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La gioia dell’amore in famiglia

Seconda tappa del Convegno diocesano sull’Amoris laetitia

“Chiamati alla felicità”

 

Giovedì 27 maggio il secondo incontro del Convegno diocesano di Pastorale Familiare online “Chiamati alla felicità” si è svolto con buona partecipazione di persone, anzi di coppie, connesse. Tema: La vocazione della famiglia e la qualità dell’amore, in relazione ai capitoli 3 e 4 di Amoris Laetitia. Alla presenza del Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, che ha porto il suo saluto, è stato Don Giovanni De Ciantis, Direttore dell’Ufficio Famiglia diocesano a introdurre e moderare i lavori, che ha presentato i coniugi Paola e Luigi Pietroluongo, a cui era affidato l’intervento centrale della serata.

Sposati da 19 anni, parlando con semplicità e naturalezza ma anche grande spessore umano, spirituale e cristiano, hanno riletto alla luce dell’Amoris laetitia i passaggi più importanti della loro vita, offrendo un’esperienza di vita palpitante ed entusiasmante.

Parlando un po’ per ciascuno, hanno incentrato il discorso sulla “cura”, citando Fabio Concato e la sua canzone. Rifacendosi poi in particolare ai paragrafi 61 e 88 del cap. 3°, hanno raccontato un momento buio, quando lui aveva perso il lavoro, e la preghiera e la compagnia di amici del Movimento di Cristo Risorto, che sono stati per loro “compagni di viaggio”, hanno costituito la manifestazione concreta del Signore. Il loro fidanzamento, reso difficile da mille chilometri di distanza, l’hanno vissuto nel cercare di discernere e fare chiarezza sui valori di fondo su cui basare la loro relazione, aiutati da un padre francescano amico. E subito è sorto il desiderio di una famiglia allargata, sognando di adottare un bambino. Cosa che poi fecero davvero ricevendo in adozione Alessandro, giunto come una luce in un periodo buio. Poi hanno avuto una bimba nata dal loro amore, sempre seguiti e accompagnati dagli amici, che hanno pianto e gioito con loro. L’Amoris laetitia va letta, hanno detto, è uno specchio della realtà, quando al par. 84 dice che l’educazione integrale è “dovere gravissimo” e “diritto primario”. Hanno parlato poi della genitorialità, che significa esserci sempre, come Dio che c’è sempre, e continuare a crescere con i figli che crescono. Hanno raccontato di Valerio, un ragazzo conosciuto in una casa-famiglia, con un passato penoso di sfruttamento minorile, che poi, nonostante i comprensibili timori, per diversi mesi ospitarono in casa quando aveva 17 anni, permettendogli di studiare e vivere in famiglia, preparando per lui la festa dei 18 anni (mai avuta!). Si rivelò un “gioiello”, un dono preziosissimo per loro e i loro bambini. Ora, che è partito per andare a lavorare, mantiene i contatti e ogni anno, alla festa del Papà telefona per fare gli auguri a chi per lui è stato un papà. Questa per loro è stata, hanno affermato, “un’esperienza di cura”, che ha confermato che quando pensi di poter dare qualcosa, ricevi molto di più. Un’esperienza che “è valsa molto più di tante parole sull’accoglienza”. E sul par. 104, che parla del perdono di Dio senza condizioni, perché ci ama nonostante i nostri limiti, e dell’affetto del Padre che non si deve comprare né pagare, hanno indicato che è così che la famiglia deve vivere per essere “luogo di comprensione, accompagnamento e stimolo”. Nelle attività proposte ai figli, Luigi e Paola si chiedono, non: che male c’è?, ma: che bene c’è?

Un’esperienza tanto ricca, profonda ed interessante ha ovviamente suscitato molti ringraziamenti ed anche domande importanti, a cui, in un dialogo aperto, hanno risposto.

Infine, a trarre le conclusioni, è stato mons. Gerardo Antonazzo che, dopo aver ringraziato la coppia, ha osservato che Luigi e Paola hanno restituito un’Amoris laetitia concreta, con la loro esperienza personale e di coppia, in relazione ai capitoli 3 e 4. Allora quello che è scritto è vero! Questo dimostra che l’amore è fondamento e condizione di un vero umanesimo. C’è un profondo tessuto umano in quello che hanno raccontato ed è davvero “immagine e somiglianza” dell’amore di Dio. Senza questo amore non c’è umanesimo. Ora tocca a tutti i partecipanti valorizzare quanto ascoltato arricchendolo con la lettura diretta e personale del testo di Papa Francesco. Questo patrimonio di umanesimo non è ben conosciuto ed è anzi insidiato da teorie distorte che rischiano di coinvolgerci e travolgerci verso un transumanesimo. Perciò questo patrimonio facciamolo diventare conoscenza diffusa.

In chiusura, è stato letto l’Inno alla Carità di S. Paolo, riportato anche nell’enciclica, poi è stato ricordato il prossimo appuntamento, il terzo, sui capitoli 5, 6 e 7 dell’Amoris laetitia, fissato giovedì 10 giugno, sempre alle 21,00 online. La felicità chiama, è il caso di rispondere!

Adriana Letta