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“Credere e pensare Dio e l’uomo” (Omelia del Card. Angelo Bagnasco) – Roccasecca, 7 marzo 2023

Roccasecca 7.3.2023
Festa di san Tommaso
OMELIA
“Credere e pensare Dio e l’uomo”
Card. Angelo Bagnasco

Eccellenza carissima
Cari Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato Distinte Autorità
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore

Tommaso d’ Aquino, Santo domenicano e Dottore della Chiesa, è punto di riferimento per la fede e la dottrina cattolica. Saluto tutti voi, e in particolare mons. Gerardo Antonazzo, Pastore di questa Diocesi che mi ha fraternamente invitato.

Ci chiediamo: la sua figura ha ancora qualcosa da dire al mondo moderno? Oppure è solo un ricordo del passato? Non siamo troppo lontani da quel tempo e soprattutto troppo diversi? Ma proprio perché viviamo oggi, noi abbiamo bisogno di Tommaso. Confrontarci con il suo pensiero non è un’ operazione astratta rispetto ai compiti molteplici e gravi che ci investono: al contrario, quanto più è frenetico il nostro vivere, tanto più ci è necessario pregare e pensare nella verità.

  1. Il maestro

Se consideriamo l’itinerario degli studi di Tommaso, il suo insegnamento accademico, gli scritti, non possiamo non riconoscerlo come maestro: il maestro, infatti, è colui che insegna cose che altri non conoscono ancora, ed insegna a pensare in modo corretto. E’ questa oggi la vera emergenza, poiché il nostro tempo non ci aiuta: il modo urlato di parlarsi, l’uso di slogan ripetuti anziché la capacità di argomentate le proprie tesi, sentenziare su tutto senza una reale conoscenza delle cose … sono alcuni dei segnali che fanno vedere la povertà della cultura oggi, e la necessità di tornare ai fondamentali non solo della fede, ma anche della retta ragione. E in questo, Tommaso è maestro al di là del suo tempo, avendo approfondito il rapporto virtuoso tra fede e ragione, consapevole che una ragione debole non fa una fede forte.

  1. L’educatore

Il compito del maestro resta incompleto se egli non diventa anche educatore dei suoi interlocutori. La scienza, infatti, non è sufficiente per educare. Questo cammino richiede una visione più ampia, che investe tutto l’essere umano: mente e cuore, corpo e spirito. Educare e illuminare la mente affinché la chiarezza della conoscenza aiuti la capacità del giudizio e la libertà sua libera, per fare ordine in noi e nella vita, per avere coraggio, per trovare la nostra strada e percorrerla fino in cima. E’ scoprire che il sacrificio è necessario per crescere, per essere saldo e non una canna al vento, che la virtù è ciò per cui valgo,

Non sono chiamati in causa solo i docenti, ma innanzitutto i genitori, i Sacerdoti, e tutti coloro che — nella comunità ecclesiale e nella società civile — hanno la grazia di questa missione. Per questo, la prima domanda che ogni educatore deve porsi di fronte ai giovani, non è “che cosa posso fare per loro, ma chi sono io?”. Non è possibile, infatti, educare se non educhiamo noi stessi, se non abbiamo qualcosa da dire di vero, se la prima parola per le giovani generazioni non siamo noi. Chi pensasse di non avere nulla da dire, forse dovrebbe interrogarsi se ha vissuto o se è stato vissuto. Ogni età della vita ha i suoi limiti e i suoi doni, ognuno deve vivere il proprio stato senza mascherarlo né in avanti né indietro.

  1. La sapienza di Dio

San Tommaso come ha potuto essere maestro e educatore? Perché era un sapiente! Aveva cioè il dono della sapienza di cui ha parlato la prima lettura e il Vangelo. La scienza conosce le verità, la sapienza le gusta; il dotto si può compiacere, il sapiente è umile, conosce le cose che contano, per le quali vale la penna di vivere e soffrire, e lascia che lentamente mettano radici nel suo essere. Per questo la presenza del sapiente fa bene a chi lo avvicina anche quando non parla.

La sapienza conosce non come funziona la realtà visibile ma il suo perché, conosce il valore delle cose oltre le apparenze; non si perde nei dettagli ma va al centro, oltre il sensibile, coglie l’essenziale, e vede l’invisibile. Potremmo dire che il sapiente vive sospeso fra terra e cielo, e questa sospensione gli permette di essere più radicato nella storia, gli dona un nuovo sguardo, quello di Cristo: vedendo le cose nella luce dell’Eterno, vede meglio le cose del tempo.

Di questa sapienza abbiamo urgente bisogno oggi per non perderci in discorsi inutili che non aiutano a comprendere la realtà ma piuttosto confondono e fanno perdere tempo. Gesù non si è preoccupato di che cosa la gente si aspettasse da Lui: aveva una missione da compiere, era Lui la missione! Non si è fatto trascinare dai dettagli delle cose, non ha fatto analisi e programmi, ma ha annunciato che Dio è qui e che bisogna convertire i cuori al pensiero di Dio che non è allineato a quello corrente. Egli mette se stesso al centro in una forma incomprensibile e scandalosa, l’Eucaristia: la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda! Non ha paura di rimanere solo, tanto che provoca i suoi stessi discepoli: “Volete andarvene anche voi?”. Non ha voluto dividere ma amare, e l’amore esige verità e liberà. Le sue esigenti parole non sono, dunque, una sfida di forza o di imperio, ma un atto d’amore. Diminuire la verità per non dividere non unisce ma uniforma.

Tommaso ha vissuto dentro a questa logica: ha pregato, pensato, scritto per amore, per toccare il cuore e la mente dell’uomo di ogni tempo. La sua incredibile produzione di testi non ha ingolfato il suo spirito, ma testimonia che, in virtù della fede, ha potuto usato la ragione in tutta la sua dignità. Quando, però, ebbe una particolarissima esperienza spirituale, allora ha cessato di scrivere, poiché ogni parola umana gli pareva come una manciata di “paglia” di fronte alla bellezza divina. Egli vide che le sue opere — preziose e provvidenziali — erano un ingresso, una umile soglia rispetto al Mistero tre volte Santo. E da quel momento, la preghiera e il silenzio della parola e della penna lo invasero come un fiume in piena che feconda l’anima e pacifica la mente.

Cari Fratelli e Sorelle, preghiamo il grande Dottore della Chiesa perché ci aiuti a fermarci ogni giorno per pregare e riflettere sul Vangelo. La parola di Gesù è sapienza del Padre, ci insegna le cose che contano perché restano per l’eternità: sono impegnative ma semplici, ardue ma possibili con Dio che è fedele e che ci ripete: “Non temete, io sono con voi”.

Leggi anche l’omelia in Pdf.