Inizialmente però la cattedrale era stata dedicata solo all’apostolo Pietro: Episcopium S.Petri (998), poi anche alla SS.ma Vergine: Episcopium S.Mariae Sanctique Petri apostoli e sorgeva nel luogo detto foro (1074). Quest’ultima indicazione toponomastica ricorda un posto caratteristico dell’antica città romana. Infine solo alla Madre di Dio, come si legge nell’iscrizione del portale di Roffrido (6). Nell’anno 1103 Sora cremata est cum sptem ecclesiis praeter quas fuit cremata Ecclesia Sanctae Mariae Maior. Sora fu bruciata con sette chiese e oltre a queste fu data alle fiamme anche la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Passarono molti anni per restaurare la chiesa distrutta. Soltanto quando fu pronta, nell’anno 1155 Papa Adriano IV(1154-1159), che tornava dalle Puglie accompagnato da numerosi cardinali e vescovi, il 9 ottobre consacrò la cattedrale di Santa Maria. In poco più di un secolo, nel 1229 fu ancora una volta data alle fiamme da Federico II (7). Soltanto al principio del secolo XIV sotto l’episcopato di Andrea Masarone (1296-1322) la cattedrale riprese il suo cammino (8). Dalla metà secolo XVII subì quello stravolgimento architettonico che mantenne fino alla parziale distruzione causata dall’incendio del 1916. Infatti, sotto gli episcopati dei vescovi Felice Tamburelli (1638-1656), Maurizio Piccardi(1659-1675) e Tommaso Guzzoni (1681-1702), la cattedrale fu adeguata allo stile tardo barocco che travolse quello semplice e austero di un tempo (9). In questo periodo furono realizzate varie opere, di cui alcune eccellenti, come il nuovo organo del Catarinozzi(1646), il soffitto a cassettoni dorati con al centro il dipinto dell’Assunta dello Zuccari(1543-1609) nella navata centrale. Al vescovo Gabriele De Marchis(1718-1733) si deve il magnifico portale della porta secondaria che dà al cortile dell’episcopio sormontato dal suo stemma (10). Nella cattedrale si conservano importanti opere d’arte. Nella cappella del Purgatorio è custodita una delle più antiche pitture della cattedrale, il trittico ligneo cuspidato raffigurante il Salvatore tra gli angeli, databile al secolo XV. Nella cappella del Crocifisso è custodita una scultura lignea raffigurante Cristo in croce del secolo XVIII e in quella dei Santi Francesco e Domenico si ammira una tela di scuola napoletana del secolo XVIII, raffigurante il Crocifisso tra questi due santi e in quella di San Nicola di Bari c’è la tela, di anonimo del secolo XVII, che raffigura il vescovo di Mira in abiti pontificali (11). Dopo il terremoto del 16 gennaio 1916 Papa Benedetto XV donò l’altare Maggiore che reca al centro il suo bello stemma musivo. La cattedra vescovile, l’ambone recati lo stemma del vescovo Antonio Maria Iannotta (1900-1931) e le acquasantiere furono un suo dono alla cattedrale (12). L’organo del Catarinozzi (1646) come tante altre opere antiche, splendido testimone del passato, andò distrutto dal fuoco nella notte dal 12 al 13 gennaio 1916. Nove anni dopo, un nuovo organo costruito dalla famosa Ditta Tamburini di Crema fu inaugurato la sera del 24 agosto 1924 dal M° Andriselli. L’organo fu suonato anche dal M° Don Lorenzo Perosi che ebbe parole di grande elogio per questo strumento e disse che valeva molto di più di quanto era stato pagato (13). Dal ’75 al ’79 fu progettato e realizzato un intervento di restauro conservativo della cattedrale sotto la direzione dell’ing. Roberto Marta. Dopo questo massiccio intervento la cattedrale ha assunto un nuovo aspetto e l’altare maggiore spicca sulla parete di fondo, liberata dagli intonaci, in cui si ravvisano murature di diverse epoche (14). In occasione del Grande Giubileo del 2000, sotto l’episcopato di mons. Luca Brandolini (1993-2009), nel portale settecentesco dell’accesso laterale della cattedrale prospiciente il cortile della curia vescovile, si ammira la porta bronzea eseguita dall’artista Antonio Notari. La scelta iconografica è l’esaltazione della Vergine (15). Oggi la cattedrale di Santa Maria Assunta si presenta nel suo antico splendore.
