Il venerato simulacro della Vergine Maria Assunta in cielo recuperato tra le macerie grazie a Don Francesco Varone l’8 agosto 1944
Ci voleva proprio, per completare davvero le celebrazioni dell’80° anniversario della distruzione bellica di Cassino, un momento in cui fermarsi per ricordare un particolare che sembra minore ma in realtà risulta importantissimo e fondamentale: il ritrovamento del venerato simulacro di Maria SS.ma Assunta in cielo: ritrovamento avvenuto l’8 agosto 1944, quasi cinque mesi dopo il bombardamento che rase al suolo la città di Cassino. E l’8 agosto 2024, la città si è ritrovata nella chiesa Concattedrale, di nuovo stretta intorno alla sua Patrona, per celebrare l’evento che dette il via alla ricostruzione degli animi prima che delle case e delle strade. Ritrovare la amata statua sotto le macerie ridette fiducia e forza d’animo ai cassinati.
L’evento di commemorazione doveva avvenire all’aperto, sul posto del ritrovamento, ma un violento temporale ha costretto a rimanere in chiesa. Il Parroco Don Emanuele Secondi, eliminata la processione che doveva partire alle 18.30, ha celebrato la Messa alle 19.00, alla presenza di numerosi fedeli, del Sindaco di Cassino Enzo Salera e una rappresentanza dell’Amministrazione. Nell’omelia, pensando a cosa abbiano provato i coraggiosi che riuscirono a dissotterrare la statua, ha dato una bella chiave di lettura valida per tutti: è come se Dio avesse detto loro e continuasse a dire oggi: “Ecco la vostra Madre”, come Gesù sulla croce disse all’apostolo Giovanni.
Dopo l’Eucarestia, ci sono stati degli interessanti interventi: innanzitutto il Sindaco Salera, che ha sottolineato il valore umano, spirituale e sociale, oltre che religioso, del ritrovamento della Statua dell’Assunta e quindi il valore di questa celebrazione, ringraziandone il Parroco e la comunità.
Poi il prof. Gaetano De Angelis Curtis, Direttore del Centro Documentazione e Studi Cassinati Onlus, ha tratteggiato la storia della statua, risalente al XVII-XVIII secolo, più volte restaurata; ad essa sono legati miracoli di guarigioni che nei secoli hanno formato e accresciuto la grande devozione mariana e fatto considerare la “Madonna dell’Assunta” la protettrice di Cassino e dei Cassinati. Ed ha parlato anche del ritrovamento della statua. Una trattazione completa ed estremamente interessante è pubblicata su “Studi Cassinati” n. 3 del settembre 2019 a pag. 221.
Per parlare del difficoltoso ritrovamento ci si è rifatti all’artefice, il sacerdote Don Francesco Varone e ad una sua lettera manoscritta che ne parla. A leggere la prima parte è stato proprio il Dr. Alessandro Varone, nipote del Sacerdote: «Il giorno 30 maggio del 1944 mi avventuravo in mezzo alle macerie della città e lì, dove era la chiesa dell’Annunziata, in mezzo alla distruzione totale, vedo la statua intatta di Gesù Bambino con cui si incoronava la Madonna, in mezzo alle macerie, con la mano destra in atto di benedire Cassino nonostante fosse tutto polverizzato dalla guerra». La ricerca proseguì per ritrovare anche la statua dell’Assunta. «Ed ecco che il 3 e il 4 giugno, accompagnato da alcuni volenterosi, tra i quali Pinchera Antonio, presenti anche Don Luigi Viola e Don Giuseppe Pacitti, ci si accinse a rimuovere le macerie per tentare di recuperare la statua. In verità la paura era molto forte, nonostante la buona volontà e con picchi e badili in mano, nessuno aveva il coraggio di iniziare il lavoro perché affioravano, anche su quelle macerie sacre, mine e bombe a mano». Don Francesco chiese al brigadiere dei Carabinieri Tarantini, comandante della stazione locale, di dare l’esempio per incoraggiare gli operai, per cui si calpestò con bastoni di ferro tutta l’area della chiesa e ci si assicurò che non vi era pericolo. «I volenterosi, per due sere, scavarono a fondo, ma non trovarono nulla».
