Celebrato la mattina a Montecassino e nel pomeriggio a Cassino il giorno di San Benedetto
Il 21 marzo per i cassinati, più dell’ingresso della primavera, fa pensare alla festa del Patrono di Cassino e dell’Europa, è la festa di San Benedetto, fondatore dell’abbazia di Montecassino e iniziatore del monachesimo occidentale. Un’altra data imprescindibile e attesa. Secondo tradizione, la festa è iniziata, come è giusto, in abbazia, nella Basilica Cattedrale, dove il card. Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari e amministratore apostolico di Iglesias, davanti a numerose autorità del territorio e non solo, ha presieduto il solenne Pontificale, concelebrato dall’Abate Dom Luca Fallica, dal Vescovo Gerardo Antonazzo e da numerosi monaci, interni ed ospiti, e molti sacerdoti diocesani. La liturgia, come sempre impeccabile e curata, è stata animata magistralmente dal “Coro Annibale Messore” diretto da Carmelo Messore e dal Canto gregoriano dei monaci. Al termine, il Cardinale ha impartito la Benedizione papale, con indulgenza plenaria alle consuete condizioni.
Dopo la celebrazione si è passati nella Sala San Benedetto per un convegno in cui, dopo un’introduzione dell’Abate Luca, il Card. Miglio ha porto una interessante riflessione su “S. Benedetto e la profezia di pace” riguardo al nostro tempo, attraverso una sorta di “decalogo”. Il desiderio di ripristinare la pace, oggi in grave pericolo, si scontra con la complessità della situazione, che rende difficili i tentativi. Ha parlato del diritto alla legittima difesa, del problema della produzione di armi (quanti posti di lavoro!), degli interessi diversi che si intrecciano. La pace è l’orizzonte di Dio per l’uomo, è la promessa di Dio, ha affermato. Bisogna dunque costruire e lavorare per una cultura di pace; guardare in faccia la realtà della produzione e commercio delle armi e chiedere una riconversione vera e concreta delle armi, un disarmo progressivo, tenendo conto che non debbono essere i lavoratori a pagare il prezzo più alto. C’è dunque bisogno di discernimento profondo. Al termine, il Questore di Frosinone, dott. Domenico Condello, ha donato al Cardinale un olio prodotto negli oliveti piantati in terre confiscate alla mafia.
Nel pomeriggio, appuntamento alle 17 presso il monastero di Santa Scolastica a Cassino, da dove si è partiti in processione per portare la preziosa reliquia di San Benedetto nella vicina Concattedrale, con l’accompagnamento del Corteo Storico “Terra Sancti Benedicti” al completo, Tamburini, Nobili, Militi e popolane, tutti in costume medioevale. Poi la solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Miglio, concelebrata dall’Abate Luca e dal Vescovo Gerardo, insieme al Vicario diocesano Mons. Recchia e ai Sacerdoti della Zona di Cassino e di altre zone. All’inizio il Vescovo Gerardo ha accolto il Cardinale ringraziandolo per aver accettato l’invito. Ad animare in modo eccellente la liturgia in questa celebrazione pomeridiana è stato il Coro di S. Giovanni di Cassino. Erano presenti le autorità militari e civili, tra cui l’assessora Tamburrini in rappresentanza del Sindaco Salera con alcuni amministratori ed il glorioso gonfalone di Cassino, medaglia d’oro al valor militare. Nell’omelia il Cardinale si è detto colpito dai docufilm toccanti e strazianti sulla storia di Cassino di 80 anni fa, e dal 60° anniversario da quando S. Paolo VI proclamò S. Benedetto Patrono principale dell’Europa. Quest’ultima oggi vede vicina una guerra, cosa che contrasta con la cultura benedettina della Pace. Si è soffermato su due parole: Amore, e invece quanta violenza! Libertà, e invece quante schiavitù e dipendenze! In questa terra S. Benedetto ha insegnato Ora et labora. Ma la preghiera sembra essere andata fuori moda: non è che per questo va in crisi anche il lavoro? La crisi peggiore è perdere la cultura del lavoro, che è posto nell’art. 1 della nostra Costituzione. Si perde di vista che il lavoro ci perfeziona e ci completa come uomini. Cosa diventa una società fondata sul consumismo? Il Vangelo delle beatitudini ci avverte: non è la via più facile a farci andare avanti. Se il chicco di frumento muore, allora porta frutto; è questa la strada indicata da San Benedetto. Riscopriamo, ha incalzato, la dimensione del lavoro, la civiltà del lavoro. Infine ha promesso: quando andrò dal Papa, gli chiederò una benedizione speciale per questa terra.
Dopo la celebrazione, ci si è mossi per portare in processione la sacra Reliquia di San Benedetto. Le varie componenti del Corteo Storico hanno sfilato per le vie del centro, mentre le preghiere si alternavano alle musiche suonate dalla Banda Don Bosco diretta dal M° Marcello Bruni, poi si è fatto ritorno davanti alla Concattedrale in piazza Corte. Lì si sono schierati i vari gruppi; i celebranti, invece, si sono affacciati dal balcone della Curia. Brevi interventi del Vescovo Gerardo, dell’Abate Luca, poi il Card. Miglio, riprendendo i concetti espressi nella celebrazione, ha ricordato la necessità di costruire una civiltà del lavoro, dell’amore e della pace, ed ha anche voluto con calore ringraziare della “bella accoglienza” ricevuta, poi ha impartito la Benedizione alla Città e all’Europa. Il giorno culminante della festa di San Benedetto si è concluso festosamente con i fuochi pirotecnici.
Adriana Letta