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- Tanzilli, La Cattedrale di Sora,Stampa Edigrafital SpA, 1998, pp.6-8.
- Antonelli, Il Santuario di Canneto Settefrati (Fr) Dalle Origini all’attuale ristrutturazione generale (1978-1897) Studio Critico-Storico, Seconda Edizione Riveduta ed Ampliata, a cura della Direzione del Santuario – Sora 2011, p.42.
- Tanzilli, La Cattedrale di Sora,Stampa Edigrafital SpA, 1998, pp.6-8.
- Antiquissimum et aureum phanum Sora Chiesa Cattedrale Santa Maria Assunta, a cura di Alessandra Tanzilli, Arbor SapientiaE, Editore, p.127
- M. Jacobelli, Rivelazioni delle Iscrizioni del Portale della Cattedrale di Sora, Edizioni del Centro Studi “Cominium”, Tip. Pasquarelli, Sora, pp.9-12.
- Antonelli,Annuario 2004, Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, p.13.
- Cronaca di Riccardo da San Germano
- Squilla, La Cattedrale di Sora dal 1100 al 1961,Tipografia dell’Abbazia di Casamari – Frosinone 1961, p.35.
- Tanzilli, in Antiquissimum et aureum phanum Sora Chiesa Cattedrale, cit., p.159.
- Squilla, La Cattedrale di Sora,cit.,pp.58-59.
- Stefano Di Palma, in Antiquissimum et aureum phanum Sora Chiesa Cattedrale, cit., p..195-205.
- Squilla, La Cattedrale di Sora,cit.,p.69.
- Ibidem, pp.88-90.
- Tanzilli, in Antiquissimum et aureum phanum Sora Chiesa Cattedrale, cit., pp.173-175.
- Stefano Di Palma, in Antiquissimum et aureum phanum Sora Chiesa Cattedrale, cit., p.221.
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Concattedrale
di Maria SS. ma Assunta, SS. mo Salvatore e S. Germano Vescovo
Cassino
La città di Cassino e la sua diocesi è documentata nella seconda metà del secolo V, e fu distrutta dalle invasioni barbariche. In seguito gli abati successori di S. Benedetto presero il “posto degli antichi vescovi di Cassino” (1). Nel 1321 la chiesa dell’abbazia di Montecassino fu definita “cattedrale” da Papa Giovanni XXII (2). L’attuale Chiesa Concattedrale di Maria SS. Assunta, SS.mo Salvatore e S. Germano invece è stata per secoli chiamata Chiesa Madre. La sua costruzione a Cassino risale all’VIII-IX sec., quando l’abate Poto (771-777) di Montecassino fece costruire una piccola chiesa in onore di S. Benedetto, a uso principale dei Monaci che dimoravano a valle. Nel 796-817, l’abate Gisulfo (796-817) ampliò la costruzione con una chiesa a tre navate dedicata al Salvatore, a S. Benedetto e a S. Martino. Il titolo di S. Germano fu aggiunto dopo che nell’872 l’imperatore Lodovico II aveva lasciato a Cassino la reliquia di un dito del Santo del quale trasportava il corpo da Capua verso Piacenza (3). In questa chiesa il 23 luglio 1230 fu firmato il trattato di Pace (La Pace di San Germano) tra l’imperatore Federico II e Papa Gregorio IX. Furono presenti alla solenne cerimonia: il patriarca di Aquileia, l’arcivescovo di Salisburgo, i vescovi di Ratisbona e di Reggio, i duchi di Carinzia e di Moravia, i principi di Germania, visto che era assente il duca d’Austria gravemente ammalato (morì cinque giorni dopo, il 28 luglio), nonché i prelati del regno, gli arcivescovi di Palermo, di Reggio e di Bari, gli abati di Montecassino, di Casamari e di S. Vincenzo al Volturno e gli altri prelati che avevano lasciato il regno per paura; inoltre il duca Rainaldo di Spoleto, Tommaso di Aquino conte di Acerra, il maestro giustiziere Enrico di Morra e gli altri giustizieri del regno, baroni e tanta gente del popolo. Mercoledì 28 agosto, festa di S. Agostino, il vescovo di Sabina, nella cappella di S. Giusta a Ceprano, sciolse dalla scomunica l’imperatore ed i suoi fedeli(4). L’edificio della Chiesa Concattedrale che si vede oggi è una costruzione moderna, postbellica, dal momento che i pesanti bombardamenti angloamericani del 1943-1944 rasero al suolo la città di Cassino e con essa distrussero l’antica gloriosa Chiesa Collegiata di S. Germano. Finita la seconda guerra mondiale, fu il grande Abate di Montecassino, Ildefonso Rea, che curò la ricostruzione non solo