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Iniziato il secondo anno sinodale: ieri la Messa inaugurale del vescovo Antonazzo a Cassino

Preghiera, Parola di Dio e ascolto i tre capisaldi di una formazione-base spirituale, umana e ministeriale del credente e della comunità in cammino

 

Con la solenne celebrazione di inizio anno pastorale e sinodale è cominciato per la diocesi di Sora un nuovo corso. Ad inaugurarlo è stato il vescovo Gerardo Antonazzo, che domenica scorsa, 16 ottobre 2022, ha presieduto presso la Concattedrale di Cassino una Messa insieme col presbiterio diocesano, intorno a lui stretto a corona nella persona degli otto vicari di zona e dei restanti sacerdoti concelebranti, alla presenza di un’amplissima assemblea, espressione della vasta e varia compagine delle comunità della Chiesa locale. È stata proprio la celebrazione eucaristica ad esprimere al meglio la natura e lo stile sinodale, in quanto evento di straordinaria grazia divina, fondativo della comunione ecclesiale, costitutivo della partecipazione e corresponsabilità alla vita e alla missione della Chiesa.

A dare avvio all’omelia del Vescovo è stata la finale della parabola lucana sul giudice iniquo e la vedova indifesa ascoltata per la sua insistenza: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Una finale inquietante – ha affermato Antonazzo – carica di un interrogativo provocatorio, perché se la vita del cristiano è attesa del ritorno del Figlio dell’uomo, ad esso la fede potrà sopravvivere nella misura in cui un cuore generoso e fedele sarà in grado motivare ogni attesa, maturare ogni decisione, intraprendere ogni opera orientandosi totalmente e fiduciosamente a Dio. Dalla consapevolezza di tale ineliminabile meta escatologica del cammino credente – proclamata nella formula anamnetica «annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta» – il Vescovo ha costruito il suo messaggio intorno a tre fondamenti dell’esperienza della fede cristiana, dell’incontro con Gesù: la preghiera, la parola, l’ascolto.

Kairòs dell’ascolto, la preghiera è per l’uomo lo spazio dell’incontro con Dio e dell’esperienza della sua promessa di bene e per Dio il luogo dove ascoltare il bisogno dell’uomo. «Tra la preghiera e la fede c’è una connessione di profonda corrispondenza: la forza della preghiera è proporzionale alla radicalità della fede», ha affermato il Vescovo. Nella preghiera l’uomo ha la certezza, anche se non esaudito in quanto chiede, di essere ascoltato nel suo bene in modo superiore alle sue aspettative; il che potrebbe dissuadere ciascuno dal considerarla ad uso e consumo di richieste cui far corrispondere ogni costo una prestazione da parte di Dio.

Dal secondo brano delle letture domenicali, la seconda Lettera a Timoteo, il Vescovo ha recuperato nella Parola di Dio e nelle sue molteplici funzioni un secondo nucleo di riflessione. Con lo scopo di istruire per la salvezza (cfr. 2Tm 3, 15), cioè illuminare ogni uomo riguardo al suo destino finale, esse rendono il discepolo «completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tm 3,17), offrendogli la base della formazione spirituale necessaria alla serietà della vita cristiana e allo svolgimento di qualunque ministero ecclesiale, offrendogli ‘la parte migliore’, (cfr. Lc 10,42) nella quale intuire le vere attese, le speranze, i bisogni. Di qui il Prelato ha invitato a «rigenerare la robustezza e la solidità della nostra formazione spirituale».

L’ultimo tema dell’omelia ha riguardato l’ascolto, reso plasticamente dall’icona biblica della casa di Betania. Lazzaro, Marta e Maria possono raccontare un’esperienza personale di ascolto: «Lazzaro – ha spiegato il Vescovo- viene riportato in vita dall’ascolto della voce del Signore; Maria ascolta il Maestro, accoccolata ai suoi piedi; Gesù ascolta il burrascoso richiamo di Marta; Marta ascolta e accoglie in silenzio la reazione di Gesù; Marta e Maria avranno imparato ad ascoltarsi reciprocamente, evitando conflitti e contrapposizioni. Una regola vale per tutti: l’ascolto fa sempre bene, anche quando non ci va bene perché non piace».

Dalla parola ai fatti il passaggio è stato lineare: terminata l’omelia, Antonazzo ha consegnato a due referenti di gruppi sinodali per zona, il vademecum per il secondo anno sinodale. Col prontuario alla mano, accompagnati dalla paterna benedizione del Vescovo, i fedeli inizieranno a muovere i passi lungo le strade del cammino sinodale.

Andrea Pantone