La seconda parte è stata letta dalla sig.ra Rosa Ruscillo, che ha continuato: «Si rinvenne soltanto un pezzo di un’ala di uno degli angeli della Madonna. Questo reperto convinse Don Francesco che forse anche la statua della Madonna si sarebbe potuta ritrovare in tanti pezzi. «Allora dissi al brigadiere che mi occorreva molta gente per scavare poiché si sarebbe dovuta togliere tutta la chiesa. Dopo due mesi, il 6 agosto del ’44 mi premunii di un permesso speciale dando al brigadiere il nome di quattro volenterosi che abitavano a Capo d’Acqua». Il Sacerdote così li esortò: “Quale oggetto più sacro della Madonna Assunta: però se dobbiamo ritrovarla, occorre tanta fede e segreto: se agiremo in questo modo la Madonna ci farà la grazia”. «Il 6 e 7 agosto si procedette all’escavo: in questi giorni furono trovati sei angeli, l’8 agosto l’intera effigie di Maria Santissima Assunta era ritrovata: era come adagiata sul pavimento della chiesa, interamente intatta. Solo i capelli erano venuti a mancare». Tra i volenterosi, come appreso dalle testimonianze orali di parenti, si annovera la figura di una donna, Ida Ruscillo, che si prodigò per l’escavo e questa sua partecipazione rimase silenziata nel tempo, vincolata da un segreto qualificato come Atto di Fede, come anche riferisce la stessa, che accarezzò l’integrità del viso di Maria Santissima.
Le statue di Maria SS.ma Assunta e del Bambino Gesù, insieme ad altri santi ritrovati dalle altre chiese come Sant’Isidoro, Cosma e Damiano, Agricola, San Giuseppe, la Madonna della Pentecoste, la Madonna di Guadalupe furono portate solennemente nella cappella di Capo d’Acqua. La statua era interamente e miracolosamente intatta e Don Francesco vi accese innanzi due ceri e celebrò una Santa Messa di ringraziamento. Da questo momento si mosse la ricostruzione di Cassino».
Tali interventi hanno emozionato i presenti, che si sono sentiti partecipi di quell’evento lontano e magari non conosciuto da molti, ma fondamentale, identitario per chi vive a Cassino, capace di unire le persone più diverse.
Al termine di questi discorsi, c’è stato un gesto semplice ma altamente significativo e commovente che, seppure si era programmato di compiere all’aperto, sul luogo del ritrovamento (in fondo a Via del Foro, nel Largo dove c’è la “Memoria di pietra”, v. ultime due foto), ha toccato gli animi di tutti: Don Emanuele ha preso un cesto di fiori bianchi che era posato ai piedi dell’altare ed è andato a deporlo amorevolmente ai piedi della statua dell’Assunta. Mentre compiva questo gesto, la sig.ra Franca Ruscillo ha dato lettura di una poesia da lei composta per l’occasione, che riportiamo in calce: “I solchi della speranza”. Davvero coloro che scavarono nelle macerie prepararono i solchi per seminare speranza. La speranza e la forza della rinascita.
Tutto questo grazie a Don Francesco Varone, a cui tutti dobbiamo gratitudine. E se una strada di Cassino, o magari proprio quel largo che ora non ha nome, lo intitolassimo a lui?
Adriana Letta
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I solchi della speranza
C’erano i nostri passi incerti / a dar vita a quelle macerie / di una inaudita guerra, / che ci strappò la vita con ogni violenza. Affondammo in quella misera coltre, / che rivestì di grigio quella disumana desolazione. Per lunghi giorni / camminammo / guidati dal baluardo / della fede, /unica ricchezza, custodita dai sigilli / del nostro cuore. / Ci sussurrammo parole / per illuminare / quelle sacre rovine, / per dare forza / alle nostre mani / e per scavare / i solchi della speranza. / Poi, le mie mani con dolcezza / toccarono quel Viso integro / che animò / i miei occhi. / Con una carezza / ti raccolsi, / ti strinsi a me, / a quell’ingiusto e vile martirio / e / al perdono della rinascita / di Cassino.
Franca Ruscillo
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