dell’Abbazia sul monte restituendola alla originaria forma (“come era e dove era“), ma anche quella delle chiese della sottostante Città, andate distrutte. La ricostruzione della Chiesa Madre, su progetto dell’architetto Ignazio Breccia Fratadocchi, cominciò solo nel 1973, con la posa della prima pietra il 25 novembre di quell’anno. Fu consacrata il 5 giugno 1977 dal card. Umberto Mozzoni(5). Un importante intervento di restauro e risistemazione fu quello del 2006, con la coibentazione e il nuovo sistema di riscaldamento, un colore più chiaro e più caldo e un aspetto più coeso alle pareti e alla volta in cemento a faccia vista, una illuminazione più potente e soprattutto una nuova sistemazione dell’area presbiterale. In essa furono rinnovate “le due mense”: l’ambone, mensa della Parola, con un pregevole leggio in bronzo realizzato dallo scultore Nanni, e l’altare, Mensa dell’Eucaristia, montato su un antico capitello corinzio proveniente dalla chiesa delle Cinque Torri distrutta dalla guerra. L’altare, consacrato il 17 dicembre 2006 dall’Abate Vescovo di Montecassino Mons. Bernardo D’Onorio, è dedicato a Gesù Salvatore e difatti sopra alla cattedra troneggia la scritta: “Salva nos Christe Salvator mundi, Salvaci o Cristo Salvatore del mondo” (6). A seguito dell’unificazione della ex Diocesi Abbazia Territoriale di Montecassino con la Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, avvenuta il 23 ottobre 2014, sia sulla cattedra vescovile che sulla facciata insieme allo stemma papale è stato apposto lo stemma del nuovo Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo. Il 12 agosto 2018 durante la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Francesco fu data lettura del Decreto pontificio che elevava la Chiesa Madre di Cassino a Concattedrale.
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- Leccisotti, Note sulla giurisdizione di Montecassino, Montecassino1972, p.19
- Leccisotti, Montecassino, Pubblicazioni Cassinesi, Montecassino 1983, p.73.
- Carcione, Il vescovo Costanzo, santo patrono di Aquino: problema prosopografico e contesto epocale tra riconquista bizantina dell’Italia e discesa longobarda, in ID., a cura di Costanzo di Aquino VI sec., Edizioni Eva,Venafro2000, pp.44-45.
- Die Aktenstuke zun Frieden von S. Germano 1230, hg.v. K.Hampe,MGH. Epistolae Selectae 4, Berlin 1926. Cfr. Ryccardi De S. Germano, Chronica, a cura di C. A. Garufi, in , L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, T. VII, pars. II.
- Bollettino Diocesano della Diocesi di Montecassino, Anno 1977.
- Mensile della Diocesi di Montecassino “Presenza Xna”, Anno 2006.
Concattedrale
di S. Costanzo Vescovo e S. Tommaso d’Aquino
Aquino
Ogni città sede vescovile ha il suo centro nella Cattedrale dove l’Episcopus ha la sua cattedra di maestro e pastore (Christus Dominus, 2) e annuncia la Parola di Dio, vinculun charitatis (Sant’Agostino In Io. Ev. tr. 26, 13) ai suoi fedeli. Aquino non ha avuto solo una cattedrale ma cinque, che hanno seguito i fedeli durante il corso dei secoli, spostandosi dall’antico territorio dell’Aquinum romana, verso quello medievale e infine verso il centro moderno. La prima cattedrale dedicata all’Apostolo Pietro, fu eretta nel tempio di Cerere Elvina o nel Capitolium dell’Aquinum romana, trasformato in tempio cristiano (1). Qui il 22 settembre 1137 alla presenza di Papa Innocenzo II, l’imperatore Lotario III firmò un decreto a favore dell’abbazia di Montecassino (2). Oggi, il territorio dove sorgeva questa prima cattedrale ancora si chiama “San Pietro Vetere”. Le fonti archivistiche non ci dicono in quale anno questa prima Cattedrale fu sostituita da una seconda. Sappiamo solo che non fu costruita una nuova e il titolo della Seconda fu trasferito nella chiesa di Santa Maria degli Angeli non lontana dal “borgo medievale” della città. Oggi di questa chiesa resta solo “un muro di una decina di metri di lunghezza e di quasi altrettanti di altezza dove s’intravedono