«Desideravo tanto tornare a Meta, da dove mancavo da più di due anni, esattamente dai giorni della visita pastorale. I giorni in cui il Signore, attraverso la figura del vescovo, ha visitato questa comunità come il Buon Pastore che sta alla porta e bussa». Con queste parole Monsignor Gerardo Antonazzo ha salutato la comunità della parrocchia Santissima Trinità a Meta di Civitella Roveto.
Il vescovo diocesano, accolto dal parroco Don Franco Geremia e dal sindaco Pierluigi Oddi, ha confortato i fedeli presenti alla Santa Messa riconoscendo che, in questo periodo di pandemia, ci si possa sentire come un gregge abbandonato dalla propria guida o assalito dai lupi. Ma Gesù, come dice Egli stesso – ha evidenziato Antonazzo – è il pastore che dà la vita per le sue pecore, per difendere il proprio gregge e custodirlo anche dalla tentazione di quei mercenari che invece lo abbandonano quando vedono arrivare il pericolo.
Riprendendo poi le letture della liturgia domenicale, Sua Eccellenza ha presentato Dio come lo sposo che, al popolo di Israele e ad ognuno di noi, dice con parole commoventi: “Sarai chiamata con un nome nuovo […] Nessuno ti chiamerà più Abbandonata […], ma sarai chiamata Mia Gioia […] Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is. 62, 1-5).
Parole pronunciate al popolo di Israele mentre era in esilio e stava vivendo un momento di grande difficoltà. Le stesse difficoltà che continuano a colpire ancora oggi l’intero popolo di Dio e non solo con la pandemia. Il vescovo ha infatti ricordato i tanti conflitti purtroppo ancora in atto e le troppe minacce di guerra, come la situazione critica e drammatica al confine tra Russia e Ucraina.
Nonostante queste difficoltà, ha poi aggiunto, i cristiani non devono sentirsi sfiduciati o abbandonati, perché l’amore di Dio, a cui spesso si pensa in maniera astratta, non ci abbandona. Il suo, infatti, è l’amore nuziale, senza il quale la vita di ciascuno diviene senza valore, senza significato, senza gioia né scopo.
L’incontro del vescovo con la comunità di Meta è stato quindi un “secondo tempo” della visita pastorale del dicembre 2019 perché Gesù non è solo il buon pastore, ma è anche lo sposo, «uno sposo pazzo di amore, tanto pazzo da rimetterci la vita». Sta proprio qui il senso del sacramento dell’ordine e di quello del matrimonio: a farci comprendere e mai dimenticare come Dio ci ama, soprattutto quando sbagliamo, da sposo perfetto quale è. «Quanto più noi siamo infedeli tanto più Lui ci sposa» ha concluso Antonazzo «salvandoci e non condannandoci né giudicandoci, ma aiutandoci per cambiare in meglio il nostro cuore».
Foto Benedetto Di Pietro e Mauro Facchini