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“Invitare, uscire, fare festa” – Omelia per l’inizio del ministero del parroco don Renato Cuizon (Pignataro Interamna, 14 ottobre 2023)

INVITARE, USCIRE, FARE FESTA

Omelia per l’inizio del ministero del parroco don Renato Cuizon
Pignataro Interamna, 14 ottobre 2023

 

 

 

Carissimi fedeli,

“il Signore strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto”. L’incipit della liturgia della Parola offre un messaggio di felice speranza. Al banchetto gioioso, promesso al termine dell’umana esistenza, è chiamato a partecipare l’indimenticabile mons. Adamo Gizzarelli, che la cara comunità di Pignataro Interamna non vuole e non può dimenticare, deceduto inaspettatamente a causa del contagio da Covid-19. A lui il nostro ricordo e la preghiera di affidamento al Signore, perché lo accolga come pastore buono e fedele alla festa nuziale del banchetto escatologico. Desidero ringraziare p. Nicolas che per diversi mesi si è reso disponibile a servire la comunità con zelo serio e disciplinato, con generosa dedizione e profonda spiritualità.

 

Preparare e invitare

Carissimo don Renato,

ti ringrazio per la disponibilità ad intraprendere il tuo ministero di parroco tra fratelli e sorelle che per te oggi gioiscono, riconoscendo il dono della presenza amorevole e provvida del Signore che si prende cura del suo popolo. Il profeta Isaia annuncia che “preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, dii vini raffinati”. Questa è anche la tua missione: preparare per il popolo il banchetto del Signore e invitare a prendere parte alla gioia dell’amore universale di Dio. Senza esclusioni o discriminazioni: è per tutti i popoli e per tutte le nazioni. A questa missione, non dimenticarlo mai, ti chiama, ti prepara come “servo” del banchetto. La grazia, la gratuità dell’amore di Gesù buon Pastore, ti ha sempre preceduto: nel dono impagabile e impareggiabile della fede e nella chiamata alla sua sequela come discepolo del Regno, per diventare maestro sapiente e testimone coerente della gioia del Vangelo. Allo stesso tempo, ti accompagni sempre la fiducia nella sua grazia. Con l’Apostolo, tu possa sempre dichiarare con schiettezza: “So in chi ho posto la mia fiducia e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato” (1Tm 1,12).

Uscire e cercare

Andate ora ai crocicchi delle strade. Se rimani fedele al suo amore, ti chiederà di condividere per amore la vita delle persone più ferite, dei più poveri soprattutto: anziani, persone sole, famiglie in difficoltà, giovani senza speranza di un futuro abitabile, genitori provati dalla mancanza di lavoro, persone ammalate: Tutto posso in colui che mi dà la forza. Lui solo rende veramente liberi e capaci di amare in ogni situazione: “So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza”. Pronto a tutto, sarai servo di tutti e tutti saprai capire e invitare al banchetto dell’amore di Cristo. Se imparerai a capire i poveri, i poveri conosceranno il tuo cuore. E quando i primi non accetteranno il tuo invito, ti ricorderai soprattutto degli ultimi, degli esclusi, i quali passeranno avanti e saranno i primi ad entrare: Venite alle nozze! Ma quelli non se ne curarono … Gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze … Quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Uscire, per invitare alla festa altri, diversi dai primi invitati i quali hanno o rifiutato a motivo dei loro affari o hanno addirittura disprezzato anche drasticamente l’invito. La festa di nozze è pronta…chiamateli alle nozze. Chiamateli: invitare alla festa del banchetto significa ascoltare, accompagnare, intercettare domande, accogliere e vivere inquieti nelle inquietudini del mondo, come invita Francesco. La sala del banchetto nuziale si fa costruzione di ambienti in cui le inquietudini sono vissute come comuni, legittime. Allora si può assaporare la gioia, e gustare l’amore di Dio: Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze. Servi per amore, servi dell’amore, servi della nuzialità della Pasqua di Cristo, collaboratori della vostra gioia” (2Cor 1,24).

E’ qui la festa

Ecco l’Agnello di Dio… Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. E’ qui la festa? Domandiamoci quale festa nelle nostre monotone assemblee domenicali, somma di individui mai divenuti comunità fraterna e amica, perfetti sconosciuti, vicini di banco ma solo per caso. Non folla, o gente, ma volti, voci e storie che rispondono di sé, della propria narrazione, autobiografia come dono di vita a chi sa ascoltare e accogliere, senza pregiudizi né giudizi. Se usciamo verso gli altri, ci scopriranno come testimoni, e la sala del banchetto diventerà un luogo di racconti pasquali, narrazioni di incontri con il Risorto. E’ qui la festa! Aria, serve aria di gioia e di contentezza, non volti tristi senza fascino. Serve una liturgia che lasci sprigionare una forte illuminazione, una trascendenza che già penetra nelle crepe di un mondo a pezzi. L’invito da tanti non verrà neppure accettato a motivo delle false priorità, di altri interessi, o perché incapaci di staccarsi dall’illusione del saper fare per conto proprio, di sciogliere le false immagini di Dio e della Chiesa e restare imbrigliati nell’accattivante illusione dell’autosufficienza che inganna e allontana dall’amore nuziale di Dio.

                                                                                                                        + Gerardo Antonazzo

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