Una lettura dell’indagine esplorativa realizzata nel 2018 a cura dell’Ufficio Diocesano di Pastorale giovanile e redatta dal sociologo Lucio Meglio
“I giovani e la fede” è il titolo dell’indagine esplorativa condotta nella Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo nell’anno del Sinodo sui giovani a cura dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, il cui rapporto è stato redatto dal sociologo Lucio Meglio. La ricerca, degli ultimi due mesi del 2018, ha coinvolto 1.156 giovani tra i 14 e 17 anni, frequentanti cinque Istituti di Istruzione Superiore di Cassino, Isola del Liri, Sora e Pontecorvo, ai quali è stato somministrato un questionario semi-strutturato esemplato su quello proposto dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI e costituito da dieci domande aperte. I ragazzi hanno risposto al questionario, in classe, durante l’ora di religione in forma diretta ed anonima. L’introduzione del rapporto chiarisce i concetti di giovani, religione e religiosità, contrassegnando rispettivamente il primo come attori caratterizzati da una continuità e discontinuità di contenuti sociali, culturali e spirituali; il secondo come sistema influenzato da “una cultura di frammenti” fortemente individualista e plurivaloriale che distingue i fenomeni religiosi in rappresentazioni delle istituzioni religiose e in visioni personali del mondo; il terzo come la “forma culturale che nasce dal continuo interagire di una pluralità di persone”.
Il parametro “senso di appartenenza” apre l’indagine mostrando come una irrilevante percentuale di giovani assegna a Dio l’appartenenza della propria della vita e una forte tendenza ne attribuisce all’individuo una centralità assoluta. Il 55,41% degli intervistati non prova interesse per le attività religiose mentre per il 34,72 % l’esperienza di fede è uno strumento di spiegazione del senso della vita. La partecipazione religiosa registra un 48,8% di assenze dalla messa domenicale e un 36,78% di partecipazioni solo a particolari cerimonie. Si rileva tendenzialmente come l’incertezza per il futuro, sia lavorativo che individuale, appaia come prima preoccupazione dei nostri giovani. I dati presentano una generazione di giovani fortemente infragilita dalla mancanza di figure di riferimento, il 29,72% dei quali assegna al credo religioso e alla fede la capacità di dare risposte di senso e un compito di sostegno. I risultati fanno intravvedere tuttavia timidi margini di speranza e un possibile cambio di passo per la Chiesa, perché, nell’educare alla fede, non rinunci a “scrutare l’animo giovanile dietro un’apparenza che nasconde tesori di interiorità e un’inedita attesa di Dio”.
Andrea Pantone
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