tracce di un affresco, risalente al tempo in cui la chiesa visse momenti di maggior splendore”(3). Di questa chiesa ne da notizia anche la Bolla di Papa Gregorio XIV del 17 ottobre 1591 indirizzata al Vescovo di Aquino Flaminio Filonardi (1579-1608) con cui gli concedeva di restaurare la cattedrale di Aquino: nel frattempo, però, questo pontefice morì e l’effettiva bolla di restaurazione arrivò soltanto con il suo successore, Clemente VIII in data 9 febbraio1592 (4). Purtroppo intorno a questa chiesa non vi rimase “che una sola abitazione” (5) e la Terza cattedrale fu ospitata nelle vicinanze del borgo medievale “a mezzodì della torre rotonda” in una piccola chiesa dedicata a S. Pietro (6). Con il passar del tempo la popolazione si spostò ancora verso l’attuale centro e così anche la cattedrale, la Quarta, nel 1680 fu costruita presso la torre del castello che servì da campanile (7). Anche questa “non era in verità una grande chiesa”, comunque sufficiente per i poco più di seicento abitanti che Aquino contava all’epoca della sua costruzione. Fu distrutta insieme alla città il 14 luglio 1944 dai bombardamenti della seconda guerra mondiale (8). Dopo il bombardamento di Aquino e della Cattedrale la città era solo un cumulo di macerie. “Ci si aggirava come sopravvissuti ad orribile cataclisma! “Ricostruire?!… Ma come, e dove cominciare?”. Nel frattempo si riadattò una navata della chiesa di S. Maria della Libera danneggiata ma non distrutta e vi si continuò la vita liturgica della comunità parrocchiale. La nuova cattedrale non si ricostruì dove era prima perché quella zona era franabile. Si decise di costruirla su una parte dell’area di Piazza Pelagalli, oggi Piazza S. Tommaso, oggetto di una permuta di questo terreno del Comune di Aquino con un altro della Parrocchia di San Costanzo. Il Vescovo diocesano Mons. Biagio Musto (1951-1971) benedisse la prima pietra della costruenda Quinta Cattedrale dopo dieci anni dalla distruzione del 1944, il 6 giugno 1954 (9). Fu costruita su progetto dell’architetto Ignazio Breccia Fratadocchi. E’ a croce greca e in stile moderno. Fu consacrata il 19 ottobre 1963 dal vescovo diocesano mons. Biagio Musto (1951-1971) e inaugurata il 27 ottobre 1963 dal cardinale Benedetto Aloisi Masella Camerlengo di Santa Romana Chiesa. Erano presenti il Vescovo Diocesano Mons. Biagio Musto, due Cardinali, Santiago Luis Copello cancelliere della Cancelleria Apostolica , Michael Browne, già maestro generale dell’Ordine dei Predicatori e numerosi Padri Conciliari presenti a Roma per la Seconda Sessione del Concilio Vaticano II(10). In occasione del 7° Centenario della morte di S. Tommaso d’Aquino (1274-1974) la Cattedrale venne elevata al rango di Basilica Pontificia Minore dal Papa Paolo VI. Si arricchì anche di opere d’arte. Tra queste la più grandiosa è il mosaico che ricopre l’intera parrete dell’abside, opera del prof. Carlo Mariani, dono munifico del Vescovo Diocesano Mons. Carlo Minchiatti (1971-1981). Il nuovo altare e la cattedra episcopale invece sono opera dell’architetto Mauti di Veroli. Preziose ceramiche di Angelo Biancini, abbelliscono le absidi più piccole della crociera. In quella di sinistra si ammira il Battesimo di Gesù e in quella di destra una Madonna in trono. Anche la statua bronzea di San Tommaso antistante la Basilica Cattedrale è del Biancini (11).
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- Bonanni R., Ricerche per la storia di Aquino, Altri, 1922,p.42
- Pratilli, Historia principum Langobardorum,Napoli 1751. Cf.r P.Cayro,Storia Sacra e Profana di Aquino e sua Diocesi, Vol. II, Napoli 1808, p.29
- J adecola, La Cattedrale di Aquino: Sulle tracce di un lungo Cammino, Stampa:PHILIA Castrocielo, 2004, p.7
- Molle A., Il Vescovo Flaminio Filonardi e il Sinodo Aquinate Celebrato a Pontecorvo nel 1581: in Culto, pastorale e uomini di Chiesa nella storia religiosa di Pontecorvo, a cura di Filippo Carcione, Arte-Stampa, Roccasecca, 2009, 75.
