Nel libro Leggere i segni dei tempi. Ripensare la catechesi il vescovo presenta l’ineludibile percorso di cambiamento pastorale cui sono chiamate le parrocchie, nel contesto dei profondi mutamenti culturali e della larga disaffezione dalla fede degli adulti genitori*
Si può definire un vero e proprio “programma di lavoro” per la riflessione e il concreto cammino delle comunità parrocchiali del prossimo futuro, che, sul fondamento di fondamenta teologiche e bibliche, presenta alla chiesa diocesana la coraggiosa e ineludibile prospettiva di un cambiamento di mentalità pastorale per un annuncio del Vangelo significativo per l’oggi. «Leggere i segni dei tempi. Ripensare la catechesi» (Edizioni Fondazione OasiApp) è il libro da poco dato alle stampe dal vescovo Gerardo Antonazzo che raccoglie e rilancia le intuizioni che il pastore della nostra diocesi ha maturato negli ultimi anni, avendo sullo sfondo sia l’opzione della famiglia come cardine di una rinnovata prassi pastorale sia le sfide sollevate dalla crisi della pandemia. Il testo fin dal titolo va dritto al cuore della questione messa a tema da monsignor Antonazzo e così definita dalle sue stesse parole: «discernere “i segni dei tempi” che preannunciano cambiamenti radicali, sperimentandoli nel rinnovamento della catechesi per l’iniziazione cristiana, per proiettare il cammino di revisione verso il frutto più maturo: la re-iniziazione cristiana dell’intera famiglia». L’assunto da cui prende le mosse il ragionare del vescovo è più che fondato: la proposta pastorale tradizionale imperniata sulla iniziazione dei più piccoli, delegata sostanzialmente ai catechisti parrocchiali, non regge più e risulta di fatto sterile, di fronte alla sempre più marcata disaffezione dalla fede cristiana degli adulti genitori e alla loro vistosa assenza dalla vita della comunità cristiana. Un assunto che trova ulteriori conferme da due competenti firme che introducono il lettore alle pagine del volume: quelle di don Armando Matteo, teologo della Pontificia Università Urbaniana e sottosegretario del Dicastero per la Dottrina della Fede (che il 27 settembre sarà relatore al Convegno diocesano per gli educatori alla fede a Isola del Liri) e don Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale. Per il primo, che firma la prefazione, non c’è dubbio che «il nome specifico della sfida pastorale attorno alla quale è oggi necessario raccogliere le migliori idee e le migliori energie è proprio questo: la rottura nella trasmissione generazionale della fede». Per il secondo, autore di una articolata presentazione al libro, «è solo nel contesto di una comunità cristiana di adulti che trova il suo luogo naturale anche l’ingresso nella fede delle giovani generazioni, a cominciare dai più piccoli». Da qui il deciso invito del vescovo Gerardo ad avere il coraggio di rivedere il volto della parrocchia, perché essa si ponga decisamente al servizio delle famiglie, primo luogo in cui la fede parla il linguaggio della vita, e raggiunga i tanti che vivono al di fuori dei “recinti parrocchiali”, quei “cristiani della piazza”, cioè, cui nel nostro contesto culturale, è affidata in larga parte la testimonianza della fede e del Vangelo, che non può essere affare solo di quelli (sempre più pochi, per la verità!) «che vivono all’ombra del campanile». Il cammino è arduo ed il vescovo ne è perfettamente consapevole, soprattutto in relazione ai profondi mutamenti che l’istituto della famiglia va subendo ormai da tempo, ma è altrettanto irreversibile, perché, come rimarca senza mezzi termini monsignor Antonazzo, «se non “facciamo famiglia”, non servirà né fare catechesi né fare i catechisti» e, pertanto, «senza la centralità, la presenza, la partecipazione e la corresponsabilità delle famiglie che la compongono, la parrocchia rischia la deriva dell’insignificanza».
Augusto Cinelli
*Proponiamo la lettura del presente articolo come approfondimento del testo che il vescovo Antonazzo richiede come propedeutico alla partecipazione al Convegno per educatori alla fede in programma il prossimo 27 settembre 2023.