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“In cammino con Maria” – Lettere Cammino Sinodale 13

Lettere Cammino Sinodale / 13              

 

IN CAMMINO CON MARIA, PELLEGRINI DI SPERANZA 

 

Carissimi amici,

l’intensa gioia con la quale la nostra Chiesa ha desiderato, atteso, e accolto la proclamazione della Beata Vergine Maria di Canneto quale patrona e protettrice dell’intera Diocesi, nutre e illumina il Cammino sinodale, esperienza speciale di grazia e tempo di radicale conversione kerigmatica dell’annuncio cristiano. Il Cammino del popolo di Dio trova nella spiritualità mariana, “principio” costitutivo della Chiesa, peculiari ragioni di fede e ispirazioni di vita cristiana.

 

  1. Erano uniti e concordi

il libro degli Atti degli apostoli presenta le prime istantanee che documentano con vivacità e freschezza di stile letterario la vita della prima comunità sinodale, momenti sorgivi dell’esperienza ecclesiale del Risorto. Si tratta di discepoli segnati dalla consapevolezza di restare uniti, di camminare insieme, di raccordare la vita di ognuno con la bellezza della comunità nella quale potersi ritrovare e riconoscersi come credenti. In At 1, 12-14 si racconta che subito dopo l’ascensione di Gesù alla destra del Padre, “ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui”.

La vita comunitaria nel Cenacolo è segnata da alcune priorità: la presenza di Maria, la Madre di Gesù; il dono e l’azione dello Spirito Santo a Pentecoste; lo stare insieme, assidui e perseveranti nella preghiera comune. In queste caratteristiche della comunità cristiana delle origini ritroviamo gli elementi essenziali del cammino sinodale della Chiesa di ogni tempo. Perciò, essere e vivere come Chiesa sinodale significa camminare insieme nella fede del Signore risorto, restare sempre uniti a Maria, e godere della consolazione e del discernimento secondo lo Spirito della verità (cfr Gv 16,15).

 

  1. Conversione comunitaria

Il cammino ci cambia! Ci converte, perché tocca e coinvolge le dimensioni personali più profonde. La spiritualità mariana, soprattutto nella forma del pellegrinaggio, è squisitamente sinodale, perché aiuta camminare insieme, ad incontrarci con gli altri, a pregare uniti, ad amare la Madre di Dio. Testimoni vivaci e tenaci della millenaria devozione verso la Vergine di Canneto, impariamo cosa significa camminare verso di Lei. Nel santuario di Canneto approdano tantissimi ragazzi, giovani, adulti, anziani, malati nel corpo, e spesso sofferenti nell’anima. Nel santuario di Canneto approdano credenti e praticanti, ma anche non praticanti e, non di rado, anche non credenti, o almeno così la pensano. Nessuno può sapere in partenza chi tra coloro che incontra presso il santuario sia un praticante e chi no. Tutto questo non è un limite, ma un vantaggio: “Non solo perché offe molte possibilità all’evangelizzazione di questi ‘lontani’ (molti di loro poi si confessano e fanno la comunione dopo molto tempo), ma perché in questa particolare ‘mescolanza’ di praticanti e non praticanti, gente devota e turisti, persone angosciate per la malattia, per un lutto, per un fallimento familiare o economico e semplici curiosi… si realizza profeticamente il Regno: percepiamo di essere l’unico Popolo di Dio” (G. Palmieri). E’ quella che Papa Francesco chiama ‘la mistica della fraternità’, e la Chiesa vive in modo speciale la sua missione di essere sacramento al servizio dell’unione di tutti gli uomini con Dio e dell’unione degli uomini tra di loro, della fraternità universale.

Il pellegrinaggio sprigiona in modo molto diffuso e immediato la “mistica della sinodalità”: unisce tutti, dona a chiunque la gioia dell’incontro, spesso anche tra sconosciuti; favorisce la scoperta di volti e di storie che toccano il cuore e aiutano a fraternizzare e a solidarizzare subito; invita anche alla condivisione gioiosa dei beni nella forma di un pasto comune consumato nella Valle di Canneto, anche tra persone che si sono incontrati e conosciuti per la prima volta. Nel santuario germogliano forme di perdono che in parrocchia ci si vergogna a chiedere; se si è malati, si spera la guarigione per sé o per altri. Si riprende il cammino di ritorno verso casa comunque più sollevati, perché si è sperimentata la vicinanza di Dio e la bellezza dell’essere parte di una grande comunità, nella certezza che il cammino lo facciamo insieme a tanti altri che come noi sono motivati dalle medesime ragioni e bisogni spirituali. Un cammino condiviso non solo nella prossimità fisica, ma soprattutto nella fraternità spirituale favorita spontaneamente, quasi per istinto, dal comune amore alla Madre di Dio. Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri realmente ci risana invece di farci ammalare. E’ una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano. Non lasciamoci rubare la gioia e la gelosia di essere comunità.

  1. Convocati in assemblea

Il cammino si fa sinodale in modo specifico quando si fa “convocazione”, con la quale si manifesta la dimensione sociale e pubblica del nostro essere Chiesa, segno-testimonianza visibile del Corpo mistico. Così scrive papa Francesco: “Oggi, quando le reti egli strumenti della comunicazione uma­na hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro ve­leno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo” (Evangelii gaudium, 87). L’ essere Chiesa in stato di con-vocazione assume forma bella a partire dai nostri volti, arde di carità viva perchè prende carne dalla nostra partecipazione.

 

Cari amici, siamo tutti convocati in assemblea diocesana giovedì 20 giugno 2024 dalle 19:00 alle 20:30 presso la Basilica-Santuario della Beata Vergine Maria di Canneto, per la bella proposta del Convegno diocesano, continua a leggere il testo in pdf (scarica il manifestino del convegno pastorale “Cammino sinodale e santuari”).

Cari amici,

La “mistica della fraternità” è popolare perché vissuta con semplicità; è percorso spirituale e devozionale condiviso tra pellegrini in maniera fraterna e comunitaria, tutti incamminati nella ricerca della misericordia di Dio, della sua presenza e potenza, della sua bontà e provvidenza per la nostra vita a venire. Lo Spirito della rinnovata Pentecoste illumini e sostenga l’impegno in relazioni forti: con Dio, con Gesù Cristo, con Maria, nella preghiera e nella carità.

A tutti giunga il mio cordiale ringraziamento e l’augurio di buona festa di Pentecoste.

Sora, dalla Sede Vescovile, 19 maggio 2024
Solennità della Pentecoste
XII anno del mio episcopato.

 

+ Gerardo Antonazzo