- Bonanni R., Uomini illustri di Aquino e Diocesi per santità, dottrina e valori, Alatri 1923, p.8
- Ibidem, p.8.
- B.Colafrancesco, Aquino Conquant’anni(1933-1983), Ediz. “La Voce di Aquino” (1933– 1983),p.28.
- Ibidem,p.27.
- Bollettino Ufficiale delle Diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo, Anno 1954.
- Bollettino Ufficiale delle Diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo, Anno 1963.
- Bollettino Ufficiale delle Diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo, Anni 1973-1974.
Concattedrale
di S. Bartolomeo Apostolo
Pontecorvo
La chiesa di S. Bartolomeo Apostolo di Pontecorvo si erge come una imponente fortezza sulla “Rocca” che si affaccia sul fiume Liri. Il titolo della chiesa pare derivi dall’oratorio del castello dedicato all’Apostolo (1), ma potrebbe provenire anche dal fatto che negli anni intorno al mille, venivano dedicate agli Apostoli moltissime chiese. La prima notizia storica della chiesa di S. Bartolomeo e del suo arciprete, si trova in un atto di permuta del maggio 1052 conservato nell’archivio dell’abbazia di Montecassino. Questo documento è un atto di permuta dal quale veniamo a sapere che Ado arciprete e custode della chiesa di San Bartolomeo è primo arciprete storico e vive insieme ai suoi confratelli e cooperatori, preti e chierici: Angelari, Rolgardo e il diacono Mirando (2). Questa del maggio 1052 deve ritenersi la prima notizia storica della chiesa, del suo titolare e del suo capitolo. Difatti fino ad oggi i documenti più antichi relativi alla loro esistenza erano quelli del 1104 e del 1109 già conosciuti e pubblicati (3). In questo periodo (sec. X-XI) si intensifica sempre di più la vita religiosa tanto che fiorisce anche la sanità nella persona dell’arciprete Grimoaldo. Da una pergamena del 1104, scritta in caratteri longobardi, che si conservava nell’archivio capitolare e andata distrutta durante l’ultima guerra mondiale, risulta che l’arciprete di allora, Grimoaldo, con un istrumento rogato dal giudice Littefrida, comparava degli orti siti sotto le mura della chiesa (4) che dovevano servire a tenere occupati i collaboratori (canonici) dell’arciprete. Abbiamo qui un altro esempio di vita semi-comunitaria che, come abbiamo notato, si andava affermando; si può anche pensare che, con l’acquisto degli orti, si intendeva restaurare la regola di S. Benedetto (“ora et labora”) alla cui abbazia era stato donato nel 1105 il castrum Pontiscurvi” (5).
Con il passare degli anni, la chiesa di S. Bartolomeo acquistava sempre più importanza, tanto che i vescovi di Aquino, la scelsero come cattedrale, essendo di struttura nobile e spaziosa”. I vescovi di Aquino vi celebrarono i principali riti pontificali, come la consacrazione degli Oli Santi e le ordinazioni sacerdotali (6). Il vescovo di Aquino Flamio Filonardi(1579-1608) il 16 gennaio 1581 vi celebrò perfino il primo Sinodo diocesano (7). Questa chiesa collegiata era a tre navate con cupola, vi primeggiavano affreschi di due celebri artisti: Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640) e G.Battista Gauli, detto Basiccia (1639-1709) (8). La bolla di Papa Benedetto XII definiva questa chiesa ”Spledida e maestosa” e 23 giugno 1725 la elevò a Concattedrale e Pontecorvo a Città e Diocesi aeque principaliter unita alla diocesi di Aquino (9). La chiesa fu distrutta dai bombardamenti del 1 novembre 1943. Nell’immediato dopoguerra durante gli ultimi anni di episcopaato del vescovo mons. Michele Fontevecchia (1936-1951) fu ricostruita dalle fondamenta e fu completata nei primi anni del nuovo vescovo mons. Biagio Musto (1951-1971), suo successore, su progetto dell’architetto Alberto Tonelli a tre navate e in stile romanico moderno. Il 17 aprile 1955 fu consacrata dal cardinale pontecorvese Benedetto Aloisi Masella con