Due sessioni: la Relazione Sinodale diocesana e il dialogo “Cultura cristiana e società laica. Quale dialogo possibile?”
A conclusione del secondo anno del Cammino sinodale, annunciata con largo anticipo e con insistente invito, l’Assemblea Sinodale Diocesana si è svolta a Cassino, nell’Aula Magna dell’Università al Campus Folcara, giovedì 15 giugno, con grande partecipazione di tutte le componenti della vita parrocchiale e diocesana della Diocesi: animatori dei gruppi sinodali, presbiteri, diaconi, consacrati, aggregazioni laicali, operatori pastorali, associazioni laiche di cultura, sport, volontariato sociale e umanitario. L’Assemblea è iniziata con la preghiera allo Spirito Santo guidata dal Vescovo Gerardo Antonazzo, che ha poi introdotto i lavori della prima sessione, dedicata alla relazione sui quattro Cantieri allestiti nelle Zone pastorali, e poi ha dato subito la parola al Rettore Marco Dell’Isola. Questi ha espresso soddisfazione per un incontro inconsueto ma particolarmente proficuo che riguarda al tempo stesso la Diocesi, che rende conto del lavoro svolto finora, e dell’Università, che si pone in dialogo con la Diocesi.
In questa prima sessione è stata Sr. Antonella Piccirilli, referente diocesana del Sinodo, a moderare gli interventi, iniziati da Mons. Domenico Simeone, primo referente sinodale, il quale ha spiegato come in questo secondo anno di sinodo, anche la nostra Diocesi, dopo il primo anno di ascolto all’interno delle comunità parrocchiali, ha dato il via al cantiere dei “villaggi”, cioè i raggruppamenti umani esterni alla chiesa, per diventare una “chiesa in uscita”, a imitazione di Gesù che andava, incontrava, parlava con le persone, in prossimità. Ne è venuta fuori un’esperienza bellissima, appassionante, ha detto, che ha coinvolto moltissime persone in campi diversi, dalla scuola ai corsi di laurea infermieristici e sanitari, allo sport, alle amministrazioni comunali, alle associazioni in particolare di volontariato. In università si è formato un gruppo interreligioso con molti studenti stranieri di religioni diverse. Ci sono state critiche forti (chiesa non inclusiva, lontana dalle persone, non al passo con i tempi) ma anche esperienze belle e positive di chiesa. C’è stato ascolto, prossimità, ampliamento dei villaggi, approfondimento, desiderio di continuare. Molti si sono mostrati contenti di poter parlare e ascoltare.
Marco De Angelis e la moglie Anna Paola Formisano hanno relazionato sul “cantiere casa”. Negli incontri tutti hanno chiesto una chiesa come una casa sempre aperta e sono venute critiche e proposte. È stata richiesta una chiesa più famiglia, con meno burocrazia, più madre verso tutti, perché a volte appare troppo chiusa in sé stessa e la fede spesso è vista come un fatto privato. Resta importante il ruolo dei nonni, custodi della tradizione, mentre l’uso eccessivo dei social alimenta l’indifferenza e l’allontanamento dalla Chiesa, l’individualismo. I tempi della catechesi appaiono troppo lunghi, c’è l’esigenza di nuove esperienze di chiesa. Nel complesso, è stata una bellissima occasione di condivisione, c’è desiderio di una chiesa sempre più sinodale.
Per il terzo cantiere, Don Giuseppe Basile ha parlato della necessità di una reiniziazione cristiana delle famiglie, tema specifico della Diocesi, in cui un cambiamento si sta pian piano attivando, come è ben spiegato nel libro di Mons. Antonazzo “Leggere i segni dei tempi”, ed. OasiApp, testo che costituisce un vero e proprio Instrumentum laboris.
