DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE
Omelia della Messa esequiale per mons. Dionigi Antonelli
Basilica-Santuario Regionale di Canneto, 26 giugno 2024
Cari presbiteri e diaconi,
signori Sindaci, cari amici,
celebriamo l’eucarestia a suffragio del nostro amato e carissimo mons. Dionigi Antonelli, che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno sulla soglia dei suoi cento anni. Ci uniamo con sentimenti di affettuosa partecipazione alla preghiera della Chiesa per ringraziare e lodare il Signore per il suo ministro generoso, intelligente, appassionato, fedele e zelante. Sono, queste, alcune delle caratteristiche e delle virtù proprie di don Dionigi che spiegano la poderosità delle sue qualità, culturali e spirituali che hanno contrassegnato inequivocabilmente la fruttuosità del suo impegno nel ministero pastorale.
Nato a Picinisco (Fr) il 7 agosto 1925, ha compiuto gli studi presso il Seminario di Sora e presso il Collegio Leoniano di Anagni. Ha ricevuto l’ordinazione diaconale il 25 marzo 1950. E’ stato ordinato presbitero il 16 luglio 1950 dal Card. Tisserand.
- Ha insegnato nel Seminario vescovile di Sora dall’ottobre 1950 al giugno 1961;
- Segretario del Vescovo dal 1950 al 1961;
- Canonico di S. Restituta dl 1951 al 1961;
- Rettore del Seminario di Sora dal 1961 al 1972;
- Rettore del Santuario di Canneto dal 1960 al 1995;
- Assistente diocesano del Movimento Maestri Cattolici dal 1960 al 1972;
- Professore di Lettere nel Seminario di Sora fino al 1982;
- Docente di Lettere e Filosofia presso il Liceo Scientifico di Sora e presso l’Istituto Magistrale di Sora.
Studioso a tutto tondo, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche, di carattere storico-religioso. Si devono attribuire a don Dionigi almeno tredici pubblicazioni di valore storico, avvalorate da un apparato critico-documentario di alto spessore. Dai suoi scritti emerge una particolare attenzione alla storia del suo paese, Picinisco, e soprattutto lo straordinario affetto per il “suo” Santuario di Canneto, a servizio del quale è stato Rettore per ben 35 anni. Davvero magistrale è la sua ricerca storica sull’intera ricchezza paesaggistica, religiosa, spirituale, pastorale custodita nel prezioso volume: “Il Santuario di Canneto: dalle origini all’attuale ristrutturazione generale (1978-1987): studio critico-storico”. Ha amato la Vergine Bruna con zelo e ardore filiale straordinario. Si deve a lui l’inizio della pubblicazione del Bollettino del Santuario a partire dal 1961. Tra le preghiere da lui composte si legge l’intensa tenerezza verso la Madonna di Canneto: “O celeste abitatrice dei monti…Qui ti sentiamo come una voce che invita a credere, come un desiderio che guida a sperare, come una fiamma che spinge ad amare. E’ Dio che ha acceso la tua luce su questi monti, perché la lampada della fede bruci dell’amore per te”.
“Chi rimane in me, porta molto frutto” (Gv 15,5). La metafora dell’albero riferita oggi dal brano del Vangelo parla di “falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete”. Il profeta è falso quando falsa è la sua promessa di salvezza e di felicità a basso prezzo. Il profeta è falso quando trasforma la menzogna in verità, ingannando e illudendo chi lo ascolta. Il profeta è falso quando parla per adulazione o per piaggeria, tacendo il suo vero pensiero. Lo smascheramento dei falsi profeti si rivela nel tempo della maturazione. Poiché, occorre del tempo per vedere se i frutti dell’albero saranno buoni; bisogna mettere alla prova del tempo le parole o le opere di ciascuno. Di tempo, don Dionigi ne ha avuto molto, per confermare la qualità delle sue parole e delle sue opere. Inoltre, è falso quando chi si spaccia per profeta cerca ad ogni costo il consenso e l’approvazione attraverso il compromesso e il ripiego. Un falso profeta è sempre un cattivo maestro. Don Dionigi ha custodito la rettitudine della sua coscienza, ha creduto nella buona fede di chiunque, rigido con se stesso, sobrio nel suo stile di vita, rigoroso nella disciplina ecclesiastica che ha osservato in modo scrupoloso, docile e rispettoso verso ogni Vescovo con cui ha collaborato con onestà di mente e di cuore. Si meravigliava molto, quando a sorpresa venivo a incontrarlo, quasi incredulo per la gioia nel sentirsi dire “Sono il Vescovo”, dopo aver bussato insistentemente alla porta di casa (a motivo della sua sordità).
Sempre profondamente grato al Signore per il dono della vita, don Dionigi amava ripetere: “Ogni giorno ringrazio Dio con la faccia per terra!”. Amava la sua vocazione, amava servire il Signore fruttificando al meglio i talenti da Lui ricevuti. Non ha sprecato un solo attimo della sua esistenza, vissuta intensamente nel segno della fede nella quale è rimasta ben radicata la sua vocazione battesimale e presbiterale. Intriso di vissuta spiritualità sacerdotale, trovava nel mistero della creazione e dello Spirito di Dio che l’abitava, l’epicentro della sua enfasi meditativa, estasiato dalla meraviglia per l’amore del Dio Creatore. Amava ripete spesso: “Dello Spirito del Signore è piena la terra”.
La sua preparazione eclettica gli consentiva di esprimere la gioia del suo vivere da prete anche con la maestria e la passione per la musica e per il canto sacro. Il suo testo più amato e gelosamente custodito era il Liber usualis, da dove attingeva continuamente testi di canto gregoriano che esibiva con gusto e letizia spirituale. Lo ha fatto fino agli ultimi momenti della sua vita, mentre le sue forze continuavano a indebolirsi fino ad abbandonarlo. Ha amato vivere e ha amato morire, desideroso di abbracciare il Signore andandogli consapevolmente incontro. Con il canto si è come lasciato cullare nel suo morire. Possa ora risvegliarsi alla presenza del Signore, e continuare a cantare le sue lodi, associato al coro celeste, accolto dalle braccia materne di Maria, la Vergine Bruna di Canneto sua e nostra Madre e Protettrice.
+ Gerardo Antonazzo
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