la partecipazione del vescovo diocesano mons. Biagio Musto e mons. Edoardo Facchini vescovo di Alatri. Successivamente con Breve Pontificio del 15 marzo 1958 Pio XII e elvava la concattedrale di San Bartolomeo a Pontificia Basilica Minore (10). In questi ultimi anni la basilica si è andata dodando ed abbellendo di opere di notevole valore artistico. Gli affrschi furono realizzati in due momenti distinti nel 1961 e nel 1967. Il pittore Monzio Compagnone di Bergamo nell’ottobre del 1961 iniziò a dipingere gli affreschi nell’abside intorno al pregevole mosaico realizzato dai laboratori della Scuola Vaticana nel 1951 che è una fedele riproduzione del dipinto “Il martirio di San Bartolomeo”, che si conserva al museo del Prado a Madrid, del pittore spagnolo Ribera, donato alla nostra cattedrale dal papa Pio XII. Sei anni dopo, all’inizio del mese di luglio 1967, per iniziativa dell’arciprete Don Antonio Vano e del capitolo cattedrale iniziò la seconda fase dei lavori per la realizzazione degli altri affreschi. Sul frontale d’ingresso venne raffigurata in primo piano la facciata della chiesa su un fondo sfumato della basilica di S. Pietro; a destra il papa Pio XII, il cardinale Benedette Aloisi Masella e i prelati pontifici; a sinistra il vescovo diocesano Mons. Biagio Musto, gli arcipreti Turchetta e Vano con i canonici. Sulla porta maggiore invece, fu realizzato un trittico dedicato a S. Giovanni Battista, protettore della città. Nei riquadri delle capriate, una varietà di simboli tra i più svariati, dalle virtù teologali e cardinali ai simboli eucaristici e mariani in oro zecchino (11). Negli anni 1987 e 1990, la basilica si arricchì di artistiche vetrate istoriate del prof. Ferdinando Ballarini, realizzate dal Centro Domus Dei di Roma (12). Agli inizi degli anni ’90 furono realizzate anche le monumentali porte di bronzo che il vescovo diocesano mons. Luca Brandolini (1993-2009) benedisse il 29 settembre 1995 (13). Per ricordare il grande Giubileo dell’anno 2000 furono realizzati, un mosaico sulla parete centrale della cappella del Santissimo Sacramento completamente rinnovata e due altre opere musive una nella lunetta sulla porta della cappella della Madonna della Misericordia e San Grimoaldo che raffigura il santo arciprete in preghiera e l’altra che raffigura San Tommaso d’Aquino sulla porta della sacrestia. Tutte opere del maestro Gerardo Della Torre, nostro conterraneo, nato a Castrocielo (Fr) (14). Di particolare interesse storico-artistico è il complesso di affreschi, che appartenenti alla Chiesa di Santa Maria de Canonica, anch’essa distrutta dai bombardamenti, del pittore Marco Mazzaroppi (1550-1620) sono collocati nella basilica.
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- Sdoja, Pons-Curvus dalle origini al sec.XIX. Fascino e storia religiosa di Pontecorvo (1938), a cura di mons. Carlo Minchiatti, Sora, 1975, p.69
- Abbazia di Montecassino. I regesti dell’archivio, VIII (Aula II: capsule XLII – LVI) a cura di Tommasso Leccisotti, Roma 1973, pp. 142 – 143 n. 2080.
- Sdoja, Pons-Curvus, cit.pp.305-311
- Ibidem,cit. p.305
- Fabiani L., La terra di San Banedetto, I, p. 154.
- Bulla in Excelsa Sedis” in „Bullarium Romanum”, to.12, Romae 1736, p.538
- Synodus Aquini ei Pontiscurvi ab Ill. Mo et Rev.mo Domino D. Flaminio Filonardo….Anno Domini MDLXXXI approbata et confirmata …Roma, 1738, Appendice, p. XXIII
- De Bernardis, Ara splendente. Culto ed arte del tempio dell’Immacolata Concezione a Pontecorvo, Casamari 1964, p.22
- Bulla in Excelsa Sedis, cit. p.538.
- Bollettino Ufficiale delle Diocesi di Aquino, Sora e Pontecorvo, Anni 1944-1958.
- Archivio Cattedrale di Pontecorvo, Libro delle Risoluzioni Capitolari,p.532.
- Ibidem, p. 580.
- Archivio Cattedrale di Pontecorvo, Libro di Cronistoria, p.31.
- Ibidem, p.40.