Infine per il 4° cantiere, delle diaconie e della formazione soprattutto nella scuola, ha relazionato Don Nello Crescenzi. Attraverso i docenti di Religione sono state coinvolte ben 450 classi e quasi 10.000 studenti, sollecitati dalla lettera del Vescovo ai giovani. Tra i punti di forza individuati: la preghiera, la Parola di Dio e l’Eucaristia. Si desidera comunicare insieme e dialogare senza pregiudizi o giudizi. Si suggerisce di fare incontri di preghiera con creatività sia per chi frequenta sia per chi si è allontanato dalla chiesa. Punto di debolezza segnalato è il non riuscire a trasmettere con efficacia, più che con efficienza, la qualità più che la quantità. Suggerite quattro piste: ascolto, prossimità, relazione, accompagnamento.
A questo punto il Vescovo Gerardo ha annunciato che la Relazione sinodale diocesana completa verrà pubblicata e sarà disponibile per chiunque volesse e ha chiesto se al momento i presenti, avendo prestato un ascolto responsabile, erano d’accordo nel dare un consenso di massima alla relazione. Tutta la platea, sinodalmente, ha alzato la mano in segno di assenso. Ebbene, ha continuato il Vescovo, con i quattro cantieri abbiamo accettato le sfide, abbiamo ascoltato qualcosa che ci sconvolge ma che invoca. Se noi siamo stati educati come “discepoli”, dobbiamo essere anche “missionari”, perciò proseguiamo il cammino. Papa Francesco a maggio a vescovi e referenti sinodali ha dato 4 consegne: Continuare a camminare; Fare Chiesa insieme; Essere Chiesa aperta; Essere Chiesa inquieta nelle inquietudini del mondo odierno. Il grande nemico è la paura, ma la si può vincere insieme.
La seconda sessione dell’Assemblea ha sviluppato un interessante dialogo tra docenti universitari sul tema: Cultura cristiana e società laica. Quale dialogo possibile? A coordinare l’incontro la dott.ssa Maria Cristina Tubaro che ha ricordato l’enciclica “Fides et ratio”, considerate le due ali che ci aiutano a volare per cercare la verità, per cui è particolarmente preziosa la scelta di svolgere in università l’assemblea diocesana. Il prof. Luigi di Santo, professore associato di Filosofia del Diritto e preside del Corso di laurea in servizi giuridici, ha esordito dicendo che bisogna ridare identità alla Chiesa e alla polis, declinare questo in un contesto culturale. Parlare di promozione umana, far venir fuori le contraddizioni, puntare all’essenzialità. Guardare nella Chiesa ad intra e ad extra, una realtà difficile. Come diceva Don Peppe Diana: dobbiamo essere credibili più che credenti. Il laico credente deve misurarsi con la realtà. Immagino la polis, ha detto, come entità spirituale, spazio di una trasformazione profonda, in dialogo con la Chiesa, che deve fare uno sforzo di cambiamento qualitativo, non accontentarsi di amministrare il normale. Deve essere una Chiesa “ai bordi”, per avere la possibilità nuova di rispondere a domande, affrontare temi sociali, non finire in posizione di retroguardia; rivedere il processo di formazione dei cristiani. È il momento di guardarci per essere discepoli nuovi di Gesù.
Il prof. Antonio Iermano, ordinario di Lingua e letteratura italiana, ha dichiarato di aver ricevuto una rigorosa formazione cattolica ma che l’aver a lungo studiato gli ha fatto capire che è anche il frutto di un’educazione etica. Perché distinguere la laicità dal credente? La cultura cattolica è una forma di conoscenza della realtà. Citando S. Agostino, ha ribadito che la cultura è la consapevolezza di sé nel modo di stare al mondo. I grandi pensatori educano all’esercizio del dubbio; quando raggiungi un punto dell’orizzonte ne vedi uno nuovo: questo è il cammino della cultura. La secolarizzazione non esclude il bisogno della fede. La cultura è la ragione della nostra fede, non è astrattezza. Interventi seguiti con attenzione dal numeroso pubblico per la ricchezza di spunti e suggestioni su cui continuare a riflettere. Non sono mancati alcuni interventi dei presenti, non tutti, perché ci si è impegnati a restare con precisione nei tempi stabiliti, ma davvero è stata una serata preziosa.
Adriana Letta
Il video dell’Assemblea è sul sito diocesano Web tv