Ieri ad Isola del Liri si è svolto l’incontro diocesano per gli evangelizzatori
Intervenuto il teologo Matteo con un focus su baby boomers e generazione x
Si allarga a centri concentrici il movimento di ascolto sapienziale e di discernimento in questo terzo anno di Cammino sinodale. Il più recente appuntamento unitario per la diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo ha radunato fedeli, presbiteri ed operatori dell’evangelizzazione, mercoledì scorso 27 settembre, presso la chiesa San Carlo, in Isola del Liri. Ad aprire la serata l’indirizzo di saluto del vescovo Gerardo Antonazzo, che per l’evento ha scelto come relatore – introdotto dal direttore dell’Ufficio catechistico diocesano don Giuseppe Basile – don Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede, teologo affermatosi nel panorama scientifico teologico per le indagini di sociologia della religione e gli studi riguardanti la prassi della fede (a consacrarlo al successo è stato La prima generazione incredula, da diverso tempo, indicato, fra i testi di riferimento e approfondimento per alcuni corsi di laurea in diverse facoltà teologiche). Matteo ha curato la prefazione del libro di Antonazzo Leggere i segni dei tempi, che raccoglie le lettere pastorali e le note su famiglia e catechesi dell’ultimo triennio, scaturiti prima dall’esperienza della pandemia, poi dalla ripresa di una prassi pastorale “ordinaria”, al termine della fase emergenziale. Una delle acquisizioni fondamentali maturate dal vescovo è la re-iniziazione cristiana della famiglia: il presule postula in quest’epoca di radicali cambiamenti la necessità di rivolgersi alla famiglia con l’obiettivo precipuo di trarvi “adulti nella fede” affinché divengano soggetti e tramiti privilegiati dell’evangelizzazione e di qualunque progetto di iniziazione cristiana. Per evangelizzare nel contesto contemporaneo occorrono adulti nella fede, figure capaci di assumere ed interpretare in modo maturo e con senso la realtà contemporanea alla luce dell’esperienza di vita e di fede cristiana, nata e sostenuta dalla speranza nella resurrezione. Di adultità e di educazione all’adultità ha parlato appunto l’ospite relatore della serata, dopo un’attenta e meticolosa indagine sociologica che ha focalizzato alcuni dei cambiamenti che interessano la quotidianità e la famiglia del terzo millennio e ad esse impongono sfide nuove e coraggiose per l’annuncio evangelico. Longevità, giovanilismo, eternalizzazione, socializzazione precoce ed indiscriminata (anche attraverso il mondo di internet) sono i grandi vettori di trasformazione sociale che hanno segnato le generazioni a cavallo tra il 1946 e il 1980, quelle dei nonni e dei genitori del 2023, determinanti crocevia dell’educazione e dell’educazione alla fede. In un quadro segnato da tali radicali trasformazioni gli uomini e le donne eludono l’impegno all’adultità: si rimanda indefinitamente ad un domani la genitorialità e la generatività. Tutto rimane schiacciato in un eterno presente, in cui il senso del limite, della precarietà, lo sconcerto e lo scandalo del dolore e della morte cedono prepotentemente il passo ad un ampio ventaglio di molteplici possibilità, mai tutte (e, forse, neppure in parte) realizzabili “in individuo”, nella storia particolare. Migliorate la qualità e l’aspettativa di vita e sembra paradossalmente ridursi lo spazio di una capacità decisionale secondo la fede, secondo Cristo. In crisi è l’adultità e in crisi è la trasmissione della fede, che per i cristiani, afferma il relatore, «ha il volto di un Padre». I cambiamenti d’epoca impongono un cambiamento di mentalità e di pastorale per assumere linguaggi in grado di continuare a dire la fede: anche la catechesi e l’evangelizzazione devono essere profondamente rinnovate, “ripensate”. Al centro deve restare l’ancoraggio al Vangelo e al linguaggio della gioia – tanto insistito da Francesco lungo il suo pontificato – che ne costituisce il cuore: «vi è più gioia nel dare che nel ricevere». Anche oggi il cristianesimo e la trasmissione del Vangelo passano attraverso lo sguardo all’alterità, la centralità dell’altro, la solidarietà incondizionata a colui al quale cedere il proprio posto fino a mettersi da parte: «l’adulto è colui che riesce a mettersi da parte per mettere al centro l’altro».
Andrea Pantone